L'ORDINE DEL BATTESIMO


In un ordine, in un incarico, è di somma importanza ascoltare esattamente per comprendere correttamente chi lo dà. In ciò è anche vantaggioso udire l’incarico direttamente dalla bocca di chi dà l’ordine — da terza bocca può già essere miscelato con propri pensieri. Anche la parola chiave è sempre di grande importanza. Nell’ordine del battesimo, il «Nome» è il nocciolo dell’incarico  — perché deve essere battezzato NEL NOME.

Poiché il battesimo trinitario praticato è direttamente in rapporto con la dottrina sulle cosiddette «tre Persone divine», vogliamo trattare brevemente questo tema. In diverse pubblicazioni si mette in dubbio non soltanto l’azione generalmente praticata fino a oggi, ma anche l’ordine del battesimo con la formula trinitaria di Matteo 28:19. Il dott. Karlheinz Deschner scrive: «Gesù non conosceva alcuna Trinità. L’ordine di battezzare messo in bocca al ‹Risorto› ‹nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo› viene designato da un profondo studio critico come falsificazione» (Abermals krähte der Hahn). Quasi tutti gli storici della Chiesa che hanno fatto profonde ricerche attribuiscono questa formulazione agli ecclesiastici trinitari.

Come è generalmente risaputo, gli Evangeli e le lettere degli apostoli scritti prevalentemente in ebraico e aramaico furono messi in circolazione nelle chiese e comunità locali giudaico–cristiane. La loro prima raccolta come canone nel Nuovo Testamento greco era già l’opera di uomini provenienti dal paganesimo e inclini all’idea di una Trinità. Questa realtà si fa sentire chiaramente dalla lettura. Ancora oggi, in molte traduzioni, c’è perfino un’aggiunta nella prima lettera dell’apostolo Giovanni, capitolo 5. La Sacra Bibbia di Lutero (Edizione 1968) annota a piè di pagina: «Le altre parole scritte nei versetti 7 e 8 di precedenti edizioni della Bibbia: ‹Poiché tre son quelli che rendon testimonianza nel cielo: il Padre, la Parola, e lo Spirito Santo; e questi tre sono uno› non si trovano né nei manoscritti del testo greco né nella propria traduzione di Lutero».

Nel «Novum Testamentum Graece et Latine» di Nestle, in una nota a piè di pagina, è riportata la versione originale di Matteo 28:19 come lo stabilì il padre della Chiesa Eusebio: «En to onomati mou» = «dentro il Mio Nome». La stessa osservazione sta nel «Greek New Testament», Second edition, 1954, London, Bible House. L’ordine di battezzare con questa formula: «…battezzandoli dentro il Mio Nome» avrebbe escluso fin dal principio ogni errore e ogni interpretazione successiva. Tuttavia, Matteo 28:19 può rimanere com’è, perché sappiamo che «Padre, Figlio e Spirito Santo» non sono nomi, ma definizioni, e che il credente deve essere battezzato nel Nome (al singolare), cioè nel Nome del Patto del Nuovo Testamento in cui Dio quale Padre si è rivelato nel Figlio e per mezzo dello Spirito Santo, che è: Signore Gesù Cristo.  In un modo o nell’altro rimane così: «En to onomati mou» = «dentro il Mio Nome».

È altrettanto incomprensibile come il Nome del Patto neotestamentario così pieno di significato del nostro «Signore» in cui c’è ogni salvezza, cioè: Yahshua = «Yahweh–Salvatore» o «Yahweh salva», abbia potuto essere riportato in greco con «Iesous», Gesù. In questo modo, il significato vero e proprio è andato perduto, cioè che «Yahweh» dell’Antico Testamento è «Yahshua» del Nuovo Testamento. Possiamo essere riconoscenti che Dio rispetta il Nome in ogni lingua, poiché Egli sa a chi ci riferiamo. Per Dio, i nomi e le definizioni sono importanti, perché con essi viene sempre espresso chiaramente ciò di cui si tratta in realtà. In Isaia 7:14 e 9:5 ci viene detto che il Figlio, la cui nascita viene qui annunciata, doveva essere Emmanuele, dunque «Dio con noi». Su di Lui, che ci è nato quale bambino, che ci è stato dato quale Figlio, riposa il dominio. Nel Suo Nome tutto è compreso: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace. Tuttavia, Dio ha permesso il fraintendimento, affinché fin dal principio ciò venisse rivelato solamente ai Suoi.

