L’IMPERO ROMANO 
E LA SUA PARTICOLARE IMPORTANZA 
NEL TEMPO DELLA FINE

  

L’Impero Romano è inseparabilmente collegato con la Chiesa di Roma. Nel tempo di Costantino ebbe origine quale Chiesa dell’Impero, divenne poi Chiesa popolare e, infine, Chiesa di Stato. Lo sviluppo religioso sfociò nello sviluppo di un’istituzione statale e, dall’istituzione religiosa sorse una forma di Stato, lo «Stato Pontificio», che esistette per secoli. Nessun’altra istituzione religiosa ha le caratteristiche di uno Stato, a cominciare della Chiesa d’Oriente fino alla grande Chiesa anglicana. La Chiesa di Roma è ufficialmente uno Stato indipendente dentro un altro Stato (Apoc. 17:11), è la più importante potenza politica sulla terra. Il Vaticano mantiene relazioni diplomatiche con più di 100 Paesi, con lo scambio di ambasciatori, chiamati dalla Santa Sede «Nuntius». Come mai nessun’altra grande Chiesa ha relazioni diplomatiche? Perché soltanto la Chiesa di Roma? Perché è uno Stato che, in tutti gli Stati, dà ordine a tutti coloro che gli appartengono. Essa non è la Chiesa primitiva fondata da Cristo.

Le visite papali sono visite di un capo di Stato che viene ricevuto con tutti gli onori. Cristo ha alluso all’Impero Romano che i papi hanno eretto davanti agli occhi di tutto il mondo, quando parlò del Regno di Dio? Questa potenza mondiale politica, economica e religiosa può essere la Chiesa di Cristo? Era questa la volontà di Dio? Qual era l’intenzione di Gesù Cristo, quando compì la redenzione sul monte Golgota?

Per capire meglio lo sviluppo simultaneo della storia del potere religioso e temporale, strettamente concatenati, devono essere citate ancora alcune cose. Secondo quanto è stato mostrato in visione al profeta Daniele, fino alla fine dell’attuale civiltà sono previsti quattro imperi mondiali, l’ultimo dei quali è l’Impero Romano (Dan. cap. 2 e 7). La durata di questi imperi è storicamente documentata: l’Impero Babilonese, dal 606 al 538 a.C.; l’Impero Persiano (Media e Persia), dal 538 al 330 a.C.; l’Impero Greco sotto Alessandro Magno, dal 330 fino al 30 a.C.; l’Impero Romano dal 30 a.C. fino alla diretta fine di questa nostra epoca. Nel capitolo 7 del libro del profeta Daniele, questi quattro imperi sono stati simboleggiati con quattro bestie. Nelle profezie bibliche una «bestia» è sempre simbolo di una potenza o di un dominatore (Dan. 7:17, 23).

È importante sapere in che modo dominarono queste potenze totalitarie. Tutto ebbe inizio con Nebucadnetsar che, sotto l’influenza di fanatici e preso da megalomania, diede improvvisamente l’ordine di uccidere chiunque si fosse rivolto ad un dio diverso dagli dèi riconosciuti nel suo impero. Chi non ha sentito parlare dei tre uomini gettati nella fornace ardente, soltanto perché invocavano e servivano l’unico vero Dio? Il profeta Daniele venne accusato dello stesso reato e, per questo motivo, gettato nella fossa dei leoni. Durante un convito comparve ad un tratto uno scritto a mano sulla parete, il “Mene–Tekel”; il re Nebucadnetsar seppe così che il suo regno era stato pesato e che i suoi giorni erano stati contati. Questo si ripeterà alla fine di questa generazione.

Negli ultimi duemila anni il potere è stato esercitato da Roma in ogni modo, inizialmente in modo politico–pagano, poi politico–pagano–“cristiano”. Imperatori o, più tardi, papi, tutti hanno cercato di estendere quell’Impero, di consolidarlo, di difenderlo o di restaurarlo con ogni mezzo. Tutti gli altri regni, compreso il «British Empire», cioè l’Impero Britannico, sono crollati e si sono dovuti sottomettere agli avvenimenti in corso. Anche il grande Impero Sovietico è crollato, e l’intero Est europeo viene scosso, affinché possa sorgere quest’unico «Impero universale».

Nell’Impero Romano, la fede trinitaria cattolica fu proclamata l’unica valida fin dal IV secolo. Imperatori, papi, principi e tutti quelli che avevano influenza si sentirono obbligati ad industriarsi con tutte le loro forze per raggiungere questo traguardo. Chiunque si rivolgeva solo all’unico vero Dio, come per esempio gli Ebrei e la gente di altra fede, veniva spietatamente perseguitato. Il fine ha sempre giustificato i mezzi. Le crociate e molte guerre “sante e giuste” si sono fatte, perché la Chiesa “santa e giusta” le sosteneva.

Oggi non si può neanche immaginare tutto ciò che è stato commesso. Chi vede gli strumenti di tortura usati per la “santa” Inquisizione inorridisce. L’intolleranza verso la gente di altra fede e il cieco fanatismo religioso degenerato in odio micidiale hanno superato ogni misura. Alcuni autori hanno tentato timidamente di schiarire questo capitolo oscuro. Tutte queste atrocità sono state commesse e giustificate solamente perché, in quell’Impero Romano, doveva valere un’unica fede, quella rappresentata dalla Chiesa di Roma.

I papi e gli imperatori si dividevano il potere, regnando con una brutalità indicibile; oggi questo si chiamerebbe «joint–venture» [«impresa comune» — N.d.T.] o «power–sharing». Il cosiddetto «Sacro Romano Impero» non è dunque sacro, poiché non è il Regno di Dio, anche se volontariamente o per ignoranza, viene falsamente presentato come tale. Mai un apostolo o un uomo di Dio chiamato dal Signore si è mischiato nella politica o ha esercitato il potere temporale. In tutti i tempi, i veri servitori di Dio hanno proclamato il Suo Regno e hanno lasciato la politica agli uomini politici.

L’Impero Romano, che possiede potere politico, economico e religioso, si eleva e si estende nuovamente sotto i nostri occhi. Un’Europa unita è stata da tempo immemorabile il sogno dei papi e ha una parte rilevante nelle profezie del tempo della fine.

Senza badare alla forma di governo o al regime delle singole nazioni — democrazia o dittatura — che appartenevano o appartengono a questo Impero Romano, le forme di governo e i regimi vennero e andarono, ma la Chiesa dell’Impero è rimasta saldamente in piedi. Per impressionare favorevolmente l’opinione pubblica, il Vaticano accetterà tutte le altre Chiese e Comunità religiose e ne assumerà il comando. Oggi non si maledice e non si mette più al bando, si tendono le braccia a tutti. Il Papa ha ricevuto nella stessa settimana un uomo politico proveniente da Israele e il capo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina; tutti i responsabili politici e religiosi vengono a lui, senza badare all’ideologia, poiché hanno compreso che senza questa visita, non avranno la giusta considerazione, neanche nel loro Paese. Il presidente degli Stati Uniti, George Bush, dando sicuramente ascolto ai suoi consiglieri, durante il suo viaggio in Europa nel maggio 1989, come prima cosa presentò i propri rispetti al Papa. Anche Michail Gorbaciov lo fece, e in quell’occasione fu decisa la riunificazione delle due Germanie. Dopo l’avvio di questo processo, nel novembre del 1989, il cancelliere federale Helmut Kohl, da Berlino, ringraziò pubblicamente il Papa per questo. È così che oggi si fa la politica mondiale!

