L’IMPERO
ROMANO
E LA SUA PARTICOLARE IMPORTANZA
NEL TEMPO DELLA FINE
L’Impero Romano è inseparabilmente collegato con
la Chiesa di Roma. Nel tempo di Costantino ebbe origine quale Chiesa
dell’Impero, divenne poi Chiesa popolare e, infine, Chiesa di Stato. Lo
sviluppo religioso sfociò nello sviluppo di un’istituzione statale e,
dall’istituzione religiosa sorse una forma di Stato, lo «Stato Pontificio»,
che esistette per secoli. Nessun’altra istituzione religiosa ha le
caratteristiche di uno Stato, a cominciare della Chiesa d’Oriente fino alla
grande Chiesa anglicana. La Chiesa di Roma è ufficialmente uno Stato
indipendente dentro un altro Stato (Apoc. 17:11), è la più importante potenza
politica sulla terra. Il Vaticano mantiene relazioni diplomatiche con più di
100 Paesi, con lo scambio di ambasciatori, chiamati dalla Santa Sede «Nuntius».
Come mai nessun’altra grande Chiesa ha relazioni diplomatiche? Perché
soltanto la Chiesa di Roma? Perché è uno Stato che, in tutti gli Stati, dà
ordine a tutti coloro che gli appartengono. Essa non è la Chiesa primitiva
fondata da Cristo.
Le visite papali sono visite di un capo di Stato
che viene ricevuto con tutti gli onori. Cristo ha alluso all’Impero Romano che
i papi hanno eretto davanti agli occhi di tutto il mondo, quando parlò del
Regno di Dio? Questa potenza mondiale politica, economica e religiosa può
essere la Chiesa di Cristo? Era questa la volontà di Dio? Qual era
l’intenzione di Gesù Cristo, quando compì la redenzione sul monte Golgota?
Per capire meglio lo sviluppo simultaneo della
storia del potere religioso e temporale, strettamente concatenati, devono
È importante sapere in che modo dominarono queste
potenze totalitarie. Tutto ebbe inizio con Nebucadnetsar che, sotto
l’influenza di fanatici e preso da megalomania, diede improvvisamente
l’ordine di uccidere chiunque si fosse rivolto ad un dio diverso dagli dèi
riconosciuti nel suo impero. Chi non ha sentito parlare dei tre uomini gettati
nella fornace ardente, soltanto perché invocavano e servivano l’unico vero
Dio? Il profeta Daniele venne accusato dello stesso reato e, per questo motivo,
gettato nella fossa dei leoni. Durante un convito comparve ad un tratto uno
scritto a mano sulla parete, il “Mene–Tekel”; il re Nebucadnetsar seppe
così che il suo regno era stato pesato e che i suoi giorni erano stati contati.
Questo si ripeterà alla fine di questa generazione.
Negli ultimi duemila anni il potere è stato
esercitato da Roma in ogni modo, inizialmente in modo politico–pagano, poi
politico–pagano–“cristiano”. Imperatori o, più tardi, papi, tutti hanno
cercato di estendere quell’Impero, di consolidarlo, di difenderlo o di
restaurarlo con ogni mezzo. Tutti gli altri regni, compreso il «British Empire»,
cioè l’Impero Britannico, sono crollati e si sono dovuti sottomettere agli
avvenimenti in corso. Anche il grande Impero Sovietico è crollato, e l’intero
Est europeo viene scosso, affinché possa sorgere quest’unico «Impero
universale».
Nell’Impero Romano, la fede trinitaria cattolica
fu proclamata l’unica valida fin dal IV secolo. Imperatori, papi, principi e
tutti quelli che avevano influenza si sentirono obbligati ad industriarsi con
tutte le loro forze per raggiungere questo traguardo. Chiunque si rivolgeva solo
all’unico vero Dio, come per esempio gli Ebrei e la gente di altra fede,
veniva spietatamente perseguitato. Il fine ha sempre giustificato i mezzi. Le
crociate e molte guerre “sante e giuste” si sono fatte, perché la Chiesa
“santa e giusta” le sosteneva.
Oggi non si può neanche immaginare tutto ciò che
è stato commesso. Chi vede gli strumenti di tortura usati per la “santa”
Inquisizione inorridisce. L’intolleranza verso la gente di altra fede e il
cieco fanatismo religioso degenerato in odio micidiale hanno superato ogni
misura. Alcuni autori hanno tentato timidamente di schiarire questo capitolo
oscuro. Tutte queste atrocità sono state commesse e giustificate solamente
perché, in quell’Impero Romano, doveva valere un’unica fede, quella
rappresentata dalla Chiesa di Roma.
I papi e gli imperatori si dividevano il potere,
regnando con una brutalità indicibile; oggi questo si chiamerebbe «joint–venture»
[«impresa comune» — N.d.T.] o «power–sharing». Il cosiddetto «Sacro
Romano Impero» non è dunque sacro, poiché non è il Regno di Dio, anche se
volontariamente o per ignoranza, viene falsamente presentato come tale. Mai un
apostolo o un uomo di Dio chiamato dal Signore si è mischiato nella politica o
ha esercitato il potere temporale. In tutti i tempi, i veri servitori di Dio
hanno proclamato il Suo Regno e hanno lasciato la politica agli uomini politici.
L’Impero Romano, che possiede potere politico,
economico e religioso, si eleva e si estende nuovamente sotto i nostri occhi.
Un’Europa unita è stata da tempo immemorabile il sogno dei papi e ha una
parte rilevante nelle profezie del tempo della fine.