Nel battesimo i redenti vengono associati e consacrati al Redentore che li ha riscattati a caro prezzo. Il Redentore ha un Nome.  È di questo Nome che si tratta. Deve essere invocato anche per la salvezza dell’anima, perché sta scritto: “E avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato” (Atti 2:21 e altri). La parola ebraica «yasha» è la nostra parola «salvare» (Esodo 14:30 — Scofield–Bibel, 1967, pag. 89). Nel cammino di fede, tutto avviene in questo Nome: salvezza, guarigione, ecc. Nel Suo Nome, vale a dire nel Nome di Gesù (Yahshua), alla fine ogni ginocchio si piegherà e ogni lingua confesserà che Gesù Cristo è il Signore (Fil. 2:9-11). Nel Suo Nome i demonî erano sottoposti ai settanta discepoli mandati dal Signore (Luca 10:17). Nell’ordine di missione, il Signore risorto dice: “Nel nome mio cacceranno i demonî…” (Marco 16:17). Nel Suo Nome deve essere predicato a tutte le genti il ravvedimento per il perdono dei peccati (Luca 24:47 e altri). Anche per il battesimo si tratta del Nome di cui l’apostolo Pietro dice che non è stato dato agli uomini sotto il cielo nessun altro nome per mezzo del quale possono essere salvati (Atti 4:10-12).

Il Figlio è venuto nel Nome del Padre (Giov. 5:43a) e, nel battesimo stesso ha adempiuto ogni giustizia (Mat. 3:15). Chi non Lo riceve invocando il Suo Nome, riceve l’«altro» che viene con grandi titoli, ma sempre nel suo proprio nome (Giov. 5:43b).In Giovanni 17:6, sta scritto nella preghiera sacerdotale: “Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu mi hai dati dal mondo”, perché così era stato predetto nel Salmo 22:22: “Io annunzierò il tuo  nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea”.  Egli pregò: “Padre santo, conservali nel tuo nome, il quale tu m’hai dato…e io ho fatto loro conoscere il tuo nome, e lo farò conoscere…” (Giov. 17:11, 26) — il Nome che Egli ha ereditato  (Ebrei 1:4). Dunque il Nome del Figlio è il Nome del Padre!

Pietro, l’uomo della prima ora, al quale il Signore stesso diede le chiavi del Regno dei cieli dandogli così un’autorità divina universale, ha risolto il mistero del battesimo, allorché ordinò a Pentecoste, il giorno della fondazione della Chiesa del Dio vivente: “Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo…” (Atti 2:38). La Chiesa neotestamentaria è legata per sempre a questo modello originale.

Nel Cristianesimo primitivo e nell’immediato periodo postapostolico furono battezzati solo coloro che erano diventati credenti, come comandato in Marco 16:16: “Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato”. Ciò avveniva mediante una unica immersione, esclusivamente nel Nome del Signore Gesù Cristo  (Atti 2:38 — Pietro a Gerusalemme; Atti 8:16 — Filippo in Samaria; Atti 19:5 — Paolo a Efeso, e altri). All’inizio, il battesimo non avvenne mai con una formula trinitaria, come lo testimoniano d’altronde all’unanimità tutte le opere storiche. Giovanni Battista aveva predicato al popolo il ravvedimento, e coloro che sperimentavano il pentimento per i loro peccati si facevano battezzare nel fiume Giordano (Mat. 3:1-12). Il Battista battezzava dove c’era molta acqua, ciò viene messo in risalto in Giovanni 3:23, ossia dove era abbastanza profondo per poter immergere completamente il battezzando. Per questo è necessario che l’acqua arrivi almeno fino alle anche. Il Redentore stesso si fece battezzare in questo modo quale esempio per i redenti. Riguardo a Filippo e al ministro sta scritto: “…e discesero tutti e due nell’acqua…e Filippo lo battezzò” (Atti 8:38). Non sta scritto: “…e che i vostri battezzandi siano aspersi” o: “…e che venga versata acqua sopra i vostri battezzandi…”.