Secondo le profezie bibliche, dopo tutte le guerre avvenute, nemici storici diverranno amici e una pace fittizia verrà proclamata, affinché si adempia ciò che sta scritto: “Quando diranno: Pace e sicurezza…” (1 Tes. 5:3). In tutta l’Europa stanno avvenendo cambiamenti radicali, nell’Est e nell’Ovest si ricerca soltanto la pace, per la quale la gente ha dimostrato usando parole come: «Dalle spade vomeri d’aratro», «Pace senza armi». Molti progressi sono stati fatti nei negoziati per il disarmo, ma non sarà un uomo politico a proclamare questa pace, bensì colui che in quel momento sarà l’Anticristo, e che prima si è presentato quale mediatore e ambasciatore di pace. Dopo questo, Cristo, il vero Principe della pace, porterà la pace vera ed eterna.

 Il pastore Markmann, riguardo al tempo della fine, menziona la predizione di un veggente russo: «Poco prima della sua morte nel 1900, il veggente russo Wladimir Solowjow ha pubblicato il suo celebre ‹Breve racconto sull’Anticristo›. In esso egli fa pronunciare all’‹uomo del futuro› davanti al congresso mondiale dei popoli queste parole: ‹Popoli della terra! Io vi do la mia pace!›. E lo fa terminare così: ‹Popoli della terra, le promesse sono adempiute. La pace mondiale eterna è assicurata. … Perché da ora vi è sulla terra un potere centrale che è più potente degli altri poteri singoli o nel loro complesso. … E da ora in avanti nessuna potenza avrà l’audacia di dire: Guerra, quando io dico: Pace. Popoli della terra! Che la pace sia con voi!›» (O. Markmann, Endzeit, Entrückung, Antichrist, pag. 67).

Queste parole procederanno dalla bocca del capo religioso che influenza la politica mondiale in modo determinante. Quando alcuni apologisti cristiani parlano del “superuomo” del tempo della fine e lo cercano nell’Ebraismo o nell’Islam, dimostrano la loro ignoranza. Quell’uomo non sarà né ateo né giudeo, né musulmano né buddista o indù; sarà l’uomo “incoronato” che si considera dominatore sul mondo intero. Lo stesso uomo, che prima si dimostra gentile e buono, nell’ora X, appena Satana sarà entrato in lui come in Giuda e ne avrà preso possesso, renderà piena la misura del peccato e dell’empietà.

La realizzazione delle profezie bibliche concerne in primo luogo l’«Europa Unita» e non la Cina o gli Stati Uniti. Il pastore Markmann scrive a questo proposito: «Dopo l’ultima guerra il Vaticano si è logicamente adoperato per una nuova Europa unita. Papa Paolo VI ha continuamente e particolarmente sottolineato il pensiero di unificazione dell’Europa. Già i suoi predecessori, Pio XII e Giovanni XXIII, si pronunciarono per la creazione di un’unione europea a carattere supernazionale. Paolo VI mise in rilievo che ‹è stata la fede cattolica che nel passato ha “fatto” l’Europa; questa può contribuire in misura incomparabile ad infondere vitalità spirituale in quella cultura comune fondamentale che dovrebbe animare un’Europa unita spiritualmente e politicamente›. Egli dichiarò nel 1963 che la necessità che l’Europa si unisca diventa di giorno in giorno più urgente» (O. Markmann, Endzeit, Entrückung, Antichrist, pag. 70).

Il Vaticano è stato la forza motrice per la realizzazione del Trattato di Roma. Nel 1970 allacciò rapporti diplomatici con la commissione CEE (Comunità Economica Europea) a Bruxelles. Si arriverà ad un’intera Europa unita. Michail Gorbaciov, apprezzato e stimato nel mondo intero, a suo tempo ha rimesso in rilievo il concetto di «costruzione della casa europea», già espresso alla realizzazione del Trattato di Roma nel 1957. Uomini politici ed ecclesiastici rinomati hanno ripreso questo disegno. Di recente, tutte le voci influenti e importanti parlano decisamente di unione dell’Europa intera.

«Il Papa chiama ad un’‹Europa senza frontiere›. Il Papa ha chiamato alla costruzione di un’‹Europa senza frontiere› che non nega le sue radici cristiane. Questo ‹progetto di un’Europa senza frontiere›, il Papa lo affida all’intercessione della Madre di Dio, Maria, come ha detto lunedì davanti a circa 6.000 persone a Covadonga, nell’Asturie, ultima tappa del suo viaggio di tre giorni in Spagna» (Frankfurter Allgemeine Zeitung, 22 agosto 1989).

È sempre al Papa che è venuta l’idea giusta per superare l’abisso tra l’Est e l’Ovest. La seguente citazione dà ulteriori chiarimenti a questo proposito: «L’interesse pressante del Papa ad un’Europa unita su base religiosa cattolica viene espresso anche nella proclamazione dei patroni d’Europa. Già papa Paolo VI aveva proclamato ‹Benedetto da Norcia› quale patrono d’Europa. Papa Giovanni Paolo II ha proclamato ora quali altri patroni d’Europa per la Chiesa universale cattolica i santi fratelli ‹Cirillo› e ‹Metodio›, che hanno operato nel IX secolo come apostolo e dottore degli Slavi».

«‹Papa Giovanni Paolo II, con la proclamazione solenne dei santi Cirillo e Metodio quali patroni, desidera d’un lato mettere in evidenza il loro contributo decisivo per la nascita dell’Europa, dall’altro desidera mettere in rilievo che il profilo spirituale e culturale dell’Europa fu improntato non soltanto dalla civilizzazione latinoromana e dalle tradizioni spirituali dell’Occidente, ma anche dalla cultura classica greca e dalla tradizione bizantina e bizantino–slava›».

«Il presidente della Conferenza episcopale tedesca, il cardinale Josef Höffner, dichiarò a questo proposito a Colonia, che l’operato dei due nuovi patroni quali ‹apostoli degli Slavi› può essere paragonato a ciò che San Benedetto ha compiuto nell’Europa occidentale e centrale. Tutt’e tre i santi sono con questo gli ‹edificatori spirituali dell’Europa, e precisamente dell’intera Europa›».

«La decisione del Papa sia un invito pressante rivolto a tutti, perché si affidi all’intercessione di questi tre grandi santi ‹l’intera Europa anche nel quadro dei passi decisivi già intrapresi sulla via alla piena unità tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa…›» (O. Markmann, Endzeit, Entrückung, Antichrist, pagg. 72–73).