Senza badare alla forma di governo o al regime
delle singole nazioni — democrazia o dittatura — che appartenevano o
appartengono a questo Impero Romano, le forme di governo e i regimi vennero e
andarono, ma la Chiesa dell’Impero è rimasta saldamente in piedi. Per
impressionare favorevolmente l’opinione pubblica, il Vaticano accetterà tutte
le altre Chiese e Comunità religiose e ne assumerà il comando. Oggi non si
maledice e non si mette più al bando, si tendono le braccia a tutti. Il Papa ha
ricevuto nella stessa settimana un uomo politico proveniente da Israele e il
capo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina; tutti i
responsabili politici e religiosi vengono a lui, senza badare all’ideologia,
poiché hanno compreso che senza questa visita, non avranno la giusta
considerazione, neanche nel loro Paese. Il presidente degli Stati Uniti, George
Bush, dando sicuramente ascolto ai suoi consiglieri, durante il suo viaggio in
Europa nel maggio 1989, come prima cosa presentò i propri rispetti al Papa.
Anche Michail Gorbaciov lo fece, e in quell’occasione fu decisa la
riunificazione delle due Germanie. Dopo l’avvio di questo processo, nel
novembre del 1989, il cancelliere federale Helmut Kohl, da Berlino, ringraziò
pubblicamente il Papa per questo. È così che oggi si fa la politica mondiale!
Secondo le profezie bibliche, dopo tutte le guerre
avvenute, nemici storici diverranno amici e una pace fittizia verrà proclamata,
affinché si adempia ciò che sta scritto: “Quando
diranno: Pace e sicurezza…” (1
Tes. 5:3). In tutta l’Europa stanno avvenendo cambiamenti radicali, nell’Est
e nell’Ovest si ricerca soltanto la pace, per la quale la gente ha dimostrato
usando parole come: «Dalle spade vomeri d’aratro», «Pace senza armi».
Molti progressi sono stati fatti nei negoziati per il disarmo, ma non sarà un
uomo politico a proclamare questa pace, bensì colui che in quel momento sarà
l’Anticristo, e che prima si è presentato quale mediatore e ambasciatore di
pace. Dopo questo, Cristo, il vero Principe della pace, porterà la pace vera ed
eterna.
Queste parole procederanno dalla bocca del capo
religioso che influenza la politica mondiale in modo determinante. Quando alcuni
apologisti cristiani parlano del “superuomo” del tempo della fine e lo
cercano nell’Ebraismo o nell’Islam, dimostrano la loro ignoranza.
Quell’uomo non sarà né ateo né giudeo, né musulmano né buddista o indù;
sarà l’uomo “incoronato” che si considera dominatore sul mondo intero. Lo
stesso uomo, che prima si dimostra gentile e buono, nell’ora X, appena Satana
sarà entrato in lui come in Giuda e ne avrà preso possesso, renderà piena la
misura del peccato e dell’empietà.
La realizzazione delle profezie bibliche concerne
in primo luogo l’«Europa Unita» e non la Cina o gli Stati Uniti. Il pastore
Markmann scrive a questo proposito: «Dopo
l’ultima guerra il Vaticano si è logicamente adoperato per una nuova Europa
unita. Papa Paolo VI ha continuamente e particolarmente sottolineato il pensiero
di unificazione dell’Europa. Già i suoi predecessori, Pio XII e Giovanni
XXIII, si pronunciarono per la creazione di un’unione europea a carattere
supernazionale. Paolo VI mise in rilievo che ‹è stata la fede cattolica che
nel passato ha “fatto” l’Europa; questa può contribuire in misura
incomparabile ad infondere vitalità spirituale in quella cultura comune
fondamentale che dovrebbe animare un’Europa unita spiritualmente e
politicamente›. Egli dichiarò nel 1963 che la necessità che l’Europa si
unisca diventa di giorno in giorno più urgente» (O. Markmann, Endzeit,
Entrückung, Antichrist, pag. 70).
Il Vaticano è stato la forza motrice per la
realizzazione del Trattato di Roma. Nel 1970 allacciò rapporti diplomatici con
la commissione CEE (Comunità Economica Europea) a Bruxelles. Si arriverà ad
un’intera Europa unita. Michail Gorbaciov, apprezzato e stimato nel mondo
intero, a suo tempo ha rimesso in rilievo il concetto di «costruzione della
casa europea», già espresso alla realizzazione del Trattato di Roma nel 1957.
Uomini politici ed ecclesiastici rinomati hanno ripreso questo disegno. Di
recente, tutte le voci influenti e importanti parlano decisamente di unione
dell’Europa intera.
«Il Papa
chiama ad un’‹Europa senza frontiere›. Il Papa ha chiamato alla
costruzione di un’‹Europa senza frontiere› che non nega le sue radici
cristiane. Questo ‹progetto di un’Europa senza frontiere›, il Papa lo
affida all’intercessione della Madre di Dio, Maria, come ha detto lunedì
davanti a circa 6.000 persone a Covadonga, nell’Asturie, ultima tappa del suo
viaggio di tre giorni in Spagna» (Frankfurter Allgemeine Zeitung, 22 agosto
1989).
È sempre al Papa che è venuta l’idea giusta per
superare l’abisso tra l’Est e l’Ovest. La seguente citazione dà ulteriori
chiarimenti a questo proposito: «L’interesse
pressante del Papa ad un’Europa unita su base religiosa cattolica viene
espresso anche nella proclamazione dei patroni d’Europa. Già papa Paolo VI
aveva proclamato ‹Benedetto da Norcia› quale patrono d’Europa. Papa
Giovanni Paolo II ha proclamato ora quali altri patroni d’Europa per la Chiesa
universale cattolica i santi fratelli ‹Cirillo› e ‹Metodio›, che hanno
operato nel IX secolo come apostolo e dottore degli Slavi».