L’apostolo non disse nulla riguardo a padrini di battesimo o di cresima. Va notato che l’aspersione o il versare acqua sopra i battezzandi incominciò dopo l’introduzione della formula trinitaria. Neanche una sola volta in tutta la storia della Chiesa, persone battezzate biblicamente nel Nome del Signore Gesù Cristo furono asperse o fu versata dell’acqua sopra loro, ma sempre per immersione. Come dovrebbero sapere ormai tutti, il battesimo non biblico venne introdotto nell’Impero Romano all’epoca della cristianizzazione forzata. I popoli pagani non diventarono credenti in base alla predicazione dell’Evangelo, ma, con l’aiuto del potere politico, giovani e anziani, grandi e piccoli, sono stati fatti Cristiani nominali per mezzo di una triplice aspersione. Ciò è stato spiegato dicendo che, tramite il battesimo, veniva offerta la grazia; però l’ordine biblico sempre valido è: predicazione quale offerta della grazia, fede quale sua accettazione e poi, quale conferma, battesimo in ubbidienza alla fede: “Quelli che accettarono la sua parola furono battezzati…” (Atti 2:41).

Per mezzo del battesimo, il battezzando testimonia che l’opera di grazia di Dio è avvenuta nel suo intimo. Prima, la persona sperimenta il perdono dei peccati, la giustificazione tramite la fede, poi si fa battezzare. Il battesimo significa l’impegno di una buona coscienza verso Dio (1 Piet. 3:21). Il «battesimo per il perdono» e «il battesimo per la rigenerazione», la Sacra Scrittura non conosce né l’uno né l’altro. Dio ci ha donato il perdono tramite il sacrificio di Cristo, tramite il sangue dell’Agnello di Dio che tolse il peccato del mondo. Con il battesimo, viene confermato sia il perdono sperimentato sia l’esperienza della salvezza.

Nella Sacra Bibbia non c’è neanche un solo caso in cui qualcuno sarebbe stato battezzato, asperso o su cui sarebbe stata versata dell’acqua usando la formula trinitaria! Paolo non solo ha correttamente battezzato, infatti testimonia di essere stato battezzato lui stesso in questo modo: “O ignorate forse che tutti noi, che siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?” (Rom. 6:3). Qualunque sia il testo originale di Matteo 28:19 — una cosa è certa: i discepoli hanno correttamente compreso ed eseguito l’ordine di missione. Se gli uomini trinitari hanno cambiato nel testo greco le parole: «En to onomati mou  = «dentro il Mio Nome» nella formula: «Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo», allora erano ingannati e sedotti dall’avversario e, ciò facendo, si sono addossati una pesante ed irreparabile colpa. Dovranno renderne conto e portarne la pena fino all’ultima conseguenza nel «Giudizio finale».Se si pensa che la dottrina della Trinità che essi hanno ripreso dal paganesimo va avanti di pari passo con la formula trinitaria del battesimo, allora gli studiosi critici con il loro giudizio su Matteo 28:19 potrebbero aver ragione. Tuttavia, i figliuoli di Dio, fin dal Medioevo, ossia dall’«Età di tenebre», e fino ad oggi hanno sempre avuto la vera fede e la luce riguardo al battesimo cristiano originale. La vera Chiesa di Gesù Cristo rimase senza interruzione nella dottrina degli apostoli — certamente non come Chiesa ufficiale, ma sempre e soltanto come «piccolo gregge» perseguitato dalla Chiesa di Stato.