Tramite i suoi organismi, il Vaticano sostiene la parte principale nel processo di unificazione dell’Europa, sia politicamente che religiosamente e, senza esso, le profezie del tempo della fine sarebbero impensabili. Dopo la Seconda guerra mondiale, col passare del tempo, la sua strategia è fondamentalmente cambiata, pur conservando lo stesso traguardo: opera senza usare la forza. La Seconda guerra mondiale viene considerata da alcuni esperti come un tentativo di creare forzatamente un’Europa cattolica tramite la potenza militare.

Il Bolscevismo ateo fu considerato dal Vaticano, dall’intera curia e dai governi occidentali il più grande pericolo per l’Occidente cristiano. Mussolini si mise al servizio della Chiesa di Roma quando, nel 1929, cedette al Papa di allora, Pio XI, l’attuale «Stato del Vaticano» come territorio autonomo. Da quel momento il Vaticano è nuovamente diventato di fatto uno Stato sovrano.

Molti storici si sono occupati del ruolo della Chiesa di Roma fino al 1945. Ecco alcune citazioni tratte dai capitoli 67 e 68 del libro Abermals krähte der Hahn del dott. Karlheiz Deschner, che ha ricercato i fatti storici in modo accurato.

«Il primo servizio che l’ex socialista (Mussolini) rese alla Santa Sede era di natura finanziaria. Egli salvò dalla bancarotta il Banco di Roma, al quale sia la curia che parecchi dei suoi dignitari avevano affidato grandi somme, intervenendo a spese dello Stato italiano con 1,5 miliardi di lire circa. … Il cardinale Vannutelli, il decano del cosiddetto Sacro Collegio, dichiarò già allora, che egli (Mussolini) è ‹scelto per la salvezza della nazione e per la restaurazione della sua prosperità›».

«Il 13 febbraio del 1929, papa Pio XI si trovò di nuovo nella necessità di nominare Mussolini come l’uomo ‹che ci ha mandato la Provvidenza›. … Tra parentesi sia notato che dopo la firma dei ‹Patti Lateranensi› anche il primo borgomastro di Colonia di allora, Konrad Adenauer, in un telegramma di congratulazioni, assicurò Mussolini che ‹il suo nome sarà iscritto con lettere d’oro nella storia della Chiesa cattolica›».

«Mentre quasi l’intero mondo condannò l’aggressione fascista (in Abissinia), la Chiesa cattolica, particolarmente l’alto clero italiano, si mise dalla parte di Mussolini. Il 27 agosto del 1935, allorché in Italia i preparativi di guerra andavano a pieno regime, il Papa proclamò che una guerra difensiva (!) avente come scopo l’espansione (!) di una popolazione crescente può essere giustificata e giusta. Solo pochi giorni dopo, quattro settimane prima dell’attacco, 19 arcivescovi e 57 vescovi mandarono a Mussolini un telegramma pubblicato nell’‹Osservatore Romano›, in cui si diceva: ‹L’Italia cattolica prega per la crescente grandezza della sua cara patria, che tramite il suo governo è più unita che mai›. … L’arcivescovo di Taranto, dopo aver detto una messa su un sottomarino, chiamò l’aggressione ‹una guerra santa, una crociata›. … L’arcivescovo di Milano, il cardinale Schuster, che aveva benedetto nell’autunno del 1935 le truppe che andavano in guerra, paragonò Mussolini a Cesare Augusto e Costantino e insegnò alla gioventù delle scuole italiane che, tramite l’opera del Duce, ‹Dio aveva risposto dal cielo›. … Il 12 gennaio del 1938 Mussolini ricevette 72 vescovi e 2340 sacerdoti al Palazzo Venezia, dove l’arcivescovo Nogara in un discorso chiese a Dio di assistere il Duce in tutte le battaglie, per la prosperità dell’Italia cristiana. … ‹Con entusiasmo pio, con la voce e con il cuore del popolo esclamiamo: Viva il Duce!›».

«Già nel 1933 i vescovi spagnoli in una lettera pastorale e il Papa in un’enciclica del 3 giugno, chiedono una ‹crociata santa per la piena restaurazione dei diritti ecclesiastici›. … Il cognato di Franco, Serrano Suñer, segretario dell’organizzazione della Gioventù cattolica, più tardi ministro dell’Interno e degli Esteri, era un amico di Mussolini e di Hitler e, alla fine del giugno 1942, venne decorato dal Papa con la ‹Gran croce dell’Ordine di Pio IX›. Due mesi prima Suñer aveva espresso al corrispondente di un giornale danese che già 15.000 Spagnoli combattevano al fronte orientale e che il loro numero, nel caso la Germania lo richiedesse, sarebbe stato portato ad un milione. … Il 30 agosto del 1936, i vescovi tedeschi, su diretto ordine del cardinale segretario di Stato Pacelli, pubblicarono una lettera pastorale, nella quale riguardo alla Spagna stava scritto: ‹Quale compito tocca a questo proposito al nostro popolo e alla nostra patria, risulta da sé. Possa il nostro Führer, con l’aiuto di Dio, aver successo nel compiere questa opera immensamente difficile di difesa (!) con fermezza incrollabile e con la più fedele partecipazione di tutti i connazionali›. Il 3 gennaio del 1937 i vescovi tedeschi operarono nuovamente sui loro credenti, nuovamente con riguardo alla Spagna: ‹Carissimi diocesiani! Il Führer e cancelliere del Reich, Adolf Hitler, ha avvistato da lontano l’avvicinamento del Bolscevismo e ha già volto i suoi pensieri e le sue preoccupazioni verso l’allontanamento di questo immenso pericolo dal nostro popolo tedesco e dall’Occidente›».

«Nello stesso anno (1933) il cattolico von Papen concluse il concordato tra la Germania nazista e il Vaticano. … Dal 1934 al 1938 von Papen, quale ambasciatore tedesco a Vienna, preparò la presa di potere nazista in Austria».

«I vescovi tedeschi non protestarono mai per le migliaia di omicidi legali dei loro avversari, contro la persecuzione di liberali, democratici e comunisti, perché questo era proprio ciò che essi volevano. … Non protestarono mai contro gli orrendi pogrom, contro la distruzione di più di duecento sinagoghe, contro l’umiliazione, la deportazione e il gassare degli Ebrei, che la loro Chiesa ha ripetutamente perseguitato e ucciso per un millennio e mezzo. Non protestarono mai contro il sistema del nazionalsocialismo come tale, anzi, religiosi altolocati come il cardinale Faulhaber di Monaco, il cardinale Schulte di Colonia, il vescovo Matthias Ehrenfried di Würzburg e altri (nell’anno 1935) dichiararono la loro piena disponibilità a collaborare col Nazismo e deplorarono la sua eliminazione».