«‹Papa
Giovanni Paolo II, con la proclamazione solenne dei santi Cirillo e Metodio
quali patroni, desidera d’un lato mettere in evidenza il loro contributo
decisivo per la nascita dell’Europa, dall’altro desidera mettere in rilievo
che il profilo spirituale e culturale dell’Europa fu improntato non soltanto
dalla civilizzazione latino–romana e
dalle tradizioni spirituali dell’Occidente, ma anche dalla cultura classica
greca e dalla tradizione bizantina e bizantino–slava›».
«Il presidente
della Conferenza episcopale tedesca, il cardinale Josef Höffner, dichiarò a
questo proposito a Colonia, che l’operato dei due nuovi patroni quali
‹apostoli degli Slavi› può essere paragonato a ciò che San Benedetto ha
compiuto nell’Europa occidentale e centrale. Tutt’e tre i santi sono con
questo gli ‹edificatori spirituali dell’Europa, e precisamente dell’intera
Europa›».
«La decisione
del Papa sia un invito pressante rivolto a tutti, perché si affidi
all’intercessione di questi tre grandi santi ‹l’intera Europa anche nel
quadro dei passi decisivi già intrapresi sulla via alla piena unità tra la
Chiesa cattolica e quella ortodossa…›» (O. Markmann, Endzeit, Entrückung, Antichrist, pagg.
72–73).
Tramite i suoi organismi, il Vaticano sostiene la
parte principale nel processo di unificazione dell’Europa, sia politicamente
che religiosamente e, senza esso, le profezie del tempo della fine sarebbero
impensabili. Dopo la Seconda guerra mondiale, col passare del tempo, la sua
strategia è fondamentalmente cambiata, pur conservando lo stesso traguardo:
opera senza usare la forza. La Seconda guerra mondiale viene considerata da
alcuni esperti come un tentativo di creare forzatamente un’Europa cattolica
tramite la potenza militare.
Il Bolscevismo ateo fu considerato dal Vaticano,
dall’intera curia e dai governi occidentali il più grande pericolo per
l’Occidente cristiano. Mussolini si mise al servizio della Chiesa di Roma
quando, nel 1929, cedette al Papa di allora, Pio XI, l’attuale «Stato del
Vaticano» come territorio autonomo. Da quel momento il Vaticano è nuovamente
diventato
Molti storici si sono occupati del ruolo della
Chiesa di Roma fino al 1945. Ecco alcune citazioni tratte dai capitoli 67 e 68
del libro Abermals krähte der Hahn
del dott. Karlheiz Deschner, che ha ricercato i fatti storici in modo accurato.
«Il primo servizio
che l’ex socialista (Mussolini)
rese alla Santa Sede era di natura finanziaria. Egli salvò dalla bancarotta il
Banco di Roma, al quale sia la curia che parecchi dei suoi dignitari avevano
affidato grandi somme, intervenendo a spese dello Stato italiano con 1,5
miliardi di lire circa. … Il cardinale Vannutelli, il decano del cosiddetto
Sacro Collegio, dichiarò già allora, che egli (Mussolini) è
‹scelto per la salvezza della nazione e per la restaurazione della sua
prosperità›».
«Il 13
febbraio del 1929, papa Pio XI si trovò di nuovo nella necessità di nominare
Mussolini come l’uomo ‹che ci ha mandato la Provvidenza›. … Tra
parentesi sia notato che dopo la firma dei ‹Patti Lateranensi› anche il
primo borgomastro di Colonia di allora, Konrad Adenauer, in un telegramma di
congratulazioni, assicurò Mussolini che ‹il suo nome sarà iscritto con
lettere d’oro nella storia della Chiesa cattolica›».
«Mentre quasi
l’intero mondo condannò l’aggressione fascista (in Abissinia), la Chiesa cattolica, particolarmente l’alto clero italiano, si mise
dalla parte di Mussolini. Il 27 agosto del 1935, allorché in Italia i
preparativi di guerra andavano a pieno regime, il Papa proclamò che una guerra
difensiva (!) avente come scopo l’espansione (!) di una popolazione crescente
può essere giustificata e giusta. Solo pochi giorni dopo, quattro settimane
prima dell’attacco, 19 arcivescovi e 57 vescovi mandarono a Mussolini un
telegramma pubblicato nell’‹Osservatore Romano›, in cui si diceva:
‹L’Italia cattolica prega per la crescente grandezza della sua cara patria,
che tramite il suo governo è più unita che mai›. … L’arcivescovo di
Taranto, dopo aver detto una messa su un sottomarino, chiamò l’aggressione
‹una guerra santa, una crociata›. … L’arcivescovo di Milano, il
cardinale Schuster, che aveva benedetto nell’autunno del 1935 le truppe che
andavano in guerra, paragonò Mussolini a Cesare Augusto e Costantino e insegnò
alla gioventù delle scuole italiane che, tramite l’opera del Duce, ‹Dio
aveva risposto dal cielo›. … Il 12 gennaio del 1938 Mussolini ricevette 72
vescovi e 2340 sacerdoti al Palazzo Venezia, dove l’arcivescovo Nogara in un
discorso chiese a Dio di assistere il Duce in tutte le battaglie, per la
prosperità dell’Italia cristiana. … ‹Con entusiasmo pio, con la voce e
con il cuore del popolo esclamiamo: Viva il Duce!›».