Durante la cristianizzazione forzata, interi popoli e tribù dovettero accettare la religione cristiana tramite la Chiesa dell’Impero, senza aver mai raggiunto una relazione personale con Cristo. Del resto, l’aspersione dei neonati rappresenta fino ad oggi lo stesso mezzo coercitivo. Un neonato non può prendere alcuna propria decisione. Le numerose dimissioni dalle Chiese confermano che gli interessati non sono d’accordo con ciò che fu loro fatto. Gli altri rimangono membri soltanto per avere un seppellimento adeguato e lasciare un buon ricordo di sé. Però, per quanto riguarda la vera fede, si tratta dell’accettazione personale e consapevole del Redentore Gesù Cristo, nel Quale solo c’è la salvezza dell’anima. Solo colui che Lo accetta e Lo riceve, viene accettato e ricevuto da Lui.  La Sacra Bibbia non dice proprio nulla riguardo ad un «sacramento». Gesù non ha mai parlato né di un «sacramento del battesimo» né di altri «sacramenti» e non ha mai definito così alcuna pratica religiosa.

Come è stato chiaramente accentuato nell’ordine di missione, colui che è diventato credente, in base a una decisione presa personalmente, si fa battezzare con una sola immersione tramite la quale viene simboleggiato l’essere seppellito con Cristo. “…siete stati con lui sepolti nel battesimo, nel quale siete anche stati risuscitati con lui mediante la fede nella potenza di Dio che lo ha risuscitato dai morti” (Col. 2:12-13). Solo chi è morto a sé stesso con Cristo — che ha rinunciato al suo proprio «io» — può farsi «seppellire» con Lui, simboleggiato con la totale immersione del corpo nell’acqua. Uscire dalla «tomba d’acqua» sta a significare che il battezzato è risuscitato con Cristo e cammina con Lui in novità di vita: “Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita” (Rom. 6:4).

Nel battesimo in acqua, il credente dichiara di parteggiare per Dio.  Nel battesimo dello Spirito, è Dio che, dal canto Suo, dichiara di parteggiare per il credente. La Sacra Bibbia riconosce solo il battesimo di coloro che, tramite l’udire la predicazione sono venuti alla fede in Gesù Cristo quale personale Salvatore. La fede viene dall’ascoltare la predicazione e la predicazione dalla Parola di Dio (Rom. 10:17). Chi argomenta che il carceriere di Filippi fu battezzato lui con tutta la sua casa e, per questo motivo, presuppone che tra loro ci fossero anche dei bambini, deve pensare che l’accettazione di una predicazione presuppone pure una certa maturità. Sta scritto: “Poi annunziarono la Parola del Signore a lui e a tutti quelli che erano in casa sua.  Solo in seguito sta scritto che si fece battezzare lui con tutti i suoi, dopo essere diventati credenti (Atti 16:32-33). Anche qui ebbe luogo prima la predicazione che suscitò la fede e, soltanto dopo, il battesimo.

Per quanto riguarda l’ordine di missione, si tratta, come è evidente dalla pratica degli apostoli nel Cristianesimo primitivo, della corretta esecuzione e osservanza dell’ordine stesso. Colui che recita l’ordine del battesimo soltanto come una formula magica che fa impressione, non ha compreso di cosa si tratta. Inoltre chi argomenta ancora che le parole di Gesù siano più importanti di quelle degli apostoli o che c’è una contraddizione in tutto ciò, intacca l’intero fondamento della Chiesa neotestamentaria. Ogni parola nella Sacra Bibbia è Parola di Dio e rimane in eterno. Per Dio non c’è argomentazione, né metodo, né tesi o antitesi — per Lui e per i Suoi vale solo il COSÌ DICE IL SIGNORE della Parola. Un errore nell’insegnamento dottrinale non potrebbe da sé stesso durare a lungo; è sempre miscelato con la Verità, però rimane sempre una menzogna che è soltanto simile alla Verità. Così gli uni rimangono soltanto nel tema «battesimo», gli altri invece nella Verità e con la corretta pratica del battesimo.