«L’11 marzo del 1938 le truppe di Hitler occuparono l’Austria. D’accordo con il Vaticano, il cardinale Innitzer, che aveva raccomandato la sottomissione a Schuschnigg e aveva dichiarato: ‹L’annessione è inevitabile›, festeggiò l’ingresso delle forze armate col suono delle campane e mettendo delle bandiere con la croce uncinata alle chiese. E incaricò il suo clero a fare lo stesso. Il 12 marzo l’obbligò a celebrare una messa di ringraziamento. Quando il 15 marzo Hitler ricevette in udienza il cardinale e gli assicurò la tutela dei diritti ecclesiastici, tutti i vescovi austriaci, ad eccezione del vescovo di Linz, invitarono il popolo a votare per Hitler, e conclusero il loro appello col saluto: ‹Heil Hitler!›».

Considerato il fatto che l’obiettivo politico di questa Chiesa universale è rimasto lo stesso, gli avvenimenti del passato devono essere intesi come un avvertimento per il futuro. Il cosiddetto «Sacro Romano Impero di Nazione Germanica», comprendeva potere religioso e politico. Questa espressione ha la sua giustificazione perché il Vaticano si è servito particolarmente dei Tedeschi per il raggiungimento dei suoi fini. La Germania sostiene la parte principale anche nel processo di unificazione dell’Europa; è la “locomotiva dell’intero treno” e la “piattaforma girevole” dell’Est e dell’Ovest. Gli storici, per avvedutezza o per paura della Chiesa di Roma, non hanno descritto o hanno trattato molto vagamente questo spinoso capitolo religioso.

Prima dell’inizio della Seconda guerra mondiale, il Vaticano concentrò la sua attenzione sulla Germania che stava divenendo sempre più potente. Iniziò con la Baviera cattolica, soprattutto a Monaco, dove soltanto nel 1923 era fallito il tentativo di colpo di Stato di Hitler. Nel 1924 il Vaticano concluse un concordato con la Baviera. È da notare che colui che in seguito divenne Papa col nome di Pio XII era in quegli anni nunzio a Monaco e poi a Berlino.

Già nel 1938, nei campi di concentramento tedeschi c’erano circa 40.000 oppositori politici, e tutto avveniva senza che qualche dignitario alzasse la voce in difesa di questa gente privata della propria dignità. Franz von Papen, da buon cattolico, dichiarò: «Il Nazismo è una reazione cristiana contro lo spirito del 1789» (E. Paris, L’histoire secrète des Jésuites, pag. 217), riferendosi con questo alla Rivoluzione francese, che aveva portato alla separazione della Chiesa dallo Stato e alla fine del «Sacro Romano Impero di Nazione Germanica». Quando all’estero cominciavano a farsi sentire delle voci contro quanto avveniva in Germania, Julius Streicher, l’editore del settimanale «Der Stürmer» si difese dicendo:  «… questa è la propaganda anglosassone dei Protestanti contro di noi». Chi aveva le spalle coperte dal Papa si sentiva forte oltre ogni misura.

Gli iniziati sanno pure che il Vaticano voleva mettere a posto, cioè vincere, non soltanto il Bolscevismo come oppositore politico, ma anche la Chiesa d’Oriente scissionistica come rivale religioso. Solo chi sa che le SS di Hitler, alle quali apparteneva anche Goebbels, furono soprattutto organizzate e guidate da Gesuiti in divisa, capisce perché all’ingresso delle truppe tedesche in Russia, nell’Ucraina cattolica romana non venne danneggiato nessun edificio religioso, mentre nel resto della Russia ciò avvenne senza riguardo. Riportiamo ancora alcune citazioni tratte dai capitoli 67 e 68 del libro Abermals krähte der Hahn  del dott. Karlheinz Deschner:

«Dopo l’aggressione tedesca contro l’Unione Sovietica nel 1941, il vescovo militare (Franz Justus Rarkowski) —del quale veniva ammesso perfino negli ambienti cattolici che le sue lettere pastorali ‹abbondano…› così tanto ‹di sostegno alla guerra nazionalsocialista› — indirizzò una parola pastorale ai Cattolici appartenenti alle forze armate, dove tra l’altro sta scritto: ‹Come già così spesso nella storia, la Germania è diventata nel presente salvatrice e pioniere dell’Europa. … Molti Stati europei… sanno che la guerra contro la Russia è una crociata europea. Questo potente evento del vostro impegno nell’Est vi renderà coscienti di quanto indicibilmente grande è la fortuna che possiamo essere dei Tedeschi›».

«E in un memoriale di tutti i vescovi cattolici della Germania del 10 dicembre del 1941, i dignitari ecclesiastici dichiarano: ‹… Con soddisfazione seguiamo il combattimento contro la potenza del Bolscevismo, contro il quale noi, vescovi tedeschi, abbiamo messo in guardia ed esortato alla vigilanza i Cattolici della Germania, tramite numerose lettere pastorali, dal 1921 al 1936, com’è noto al governo del Reich›».

«Dunque, il grande Papa della pace tacque. Egli tacque anche riguardo alla distruzione delle quasi duemila chiese, delle più di cinquecento sinagoghe e all’assassinio di numerosi religiosi durante la guerra nell’Est. Ora il Vaticano voleva diffondere il Cattolicesimo anche nella Russia ortodossa come negli altri territori occupati dagli eserciti di Hitler. … Già nel 1940 c’erano stati dei colloqui da parte del generale dei Gesuiti, il conte Ledochowski (1866–1942, generale dell’Ordine dal 1915), con rappresentanti della Gestapo riguardo ad una collaborazione dei Gesuiti con le SS e la Gestapo. … In quel documento si dice che fin dal 1919 il Vaticano ha cercato di rovesciare il regime comunista. … Il Vaticano si propose di ‹mandare tanti sacerdoti quanto possibile nei territori occupati dalla Russia per preparare il terreno per i piani ulteriori della politica vaticana verso la Russia›. L’8 novembre del 1941, il comando supremo della Wehrmacht invitò tutti i generali degli eserciti tedeschi nell’Est, in ‹considerazione dell’accordo col Vaticano… di facilitare l’azione missionaria dei sacerdoti cattolici nei territori occupati›. … E un capo del servizio segreto tedesco, il generale delle SS Schellenberg, in un resoconto di cinque pagine indirizzato al Ministero degli Affari Esteri riguardo ad una conversazione col Papa, scrive: ‹Il Papa non lascerà nulla di intentato per assicurare una vittoria tedesca. Il suo traguardo è la distruzione della Russia›».

«… Il dott. Adenauer, 20 anni dopo disse: ‹Per questo serbiamo di fronte a questo mondo (dell’Est) che, in fondo, è il nostro nemico mortale, la più grande vigilanza›. … ‹Non si tratta solo della zona d’occupazione sovietica, ma della liberazione dell’intera Europa dell’Est dietro alla cortina di ferro›. … ‹La Germania non sarà preda del Comunismo ateo, ma lo farà cadere».