«Già nel 1933
i vescovi spagnoli in una lettera pastorale e il Papa in un’enciclica del 3
giugno, chiedono una ‹crociata santa per la piena restaurazione dei diritti
ecclesiastici›. … Il cognato di Franco, Serrano Suñer, segretario
dell’organizzazione della Gioventù cattolica, più tardi ministro
dell’Interno e degli Esteri, era un amico di Mussolini e di Hitler e, alla
fine del giugno 1942, venne decorato dal Papa con la ‹Gran croce dell’Ordine
di Pio IX›. Due mesi prima Suñer aveva espresso al corrispondente di un
giornale danese che già 15.000 Spagnoli combattevano al fronte orientale e che
il loro numero, nel caso la Germania lo richiedesse, sarebbe stato portato ad un
milione. … Il 30 agosto del 1936, i vescovi tedeschi, su diretto ordine del
cardinale segretario di Stato Pacelli, pubblicarono una lettera pastorale, nella
quale riguardo alla Spagna stava scritto: ‹Quale compito tocca a questo
proposito al nostro popolo e alla nostra patria, risulta da sé. Possa il nostro
Führer, con l’aiuto di Dio, aver successo nel compiere questa opera
immensamente difficile di difesa (!) con fermezza incrollabile e con la più
fedele partecipazione di tutti i connazionali›. Il 3 gennaio del 1937 i
vescovi tedeschi operarono nuovamente sui loro credenti, nuovamente con riguardo
alla Spagna: ‹Carissimi diocesiani! Il Führer e cancelliere del Reich, Adolf
Hitler, ha avvistato da lontano l’avvicinamento del Bolscevismo e ha già
volto i suoi pensieri e le sue preoccupazioni verso l’allontanamento di questo
immenso pericolo dal nostro popolo tedesco e dall’Occidente›».
«Nello stesso
anno (1933) il cattolico von Papen concluse il concordato tra la Germania
nazista e il Vaticano. … Dal 1934 al 1938 von Papen, quale ambasciatore
tedesco a Vienna, preparò la presa di potere nazista in Austria».
«I vescovi
tedeschi non protestarono mai per le migliaia di omicidi legali dei loro
avversari, contro la persecuzione di liberali, democratici e comunisti, perché
questo era proprio ciò che essi volevano. … Non protestarono mai contro gli
orrendi pogrom, contro la distruzione di più di duecento sinagoghe, contro
l’umiliazione, la deportazione e il gassare degli Ebrei, che la loro Chiesa ha
ripetutamente perseguitato e ucciso per un millennio e mezzo. Non protestarono
mai contro il sistema del nazionalsocialismo come tale, anzi, religiosi
altolocati come il cardinale Faulhaber di Monaco, il cardinale Schulte di
Colonia, il vescovo Matthias Ehrenfried di Würzburg e altri (nell’anno 1935)
dichiararono la loro piena disponibilità a collaborare col Nazismo e
deplorarono la sua eliminazione».
«L’11 marzo
del 1938 le truppe di Hitler occuparono l’Austria. D’accordo con il
Vaticano, il cardinale Innitzer, che aveva raccomandato la sottomissione a
Schuschnigg e aveva dichiarato: ‹L’annessione è inevitabile›, festeggiò
l’ingresso delle forze armate col suono delle campane e mettendo delle
bandiere con la croce uncinata alle chiese. E incaricò il suo clero a fare lo
stesso. Il 12 marzo l’obbligò a celebrare una messa di ringraziamento. Quando
il 15 marzo Hitler ricevette in udienza il cardinale e gli assicurò la tutela
dei diritti ecclesiastici, tutti i vescovi austriaci, ad eccezione del vescovo
di Linz, invitarono il popolo a votare per Hitler, e conclusero il loro appello
col saluto: ‹Heil Hitler!›».
Considerato il fatto che l’obiettivo politico di
questa Chiesa universale è rimasto lo stesso, gli avvenimenti del passato
devono essere intesi come un avvertimento per il futuro. Il cosiddetto «Sacro
Romano Impero di Nazione Germanica», comprendeva potere religioso e politico.
Questa espressione ha la sua giustificazione perché il Vaticano si è servito
particolarmente dei Tedeschi per il raggiungimento dei suoi fini. La Germania
sostiene la parte principale anche nel processo di unificazione dell’Europa;
è la “locomotiva dell’intero treno” e la “piattaforma girevole”
dell’Est e dell’Ovest. Gli storici, per avvedutezza o per paura della Chiesa
di Roma, non hanno descritto o hanno trattato molto vagamente questo spinoso
capitolo religioso.
Prima dell’inizio della Seconda guerra mondiale,
il Vaticano concentrò la sua attenzione sulla Germania che stava divenendo
sempre più potente. Iniziò con la Baviera cattolica, soprattutto a Monaco,
dove soltanto nel 1923 era fallito il tentativo di colpo di Stato di Hitler. Nel
1924 il Vaticano concluse un concordato con la Baviera. È da notare che colui
che in seguito divenne Papa col nome di Pio XII era in quegli anni nunzio a
Monaco e poi a Berlino.
Già nel 1938, nei campi di concentramento tedeschi
c’erano circa 40.000 oppositori politici, e tutto avveniva senza che qualche
dignitario alzasse la voce in difesa di questa gente privata della propria
dignità. Franz von Papen, da buon cattolico, dichiarò: «Il
Nazismo è una reazione cristiana contro lo spirito del 1789» (E. Paris,
L’histoire secrète des Jésuites, pag. 217), riferendosi con questo alla
Rivoluzione francese, che aveva portato alla separazione della Chiesa dallo
Stato e alla fine del «Sacro Romano Impero di Nazione Germanica». Quando
all’estero cominciavano a farsi sentire delle voci contro quanto avveniva in
Germania, Julius Streicher, l’editore del settimanale «Der Stürmer» si
difese dicendo: «… questa è la propaganda anglosassone dei Protestanti contro di noi».
Chi aveva le spalle coperte dal Papa si sentiva forte oltre ogni misura.
Gli iniziati sanno pure che il Vaticano voleva
mettere a posto, cioè vincere, non soltanto il Bolscevismo come oppositore
politico, ma anche la Chiesa d’Oriente scissionistica come rivale religioso.