Tra le tante altre opere che trattano la storia della Chiesa, la primitiva pratica cristiana del battesimo viene confermata anche nella Katolicka Encyklopedia (pag. 354) dell’Università di Dublino (Polonia) al cui comitato d’onore appartiene perfino Karol Wojtyla, dunque papa Giovanni Paolo II.

La corretta comprensione viene tuttavia soltanto quando il Risorto può parlare con noi del Regno di Dio per mezzo dello Spirito Santo come in quel tempo con i Suoi discepoli (Atti 1:1-3) e quando Egli può mostrarci, come ai discepoli sulla via di Emmaus, la Scrittura nel Suo adempimento (Luca cap. 24). I conoscitori della lingua ebraica, greca e latina sono arrivati a diversi risultati. Dunque la sola conoscenza intellettuale e quella delle lingue non sono sufficienti, è indispensabile la rivelazione dello Spirito di Dio.

Come è possibile che nonostante si sappia come si battezzava al tempo degli apostoli e della Chiesa primitiva, permane ancora la pratica non biblica del battesimo? Chi si è sbagliato? Gli apostoli che hanno udito l’ordine di missione dalla bocca del Signore risorto e che furono stabiliti da Lui stesso, no di certo! Dopo la Sua risurrezione Egli li ha istruiti per quaranta giorni su tutto. Sono piuttosto i dottori pagani della Chiesa, che non conobbero affatto il Signore, ad essersi sbagliati e tutti coloro che riprendono una tradizione che non possono provare biblicamente. I Cristiani fedeli alla Sacra Bibbia credono a tutto ciò che il vittorioso Risorto ha comandato e che i Suoi apostoli hanno eseguito. Secondo il libro degli Atti degli apostoli, la Chiesa primitiva è il modello valido per sempre per tutto il periodo della Chiesa neotestamentaria: “Or erano perseveranti nella dottrina degli apostoli…” (Atti 2:42).

Le persone si sono date continuamente pensiero della dottrina della Trinità come pure del battesimo trinitario. Vogliamo continuare ad accettare che dottrine estranee vengano presentate come bibliche, nonostante non vengano confermate nella Sacra Bibbia? Bisogna ancora considerare valido quel che viene presentato come «cristiano», ma che non proviene da Cristo e non ha alcun rapporto con Lui? Possiamo definire «apostolico» qualcosa di cui gli apostoli non sapevano proprio nulla — come ad esempio il cosiddetto «Credo apostolico» o una pubblicazione assolutamente non biblica come la cosiddetta «Dottrina dei dodici apostoli», conosciuta come «Didachè»? Davanti a Dio vale soltanto quel che la Sacra Scrittura dice in modo vincolante, e non  quel che è stato proclamato nei Concili, durante la storia dei dogmi e che è stato trasmesso in leggende. La pratica del battesimo trinitario risultò dalla dottrina delle «tre Persone»; in altri termini, dal fraintendimento dell’ordine del battesimo fu dedotta la dottrina delle «tre Persone». Entrambe sono estranee alla Sacra Bibbia e alla pratica apostolica. La dottrina della Trinità e il battesimo trinitario costituiscono il fondamento, le colonne su cui si è basata la Chiesa dell’Impero. Nel linguaggio biblico si tratta del «marchio della bestia» — la caratteristica della «Chiesa madre» e, nel contempo, lo portano tutte le «Chiese figlie».

 

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  ISBN 3–920824–17–2  

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