Nell’aprile del 1941, all’ingresso delle truppe tedesche in Jugoslavia, i Croati di fede cattolica romana vennero risparmiati, mentre i Serbi ortodossi furono trucidati in massa. Il movimento cattolico–fascista della Croazia — gli Ustascia — patteggiò con il comando militare delle forze d’occupazione, comando largamente dominato da Cattolici. È noto che l’arcivescovo Stepinac si occupò del coordinamento e che personalmente riferì al Papa che 250.000 Serbi erano stati forzatamente convertiti al Cattolicesimo romano. Dei quasi 2 milioni di Ortodossi che la Croazia contava, secondo dati ufficiali, 600.000 furono assassinati; alcuni valutano che le persone trucidate furono perfino 800.000. Non furono spietatamente massacrati soltanto Ebrei o altri gruppi etnici, ma anche delle minoranze appartenenti allo stesso popolo, solo perché avevano un’altra convinzione di fede.

All’ingresso delle truppe naziste in Polonia, i Protestanti tedeschi subirono un massacro. Il cosiddetto Blutbad di Bromberg è diventato un fatto noto. Allora si diceva che più di 40.000 persone — principalmente uomini — sono stati spietatamente massacrati nei territori sotto amministrazione polacca e, a quanto si dice, l’invito a questo era partito dai pulpiti. Recentemente il numero dei morti è stato dichiarato di molto inferiore.

Non è difficile immaginare ciò che Hitler intendeva dire con le seguenti parole: «Io ho però bisogno per la costruzione di un grande movimento politico sia dei Cattolici della Baviera che dei Protestanti della Prussia. Il resto viene dopo» (K. Deschner, Ein Jahrhundert der Heilsgeschichte, Vol. I, pag. 360). Eminenti teologi evangelici hanno collaborato col Nazismo in opposizione alla «Chiesa confessante»; in questo modo, invece di essere sotto la benedizione eterna di Dio, si sono caricati della maledizione temporale. Ciò che sarebbe venuto dopo, lo avremmo sperimentato se Hitler avesse vinto. All’azione di epurazione degli Ebrei, delle minoranze etniche e degli oppositori politici, sarebbe seguita una seconda azione, quella di epurazione dei Protestanti.

Il 9 aprile del 1945, un mese prima della fine della guerra, per ordine del Cattolico Himmler, il pastore luterano Dietrich Bonhoeffer, dopo due anni di prigionia, venne giustiziato a Flössenberg. Nel Terzo Reich erano vietati tutti i gruppi giovanili protestanti. Prima, i portavoce della «Chiesa confessante» che si erano pronunciati pubblicamente contro la dittatura nazionalsocialista, e poi tutti i credenti delle Chiese e Comunità libere, avrebbero subito le stesse conseguenze. La convinzione naturale della Chiesa di Roma e del dittatore ad essa fedele, la convinzione cioè che nessun’altra fede all’infuori della sua ha diritto all’esistenza, è mortale per tutte le altre. Deve essere detto con rispetto, che anche tra i Cattolici, la coscienza ammoniva e che alcuni singoli alzarono la voce contro l’ingiustizia.

In base ai fatti, possiamo senz’altro chiederci, se oggi ci sarebbero ancora la Chiesa protestante, le Chiese e Comunità cristiane libere, in un’Europa governata da un regime tedesco–hitleriano. Fin dal tempo della Riforma, i Gesuiti e le loro organizzazioni vogliono presentare al Papa «la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica», come dice la professione di fede cattolica. «Papa Benedetto XV nel 1915 (!), nel bel mezzo della Tregua di Dio, qualifica i seguaci della ‹setta evangelica› come ‹emissari di Satana›, che edificano dei ‹pulpiti pestiferi›, e i suoi funzionari ecclesiastici quali ‹briganti e ladri›» (O. Markmann, Irrtümer der katholischen Kirche, pag. 22). La seguente citazione è incomprensibile per tutti: «Il gesuita Mayrhofer di Ingoldstadt insegnava nel suo ‹Specchio del predicatore› che chiedendo la messa a morte dei Protestanti non si andava di più contro la giustizia che esigendo la pena capitale per i ladri, per gli assassini, per i falsari e i sediziosi» (E. Paris, L’histoire secrète des Jésuites, pag. 56).

L’atteggiamento della Chiesa di Roma durante la Seconda guerra mondiale può essere appreso da un’ampia raccolta di documenti. Il 3 maggio del 1945, alla morte di Hitler, il Vaticano, per mezzo del generale Franco, fece pubblicare a Madrid dalla stampa spagnola la seguente dichiarazione: «Adolf Hitler, figlio della Chiesa cattolica, è morto in difesa della Cristianità. Si comprenderà dunque che la nostra penna non trovi parole per piangere la sua morte, allorché ne aveva trovate tante per esaltare la sua vita. Sulle spoglie mortali si erge la sua figura morale vittoriosa. Con la palma del martirio, che Dio dia ad Hitler gli allori della vittoria» (E. Paris, L’histoire secrète des Jésuites, pag. 273).

Molti che hanno gridato «Heil Hitler!», «Viva Hitler!», non sapevano veramente cosa facevano, ma i dignitari di quel tempo non avrebbero dovuto saperlo? Eppure tendevano le braccia e con il saluto «Heil Hitler!», testimoniavano che la salvezza sarebbe venuta da Hitler invece che da Dio. [Heil significa «salvezza» — N.d.T.]. Come classe 1933 ho vissuto questo personalmente e spesso ho osservato le parate dell’esercito! Che grandiosità c’era quando tutti gridavano all’unisono: «Sieg Heil! Sieg Heil!». [Sieg Heil! significa «Viva la vittoria!» — N.d.T.]

Con il crollo della dittatura di Hitler, molti si resero conto del fatto di appartenere ad una generazione sedotta, perfidamente illusa e ingannata. La scoperta delle atrocità e la rivelazione dell’Olocausto ha lasciato tanti senza parole. Ancora oggi molte persone negano questi fatti, semplicemente perché non riescono ad inquadrare e a capire le crudeltà commesse, compreso il gassare di uomini, donne e bambini innocenti. Nel XX secolo, sono stati commessi i crimini più orribili nel Nome di Dio e del popolo tedesco. Nelle orecchie di tanti, ancora oggi, suonano le parole propagandistiche del Nazismo; parecchi ricordano anche che fu proclamato con entusiasmo: «… e una sola fede nel mondo intero…». Sulla fibbia dei soldati era scritto: «Dio con noi!». Che bestemmia!

Durante la Seconda guerra mondiale sono stati uccisi più di 55 milioni di uomini, ma gli autori veri e propri vennero risparmiati. «Il cardinale Frings di Colonia che già il 16 dicembre del 1945 in un discorso alla radio aveva richiesto un Occidente improntato dal Cristianesimo, vale a dire dal Cattolicesimo romano, al Convegno nazionale cattolico di Bonn in Germania del 23 giugno del 1950, chiese pubblicamente per primo, il riarmo dei Tedeschi e una pace basata sull’‹ordine di Dio›! … Il vescovo Muench, come Pio XII, nel 1945, in una lettera pastorale, chiedeva ‹indulgenza› verso i criminali di guerra tedeschi. Nel 1951 questi ricevette la ‹Gran croce federale al merito› dal presidente della Repubblica federale tedesca e fu nominato cardinale da papa Giovanni XXIII» (K. Deschner, Abermals krähte der Hahn, pagg. 647–650).