Solo chi sa che le SS di Hitler, alle quali apparteneva anche Goebbels, furono
soprattutto organizzate e guidate da Gesuiti in divisa, capisce perché
all’ingresso delle truppe tedesche in Russia, nell’Ucraina cattolica romana
non venne danneggiato nessun edificio religioso, mentre nel resto della Russia
ciò avvenne senza riguardo. Riportiamo ancora alcune citazioni tratte dai
capitoli 67 e 68 del libro Abermals krähte
der Hahn del dott. Karlheinz
Deschner:
«Dopo
l’aggressione tedesca contro l’Unione Sovietica nel 1941, il vescovo
militare (Franz Justus Rarkowski) —del quale veniva ammesso perfino negli
ambienti cattolici che le sue lettere pastorali ‹abbondano…› così tanto
‹di sostegno alla guerra nazionalsocialista› — indirizzò una parola
pastorale ai Cattolici appartenenti alle forze armate, dove tra l’altro sta
scritto: ‹Come già così spesso nella storia, la Germania è diventata nel
presente salvatrice e pioniere dell’Europa. … Molti Stati europei… sanno
che la guerra contro la Russia è una crociata europea. Questo potente evento
del vostro impegno nell’Est vi renderà coscienti di quanto indicibilmente
grande è la fortuna che possiamo essere dei Tedeschi›».
«E in un
memoriale di tutti i vescovi cattolici della Germania del 10 dicembre del 1941,
i dignitari ecclesiastici dichiarano: ‹… Con soddisfazione seguiamo il
combattimento contro la potenza del Bolscevismo, contro il quale noi, vescovi
tedeschi, abbiamo messo in guardia ed esortato alla vigilanza i Cattolici della
Germania, tramite numerose lettere pastorali, dal 1921 al 1936, com’è noto al
governo del Reich›».
«Dunque, il
grande Papa della pace tacque. Egli tacque anche riguardo alla distruzione delle
quasi duemila chiese, delle più di cinquecento sinagoghe e all’assassinio di
numerosi religiosi durante la guerra nell’Est. Ora il Vaticano voleva
diffondere il Cattolicesimo anche nella Russia ortodossa come negli altri
territori occupati dagli eserciti di Hitler. … Già nel 1940 c’erano stati
dei colloqui da parte del generale dei Gesuiti, il conte Ledochowski
(1866–1942, generale dell’Ordine dal 1915), con rappresentanti della Gestapo
riguardo ad una collaborazione dei Gesuiti con le SS e la Gestapo. … In quel
documento si dice che fin dal 1919 il Vaticano ha cercato di rovesciare il
regime comunista. … Il Vaticano si propose di ‹mandare tanti sacerdoti
quanto possibile nei territori occupati dalla Russia per preparare il terreno
per i piani ulteriori della politica vaticana verso la Russia›. L’8 novembre
del 1941, il comando supremo della Wehrmacht
invitò tutti i generali degli eserciti tedeschi nell’Est, in
‹considerazione dell’accordo col Vaticano… di facilitare l’azione
missionaria dei sacerdoti cattolici nei territori occupati›. … E un capo del
servizio segreto tedesco, il generale delle SS Schellenberg, in un resoconto di
cinque pagine indirizzato al Ministero degli Affari Esteri riguardo ad una
conversazione col Papa, scrive: ‹Il Papa non lascerà nulla di intentato per
assicurare una vittoria tedesca. Il suo traguardo è la distruzione della
Russia›».
«… Il dott.
Adenauer, 20 anni dopo disse: ‹Per questo serbiamo di fronte a questo mondo
(dell’Est) che, in fondo, è il nostro nemico
mortale, la più grande vigilanza›. … ‹Non si tratta solo della zona
d’occupazione sovietica, ma della liberazione dell’intera Europa dell’Est
dietro alla cortina di ferro›. … ‹La Germania non sarà preda del
Comunismo ateo, ma lo farà cadere›».
Nell’aprile del 1941, all’ingresso delle truppe
tedesche in Jugoslavia, i Croati di fede cattolica romana vennero risparmiati,
mentre i Serbi ortodossi furono trucidati in massa. Il movimento
cattolico–fascista della Croazia — gli Ustascia — patteggiò con il
comando militare delle forze d’occupazione, comando largamente dominato da
Cattolici. È noto che l’arcivescovo Stepinac si occupò del coordinamento e
che personalmente riferì al Papa che 250.000 Serbi erano stati forzatamente
convertiti al Cattolicesimo romano. Dei quasi 2 milioni di Ortodossi che la
Croazia contava, secondo dati ufficiali, 600.000 furono assassinati; alcuni
valutano che le persone trucidate furono perfino 800.000. Non furono
spietatamente massacrati soltanto Ebrei o altri gruppi etnici, ma anche delle
minoranze appartenenti allo stesso popolo, solo perché avevano un’altra
convinzione di fede.
All’ingresso delle truppe naziste in Polonia, i
Protestanti tedeschi subirono un massacro. Il cosiddetto Blutbad di Bromberg è diventato un fatto noto. Allora si diceva che
più di 40.000 persone — principalmente uomini — sono stati spietatamente
massacrati nei territori sotto amministrazione polacca e, a quanto si dice,
l’invito a questo era partito dai pulpiti. Recentemente il numero dei morti è
stato dichiarato di molto inferiore.
Non è difficile immaginare ciò che Hitler
intendeva dire con le seguenti parole: «Io
ho però bisogno per la costruzione di un grande movimento politico sia dei
Cattolici della Baviera che dei Protestanti della Prussia. Il
resto viene dopo» (K. Deschner, Ein Jahrhundert der Heilsgeschichte,
Vol. I, pag. 360).