La seguente citazione è particolarmente informativa: «Dopo il crollo del dominio cattolico, è significativo che proprio alcuni conventi francescani all’estero divennero rifugio dei massacratori, Klagenfurt in Austria, Modena in Italia, e anche in Francia» (K. Deschner, Abermals krähte der Hahn, pag. 625). È ovvio che questi erano informati e sapevano dove trovare non solo delle porte, ma anche delle braccia aperte. Perfino Paul Touvier, l’aiutante francese del massacratore di masse Klaus Barbie, il boia di Lione, fu arrestato nel maggio del 1989 in un monastero cattolico, dove aveva goduto prosperità per molti anni.

Dopo la disfatta dell’esercito tedesco a Stalingrado, il Papa cercò di tirare dalla sua parte gli Stati Uniti per opporre resistenza al Bolscevismo. L’unica condizione che il presidente Roosevelt pose era che Hitler doveva ritirarsi. Il Papa supplicò quest’ultimo di cedere per la causa; questa volta però ricevette un rifiuto dal dittatore, ormai assetato di potere, che faceva orecchie da mercante. I vescovi cattolici che, in marzo 1933, avevano manifestato la loro solidarietà ad Hitler alla Conferenza di Fulda, nel 1945 dissero tutto il contrario e introdussero una nuova strategia, per poter raggiungere il traguardo di un’Europa politico–religiosa unita.

Ciò che non è stato raggiunto con le armi, ora, diventerà realtà — in breve — per via diplomatica. Mentre ancora milioni di persone, di profughi, di prigionieri di guerra, di deportati, in campi di lavoro sopportavano le conseguenze della guerra, il clero, non toccato dal tutto, cambiava rotta e issava la bandiera secondo il nuovo vento. Gli innocenti soffrivano mentre i veri colpevoli, in sicurezza, continuavano a sostenere la loro parte con grande imponenza.

Fin dal Concilio Vaticano Secondo (1962–1965), “gli scambi sono stati nuovamente manovrati”. Le Chiese protestanti non vengono più maledette e definite apostate, ma, ai fratelli separati, si dà il benvenuto e si ricevono a braccia aperte. La Controriforma è terminata, ma stranamente, non una delle molteplici maledizioni formulate contro i Protestanti — soprattutto al Concilio di Trento — è stata ritirata. Fino ad oggi, la Chiesa di Roma non ha mandato neanche una parola di scusa agli Ebrei, ai Protestanti e alla gente di altra confessione.

La vita degli altri non ha mai avuto importanza per gli imperatori di Roma. Chiunque era d’intralcio alle pretese del potere, adulto o bambino, nemico politico o religioso, veniva eliminato. Nerone, Diocleziano, Costantino e altri hanno iniziato, e i papi hanno continuato in questo andazzo. Tutti coloro che non si piegavano, il cui unico crimine era di non parteggiare per la Chiesa cattolica romana, venivano perseguitati e uccisi senza badare se fossero pagani, Ebrei, Musulmani o Cristiani di altra confessione.

Costantino è il vero fondatore di questa «Chiesa dell’Impero» e del brutale esercizio del potere da parte di essa. Asseriva di aver avuto una visione della croce nella quale appariva in latino la scritta: «In questo segno vincerai». Questo massacratore che, nella propria famiglia, fece uccidere due suoi cognati, Licinius e Bassanius, il figlio di Licinius, il suocero Massimiliano, suo figlio Crispus e la moglie Fausta, era nello stesso tempo un abile politicante. Per lui la Chiesa significava potere e se ne servì, ma lasciò fare anche i pagani. Da allora sorse la Chiesa dell’Impero pagano–“cristiana”, legata a persecuzioni e assassini. Il principe della Chiesa, Agostino, 70 anni dopo, esaltò la Chiesa quale «Stato teocratico». Secondo lui, Satana era stato legato, ma non era così: era stato messo in libertà!

L’anniversario del dio sole fu dichiarato anniversario del Figlio di Dio. Giove, Diana e gli altri dèi furono abbassati, Pietro, Maria e altri furono proclamati santi e innalzati. In fondo, nel “Cristianesimo” sorto in quel tempo si ebbe una piena accettazione del culto greco–romano degli dèi e la sua continuazione. Gli dèi pagani furono solo sostituiti con santi e patroni. L’intera popolazione fu costretta con la forza a sottomettersi a quel potere politico–religioso, e chiunque non voleva o non poteva sottomettersi per motivi di coscienza veniva eliminato. La collaborazione tra lo Stato e la Chiesa non lasciò alcuna chance alle persone di altra confessione — negli affari, nel campo professionale, nelle corporazioni — dovunque, boicottaggio e persecuzione erano all’ordine del giorno.

Solo quando si scuserà per la morte di milioni di persone private della vita a cagione del suo modo di agire, la Chiesa romana avrà il diritto di parlare di «protezione della vita del nascituro». Si vuole proteggere la vita di quelli che non sono ancora nati, mentre i nati erano selvaggina libera! Non sono stati proprio i papi a bandire le crociate e a benedire i mercenari per la cui vita non avrebbero dato nulla? In queste guerre religiose, si è avuto riguardo per le donne incinte e i bambini, insomma per la vita umana in genere? È penoso il fatto che, anche nelle vicinanze di alcuni conventi, sono stati portati alla luce degli scheletri di bambini!

Nel «Catechismo cattolico per adulti», la Chiesa viene definita sacramento. Si è a conoscenza che nella Chiesa di Roma ci sono sette sacramenti, ma che la Chiesa stessa sia un sacramento è qualcosa di nuovo. Citazione:  «La Chiesa quale sacramento dello Spirito. Difficoltà con la Chiesa. Alla domanda sul luogo dove si trova lo Spirito Santo, il Credo della Chiesa risponde con l’enunciazione: ‹Credo (a) la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica›. La Chiesa afferma dunque che lo Spirito di Gesù Cristo continua ad operare nella storia in essa e tramite essa. Crede di essere il luogo, sì il sacramento, cioè il segno e lo strumento dello Spirito Santo»  (Katholischer Erwachsenen–Katechismus, pag. 256).

Tra la professione di fede puramente verbale e la realtà esiste però un’enorme differenza: è ovvio che non è stato lo Spirito di Cristo ad operare in modo così crudele nella storia della Chiesa. Poiché quanto avvenne è conosciuto anche dalla Chiesa, sulla stessa pagina del «Catechismo cattolico per adulti» è stata presa posizione riguardo a ciò, affermando che: «Difficilmente un’altra enunciazione di fede suscita tanta incomprensione, contraddizione, sì, inimicizia come questa. Anche molti Cristiani cattolici praticanti hanno difficoltà con la Chiesa. Non pochi dicono: ‹Gesù, sì — Chiesa, no!›. L’obiezione maggiore contro la Chiesa è che, nel corso della sua storia, ha tradito il messaggio originale di Gesù. Perché Gesù — così si obietta — era povero e ha preso partito per i poveri; la Chiesa invece è ricca, patteggia con i ricchi e i potenti ed è fallita davanti alla questione sociale. Gesù predicava l’amore fino all’amore per i nemici; la Chiesa, al contrario, è intollerante, e come prima di tutto lo dimostra l’Inquisizione: perseguitò i suoi avversari con brutale crudeltà. … Cosa deve dire un Cristiano cattolico di fronte a questo ‹elenco di peccati›? Non ha bisogno di abbellire o di nascondere nulla. Proprio la Chiesa che proclama il perdono dei peccati può confessare la propria colpa confidando nel perdono di Dio, come fece papa Adriano VI al Reichstag a Norimberga (1522–1523) o papa Paolo VI durante il Concilio Vaticano Secondo (1962–1965). Il Cristiano dunque non ha bisogno di negare il lato oscuro della storia della Chiesa».

Nel cospetto di Dio le cose non verranno giustificate così semplicemente come nel «Catechismo cattolico per adulti». Può esservi perdono soltanto dove c’è autentico pentimento; Dio non perdonerà queste atrocità, ma vendicherà il sangue innocente versato (Apoc. 6:9-10, 18:7-8), poiché tutto è stato fatto deliberatamente. Se non fosse imminente un’altra persecuzione dei veri Cristiani, si potrebbe considerare chiuso il capitolo, ma secondo le profezie apocalittiche, tra breve ci sarà l’unione politico–religiosa, dopo, il boicottaggio e la persecuzione, fino a “… che nessuno può comprare o vendere…” (Apoc. 13:17). Come accadde agli Ebre non soltanto nel Terzo Reich, così accadrà durante un breve periodo di persecuzione ai Cristiani che credono unicamente secondo la Sacra Bibbia. Il loro crimine consisterà nel non appartenere ad una denominazione riconosciuta e, di conseguenza, al Consiglio Mondiale delle Chiese o alla Chiesa di Roma. Saranno considerati eretici e, quindi, non tollerati dalla società. Quando, in cerca di lavoro si dovrà indicare la religione, si potrà subito decidere se dare o no il lavoro. Riusciranno gli uomini politici a proteggere la dignità e la vita, in particolare quella delle persone di opinione diversa o di altra confessione?

A conferma della parola della Sacra Bibbia, a questo regno — chiamato in linguaggio biblico «bestia» — è stato dato un colpo, una ferita di spada (Apoc. 13:14). La Spada dello Spirito è la Parola di Dio e, con la Parola di Dio, i riformatori hanno dato a questa potenza una ferita mortale. Poiché tutti i riformatori rappresentavano un disturbo, una minaccia per questa potenza mondiale, dovevano essere considerati come servi di Satana. Come predetto nella profezia biblica, la piaga mortale verrà sanata e tutto il mondo si meraviglierà (Apoc. 13:3, 12). Questo processo di guarigione è già molto avanzato.

All’origine, tutte le Chiese protestanti, le Chiese e Comunità cristiane libere hanno avuto come scopo la proclamazione dell’Evangelo; oggi, però, il maggior numero di esse ha solo delle tradizioni che sono state loro tramandate. I capi delle singole denominazioni sono spiritualmente di corta veduta e non vedono dove conduce la via intrapresa. Anche quelli che si annoverano tra i fondamentalisti non riescono ad inquadrare, alla luce della Parola rivelata, le profezie bibliche che si stanno adempiendo. Gli uni sono caduti vittima della «smitizzazione», gli altri della «Teologia della liberazione». Anche tra i Protestanti è rimasto un “Cristianesimo” popolare e nominale, un “Cristianesimo di certificati di battesimo e di matrimonio”. Solo poche persone hanno fatto un’esperienza con Cristo e possono essere definite credenti biblici.

Per la preparazione del Concilio Ecumenico Vaticano Secondo, venne creato nel 1960 da papa Giovanni XXIII il Segretariato per le questioni ecumeniche, presieduto dal cardinale Agostino Bea. Un ingente lavoro è stato compiuto; le enunciazioni riguardanti ogni Chiesa separata sono state scritte in modo conciliante, tanto che le Chiese, riconoscendo il proprio linguaggio, passano sopra a divergenze insuperabili. Nel suo Lexikon für Theologie und Kirche, (Vol. 13, pagg. 12–26), Herder scrive sul tema «Ecumenismo e Unità», trattato nel Concilio Vaticano Secondo, in modo molto informativo per tutti coloro che desiderano prenderne atto:

«Il Segretariato è un canale di comunicazione creato in virtù dell’autorità papale e un mezzo che aiuta a realizzare la piena unità in tutte le forme possibili di collaborazione. … Anche papa Paolo VI, allorché era solo cardinale, partendo da un simile punto di vista, in occasione delle esequie di papa Giovanni XXIII nel Duomo di Milano il 7 giugno del 1963, parlò dell’‹universalità della fede cattolica› e dell’‹ecumenismo della Chiesa romana›. … Per lui ‹ecumenismo interno della cattolicità› significava unità nella pluralità, con grandi possibilità di sviluppo in una nuova fase della storia della Chiesa».

«Riguardo alle altre Comunità cristiane si tratta del riconoscimento reale dell’eredità cristiana dei fratelli separati. Questo significa l’autentica considerazione di tutte le ‹tracce› o ‹elementi› della Chiesa, che sussistono e sono viventi per la grazia di Dio tra i fratelli separati, per mezzo di questi avviene che essi — pure se in diversi gradi — appartengono già alla Chiesa, anche se incompletamente e imperfettamente».

«Nel seguente (§ 7) si parla delle separazioni e delle scissioni. A cagione delle ‹debolezze umane› si arrivò a dispute, all’ignoranza reciproca e all’estraneamento all’interno del gregge di Gesù Cristo, cosicché alcune parti della Chiesa si sono separate e organizzate come gruppi indipendenti. Per questa causa la Chiesa di Cristo è stata crudelmente mutilata. Poiché la Chiesa può essere solo una, accanto alla Chiesa governata dal successore di Pietro, non può esserci ‹nessun’altra Chiesa che può dichiararsi vera e unica›. Nessuna Chiesa separata dalla cattedra di Pietro può appartenere allo stesso modo alla Chiesa stessa in un modo che è contemporaneamente visibile e celeste. — Nel § 8 viene messo in rilievo che l’unità necessaria con il capo non esclude la diversità all’interno del corpo. Un’uniformità troppo grande potrebbe ridurre la bellezza del corpo. Da ciò l’importanza delle proprie tradizioni, soprattutto per le Chiese d’Oriente degne di onore. Ma più viene dato spazio alla diversità, più si rende necessario un’unica autorità».