Eminenti teologi evangelici hanno collaborato col Nazismo in opposizione alla «Chiesa
confessante»; in questo modo, invece di essere sotto la benedizione eterna di
Dio, si sono caricati della maledizione temporale. Ciò che sarebbe venuto dopo,
lo avremmo sperimentato se Hitler avesse vinto. All’azione di epurazione degli
Ebrei, delle minoranze etniche e degli oppositori politici, sarebbe seguita una
seconda azione, quella di epurazione dei Protestanti.
Il 9 aprile del 1945, un mese prima della fine
della guerra, per ordine del Cattolico Himmler, il pastore luterano Dietrich
Bonhoeffer, dopo due anni di prigionia, venne giustiziato a Flössenberg. Nel Terzo
Reich erano vietati tutti i gruppi giovanili protestanti. Prima, i portavoce
della «Chiesa confessante» che si erano pronunciati pubblicamente contro la
dittatura nazionalsocialista, e poi tutti i credenti delle Chiese e Comunità
libere, avrebbero subito le stesse conseguenze. La convinzione naturale della
Chiesa di Roma e del dittatore ad essa fedele, la convinzione cioè che
nessun’altra fede all’infuori della sua ha diritto all’esistenza, è
mortale per tutte le altre. Deve essere detto con rispetto, che anche tra i
Cattolici, la coscienza ammoniva e che alcuni singoli alzarono la voce contro
l’ingiustizia.
In base ai fatti, possiamo senz’altro chiederci,
se oggi ci sarebbero ancora la Chiesa protestante, le Chiese e Comunità
cristiane libere, in un’Europa governata da un regime tedesco–hitleriano.
Fin dal tempo della Riforma, i Gesuiti e le loro organizzazioni vogliono
presentare al Papa «la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica», come dice
la professione di fede cattolica. «Papa
Benedetto XV nel 1915 (!), nel bel mezzo della Tregua di Dio, qualifica i
seguaci della ‹setta evangelica› come ‹emissari di Satana›, che
edificano dei ‹pulpiti pestiferi›, e i suoi funzionari ecclesiastici quali
‹briganti e ladri›» (O. Markmann, Irrtümer der katholischen Kirche,
pag. 22). La seguente citazione è incomprensibile per tutti: «Il
gesuita Mayrhofer di Ingoldstadt insegnava nel suo ‹Specchio del
predicatore› che chiedendo la messa a morte dei Protestanti non si andava di
più contro la giustizia che esigendo la pena capitale per i ladri, per gli
assassini, per i falsari e i sediziosi» (E. Paris, L’histoire secrète
des Jésuites, pag. 56).
L’atteggiamento della Chiesa di Roma durante la
Seconda guerra mondiale può essere appreso da un’ampia raccolta di documenti.
Il 3 maggio del 1945, alla morte di Hitler, il Vaticano, per mezzo del generale
Franco, fece pubblicare a Madrid dalla stampa spagnola la seguente
dichiarazione: «Adolf Hitler, figlio della
Chiesa cattolica, è morto in difesa della Cristianità. Si comprenderà dunque
che la nostra penna non trovi parole per piangere la sua morte, allorché ne
aveva trovate tante per esaltare la sua vita. Sulle spoglie mortali si erge la
sua figura morale vittoriosa. Con la palma del martirio, che Dio dia ad Hitler
gli allori della vittoria» (E. Paris, L’histoire secrète des Jésuites,
pag. 273).
Molti che hanno gridato «Heil Hitler!», «Viva
Hitler!», non sapevano veramente cosa facevano, ma i dignitari di quel tempo
non avrebbero dovuto saperlo? Eppure tendevano le braccia e con il saluto «Heil
Hitler!», testimoniavano che la salvezza sarebbe venuta da Hitler invece che da
Dio. [Heil significa «salvezza» —
N.d.T.]. Come classe 1933 ho vissuto questo personalmente e spesso ho osservato
le parate dell’esercito! Che grandiosità c’era quando tutti gridavano
all’unisono: «Sieg Heil! Sieg Heil!». [Sieg
Heil! significa «Viva la vittoria!» — N.d.T.]
Con il crollo della dittatura di Hitler, molti si
resero conto del fatto di appartenere ad una generazione sedotta, perfidamente
illusa e ingannata. La scoperta delle atrocità e la rivelazione
dell’Olocausto ha lasciato tanti senza parole. Ancora oggi molte persone
negano questi fatti, semplicemente perché non riescono ad inquadrare e a capire
le crudeltà commesse, compreso il gassare di uomini, donne e bambini innocenti.
Nel XX secolo, sono stati commessi i crimini più orribili nel Nome di Dio e del
popolo tedesco. Nelle orecchie di tanti, ancora oggi, suonano le parole
propagandistiche del Nazismo; parecchi ricordano anche che fu proclamato con
entusiasmo: «… e una sola fede nel mondo intero…». Sulla fibbia dei
soldati era scritto: «Dio con noi!». Che bestemmia!
Durante la Seconda guerra mondiale sono stati
uccisi più di 55 milioni di uomini, ma gli autori veri e propri vennero
risparmiati. «Il cardinale Frings di
Colonia che già il 16 dicembre del 1945 in un discorso alla radio aveva
richiesto un Occidente improntato dal Cristianesimo, vale a dire dal
Cattolicesimo romano, al Convegno nazionale cattolico di Bonn in Germania del 23
giugno del 1950, chiese pubblicamente per primo, il riarmo dei Tedeschi e una
pace basata sull’‹ordine di Dio›! … Il vescovo Muench, come Pio XII, nel
1945, in una lettera pastorale, chiedeva ‹indulgenza› verso i criminali di
guerra tedeschi. Nel 1951 questi ricevette la ‹Gran croce federale al
merito› dal presidente della Repubblica federale tedesca e fu nominato
cardinale da papa Giovanni XXIII» (K. Deschner, Abermals krähte der Hahn,
pagg. 647–650).
La seguente citazione è particolarmente
informativa: «Dopo il crollo del dominio
cattolico, è significativo che proprio alcuni conventi francescani all’estero
divennero rifugio dei massacratori, Klagenfurt in Austria, Modena in Italia, e
anche in Francia» (K. Deschner, Abermals krähte der Hahn, pag. 625). È
ovvio che questi erano informati e sapevano dove trovare non solo delle porte,
ma anche delle braccia aperte. Perfino Paul Touvier, l’aiutante francese del
massacratore di masse Klaus Barbie, il boia di Lione, fu arrestato nel maggio
del 1989 in un monastero cattolico, dove aveva goduto prosperità per molti
anni.
Dopo la disfatta dell’esercito tedesco a
Stalingrado, il Papa cercò di tirare dalla sua parte gli Stati Uniti per
opporre resistenza al Bolscevismo. L’unica condizione che il presidente
Roosevelt pose era che Hitler doveva ritirarsi. Il Papa supplicò quest’ultimo
di cedere per la causa; questa volta però ricevette un rifiuto dal dittatore,
ormai assetato di potere, che faceva orecchie da mercante. I vescovi cattolici
che, in marzo 1933, avevano manifestato la loro solidarietà ad Hitler alla Conferenza di Fulda, nel 1945 dissero tutto il contrario e
introdussero una nuova strategia, per poter raggiungere il traguardo di
un’Europa politico–religiosa unita.
Ciò che non è stato raggiunto con le armi, ora,
diventerà realtà — in breve — per via diplomatica. Mentre ancora milioni
di persone, di profughi, di prigionieri di guerra, di deportati, in campi di
lavoro sopportavano le conseguenze della guerra, il clero, non toccato dal
tutto, cambiava rotta e issava la bandiera secondo il nuovo vento. Gli innocenti
soffrivano mentre i veri colpevoli, in sicurezza, continuavano a sostenere la
loro parte con grande imponenza.
Fin dal Concilio Vaticano Secondo (1962–1965),
“gli scambi sono stati nuovamente manovrati”. Le Chiese protestanti non
vengono più maledette e definite apostate, ma, ai fratelli separati, si dà il
benvenuto e si ricevono a braccia aperte. La Controriforma è terminata, ma
stranamente, non una delle molteplici maledizioni formulate contro i Protestanti
— soprattutto al Concilio di Trento — è stata ritirata. Fino ad oggi, la
Chiesa di Roma non ha mandato neanche una parola di scusa agli Ebrei, ai
Protestanti e alla gente di altra confessione.
La vita degli altri non ha mai avuto importanza per
gli imperatori di Roma. Chiunque era d’intralcio alle pretese del potere,
adulto o bambino, nemico politico o religioso, veniva eliminato. Nerone,
Diocleziano, Costantino e altri hanno iniziato, e i papi hanno continuato in
questo andazzo. Tutti coloro che non si piegavano, il cui unico crimine era di
non parteggiare per la Chiesa cattolica romana, venivano perseguitati e uccisi
senza badare se fossero pagani, Ebrei, Musulmani o Cristiani di altra
confessione.
Costantino è il vero fondatore di questa «Chiesa
dell’Impero» e del brutale esercizio del potere da parte di essa. Asseriva di
aver avuto una visione della croce nella quale appariva in latino la scritta: «In
questo segno vincerai». Questo massacratore che, nella propria famiglia, fece
uccidere due suoi cognati, Licinius e Bassanius, il figlio di Licinius, il
suocero Massimiliano, suo figlio Crispus e la moglie Fausta, era nello stesso
tempo un abile politicante. Per lui la Chiesa significava potere e se ne servì,
ma lasciò fare anche i pagani. Da allora sorse la Chiesa dell’Impero
pagano–“cristiana”, legata a persecuzioni e assassini. Il principe della
Chiesa, Agostino, 70 anni dopo, esaltò la Chiesa quale «Stato teocratico».
Secondo lui, Satana era stato legato, ma non era così: era stato messo in
libertà!
L’anniversario del dio sole fu dichiarato
anniversario del Figlio di Dio. Giove, Diana e gli altri dèi furono abbassati,
Pietro, Maria e altri furono proclamati santi e innalzati. In fondo, nel
“Cristianesimo” sorto in quel tempo si ebbe una piena accettazione del culto
greco–romano degli dèi e la sua continuazione. Gli dèi pagani furono solo
sostituiti con santi e patroni. L’intera popolazione fu costretta con la forza
a sottomettersi a quel potere politico–religioso, e chiunque non voleva o non
poteva sottomettersi per motivi di coscienza veniva eliminato. La collaborazione
tra lo Stato e la Chiesa non lasciò alcuna chance alle persone di altra
confessione — negli affari, nel campo professionale, nelle corporazioni —
dovunque, boicottaggio e persecuzione erano all’ordine del giorno.
Solo quando si scuserà per la morte di milioni di
persone private della vita a cagione del suo modo di agire, la Chiesa romana avrà
il diritto di parlare di «protezione della vita del nascituro». Si vuole
proteggere la vita di quelli che non sono ancora nati, mentre i nati erano
selvaggina libera! Non sono stati proprio i papi a bandire le crociate e a
benedire i mercenari per la cui vita non avrebbero dato nulla? In queste guerre
religiose, si è avuto riguardo per le donne incinte e i bambini, insomma per la
vita umana in genere? È penoso il fatto che, anche nelle vicinanze di alcuni
conventi, sono stati portati alla luce degli scheletri di bambini!