«Chi vive in buona fede in una Chiesa separata, non viene considerato come estraneo dalla vera Chiesa (§ 9), ma manca di molti mezzi di salvezza, in particolare della guida tramite l’insegnamento che contribuisce a conservare pienamente fede e usanze. La separazione reca danno alla crescita interna ed esterna della famiglia di Cristo, per questo il desiderio del Concilio è che tutti i ‹dissidenti› siano preoccupati per la perfetta unità del gregge di Cristo e si riuniscano nell’unico ovile (§ 10). Ciò facendo però è sempre da considerare l’eredità comune e il collegamento spirituale ancora esistente: ‹Siamo rimasti fratelli›».

«In seguito ad errori commesse nel passato da ambo le parti, i fratelli dell’unico popolo cristiano se ne sono andati in diverse direzioni, le loro vie si sono separate. Nello spirito di pentimento e di espiazione da parte di tutti i Cristiani avverrà che tutti saranno uniti nell’unica casa del Padre (§ 31)».

«I Cristiani debbono formare un fronte comune contro la penetrazione dell’ateismo e del Comunismo (§ 35)».

«Tutte le parti equivalenti della Chiesa debbono crescere insieme sotto un sol capo che non sia orientale né occidentale, ma il padre di tutti (§ 47)».

«In seguito vengono citate le condizioni concrete preliminari alla riunificazione e, viene descritta la via che porta a quest’ultima. Gli Orientali debbono sapere una cosa: se vogliono unirsi e riprendere il loro posto, non si esigerà da coloro che “tornano a casa” più di ciò che è necessario per diventare membri della Chiesa (§ 48). Devono semplicemente confessare il credo contenente il riconoscimento dell’unità della Chiesa senza rinnegare gli errori. Agli Orientali viene riconosciuto il diritto di conservare le loro discipline (§ 50). Le loro ordinazioni sono valide e possono continuare ad essere esercitate (§ 51)».

«Parliamo dunque con i nostri fratelli quel linguaggio evangelico che essi capiscono e che li tocca. Diciamo loro che il primato di Pietro è anzitutto una diaconia, un compito pastorale, un servizio che il conduttore degli apostoli aveva ricevuto da Cristo, non per esercitare il potere né per regnare, ma per pascere il gregge di Cristo, poiché, in definitiva, il mandato giuridico di Pietro gli è stato conferito in vista del suo compito pastorale. … Questa è la vera immagine del pastore sovrano nella Chiesa, che esercita in modo particolare la sua forza di attrazione sui fratelli separati i quali, tramite l’amore con mano sicura, possono essere condotti verso l’unico asilo di Cristo, che è la Chiesa cattolica».

«Che dovunque oggi, a tutte le Comunità di Cristiani separate e alle quali Dio dà il desiderio di unità tra tutti, sia mostrato il suo vero scopo: la Chiesa quale unica casa di salvezza».

«Il paragrafo seguente (§ 50) fa appello ad ogni Cristiano, quello di dare seguito all’invito della Chiesa madre. L’esistenza di elementi della Chiesa in mezzo a loro, viene visto soltanto come chiamata ad unirsi alla Chiesa cattolica. Ciò vale particolarmente per la Sacra Scrittura e i sacramenti che appartengono alla Chiesa di Cristo e che sono mezzi per raggiungere l’unità. Ciò facendo i Cristiani vengono considerati non soltanto come singoli, ma anche ‹uniti nelle loro Comunità›».

«Tuttavia, ‹chi vuole ubbidire di tutto cuore alla volontà di Cristo e crescere nel grado dell’ecumenismo, sotto la guida dello Spirito di Cristo, deve aderire sempre di più a quella Chiesa che è l’unica casa di Dio con molte dimore, all’unità della fede, alla guida e alla comunione sotto l’autorità del governatore di Cristo›, il Papa romano».

«Tutti i battezzati formano già ora una comunità in Cristo. Anche i Cattolici debbono riconoscere la loro colpa in queste divisioni e pregare Dio che, a modo Suo, riconduca il Suo popolo diviso ad una perfetta unità».

«La necessità di appartenere alla vera e unica Chiesa, sia stabilito nel primo capitolo sull’ecumenismo cattolico quale principio basilare ed esposto in modo da superare le difficoltà e le apprensioni dei fratelli separati».

«Il movimento ecumenico ha a che fare unicamente con la ‹preparazione› delle vie che, alla fine, debbono condurre alla restaurazione dell’unità di tutti i Cristiani nel gregge di Cristo».

È molto interessante leggere i documenti e le dichiarazioni dell’intero Concilio Ecumenico Vaticano II, nell’opera appena citata di Herder. Come conclusione a pagina 747 sta scritto: «Dato a Roma, presso S. Pietro, il 7 dicembre del 1965. Io Paolo, Vescovo della Chiesa cattolica». Tutto è stato fatto perfettamente, al solo scopo che le Chiese separate abbiano libero accesso e siano attratte nelle braccia della Chiesa madre, stese per accoglierle. Tutti quelli che sono stati battezzati con la formula trinitaria vengono riconosciuti dalla Chiesa come validamente battezzati, cosa che non succedeva fino a pochi anni fa, perché i convertiti venivano nuovamente battezzati.

L’ora della decisione è giunta, il momento dal quale non ci sarà più ritorno è arrivato. L’ultimo avvertimento proveniente dal cielo è: “Uscite da essa, o popolo mio, affinché non siate partecipi dei suoi peccati e non abbiate parte alle sue piaghe” (Apoc. 18:4). Chiunque, al momento della completa unione religiosa si troverà nella grande «Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica», non potrà appartenere alla Chiesa di Gesù Cristo. Tutto questo riguarda anche tutti coloro che sono membri di Chiese libere o di Chiese e Comunità di fede protestante, le cui denominazioni, riunite nel Consiglio Mondiale delle Chiese, ritornano nel grembo della Chiesa di Roma. Ogni denominazione porta automaticamente il «marchio della bestia» — il segno di riconoscimento della «Chiesa madre». Chiunque riconosce la dottrina cattolica romana della Trinità ed è stato battezzato con la formula trinitaria, appartiene già alla Chiesa di Roma senza effettuare alcuna adesione.

Il pensiero moderno dell’unità si fonda su un equivoco. Nella preghiera sacerdotale, il Salvatore ha pregato per l’unità dei credenti, ma ciò facendo pensava ai Suoi, non ad un’unità di diverse correnti di fede nella Chiesa di Roma sotto il papato. Ecco le parole della Sua preghiera: “… affinché siano uno come noi siamo uno; io in loro, e tu in me; acciocché siano perfetti nell’unità, e affinché il mondo conosca che tu m’hai mandato, e che li ami come hai amato me” (Giov. 17:22-23). Solo chi è nato di nuovo può essere incluso in questa unità divina. Da una parte, abbiamo l’unità biblica con Cristo nella Sua Chiesa, dall’altra, l’unità non biblica, universale, nella Chiesa di Roma. Che ognuno decida per sé stesso dove desidera stare.

 


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