Nel «Catechismo cattolico per adulti», la Chiesa
viene definita sacramento. Si è a conoscenza che nella Chiesa di Roma ci sono
sette sacramenti, ma che la Chiesa stessa sia un sacramento è qualcosa di
nuovo. Citazione: «La Chiesa quale sacramento dello Spirito. Difficoltà con la Chiesa.
Alla domanda sul luogo dove si trova lo Spirito Santo, il Credo della Chiesa
risponde con l’enunciazione: ‹Credo (a) la Chiesa, una, santa, cattolica e
apostolica›. La Chiesa afferma dunque che lo Spirito di Gesù Cristo continua
ad operare nella storia in essa e tramite essa. Crede di essere il luogo, sì il
sacramento, cioè il segno e lo strumento dello Spirito Santo»
(Katholischer Erwachsenen–Katechismus, pag. 256).
Tra la professione di fede puramente verbale e la
realtà esiste però un’enorme differenza: è ovvio che non è stato lo
Spirito di Cristo ad operare in modo così crudele nella storia della Chiesa.
Poiché quanto avvenne è conosciuto anche dalla Chiesa, sulla stessa pagina del
«Catechismo cattolico per adulti» è stata presa posizione riguardo a ciò,
affermando che: «Difficilmente un’altra
enunciazione di fede suscita tanta incomprensione, contraddizione, sì,
inimicizia come questa. Anche molti Cristiani cattolici praticanti hanno
difficoltà con la Chiesa. Non pochi dicono: ‹Gesù, sì — Chiesa, no!›. L’obiezione
maggiore contro la Chiesa è che, nel corso della sua storia, ha tradito il
messaggio originale di Gesù. Perché Gesù — così si obietta — era povero
e ha preso partito per i poveri; la Chiesa invece è ricca, patteggia con i
ricchi e i potenti ed è fallita davanti alla questione sociale. Gesù predicava
l’amore fino all’amore per i nemici; la Chiesa, al contrario, è
intollerante, e come prima di tutto lo dimostra l’Inquisizione: perseguitò i
suoi avversari con brutale crudeltà. … Cosa deve dire un Cristiano cattolico
di fronte a questo ‹elenco di peccati›? Non ha bisogno di abbellire o di
nascondere nulla. Proprio la Chiesa che proclama il perdono dei peccati può
confessare la propria colpa confidando nel perdono di Dio, come fece papa
Adriano VI al Reichstag a Norimberga (1522–1523) o papa Paolo VI durante il
Concilio Vaticano Secondo (1962–1965). Il Cristiano dunque non ha bisogno di
negare il lato oscuro della storia della Chiesa».
Nel cospetto di Dio le cose non verranno
giustificate così semplicemente come nel «Catechismo cattolico per adulti».
Può esservi perdono soltanto dove c’è autentico pentimento; Dio non perdonerà
queste atrocità, ma vendicherà il sangue innocente versato (Apoc. 6:9-10,
18:7-8), poiché tutto è stato fatto deliberatamente. Se non fosse imminente
un’altra persecuzione dei veri Cristiani, si potrebbe considerare chiuso il
capitolo, ma secondo le profezie apocalittiche, tra breve ci sarà l’unione
politico–religiosa, dopo, il boicottaggio e la persecuzione, fino a “…
che nessuno può comprare o vendere…” (Apoc. 13:17). Come accadde agli
Ebre non soltanto nel Terzo Reich, così accadrà durante un breve periodo di
persecuzione ai Cristiani che credono unicamente secondo la Sacra Bibbia. Il
loro crimine consisterà nel non appartenere ad una denominazione riconosciuta
e, di conseguenza, al Consiglio Mondiale delle Chiese o alla Chiesa di Roma.
Saranno considerati eretici e, quindi, non tollerati dalla società. Quando, in
cerca di lavoro si dovrà indicare la religione, si potrà subito decidere se
dare o no il lavoro. Riusciranno gli uomini politici a proteggere la dignità e
la vita, in particolare quella delle persone di opinione diversa o di altra
confessione?
A conferma della parola della Sacra Bibbia, a
questo regno — chiamato in linguaggio biblico «bestia» — è stato dato un
colpo, una ferita di spada (Apoc. 13:14). La Spada dello Spirito è la Parola di
Dio e, con la Parola di Dio, i riformatori hanno dato a questa potenza una
ferita mortale. Poiché tutti i riformatori rappresentavano un disturbo, una
minaccia per questa potenza mondiale, dovevano essere considerati come servi di
Satana. Come predetto nella profezia biblica, la piaga mortale verrà sanata e
tutto il mondo si meraviglierà (Apoc. 13:3, 12). Questo processo di guarigione
è già molto avanzato.
All’origine, tutte le Chiese protestanti, le
Chiese e Comunità cristiane libere hanno avuto come scopo la proclamazione
dell’Evangelo; oggi, però, il maggior numero di esse ha solo delle tradizioni
che sono state loro tramandate. I capi delle singole denominazioni sono
spiritualmente di corta veduta e non vedono dove conduce la via intrapresa.
Anche quelli che si annoverano tra i fondamentalisti non riescono ad inquadrare,
alla luce della Parola rivelata, le profezie bibliche che si stanno adempiendo.
Gli uni sono caduti vittima della «smitizzazione», gli altri della «Teologia
della liberazione». Anche tra i Protestanti è rimasto un “Cristianesimo”
popolare e nominale, un “Cristianesimo di certificati di battesimo e di
matrimonio”. Solo poche persone hanno fatto un’esperienza con Cristo e
possono essere definite credenti biblici.
Per la preparazione del Concilio Ecumenico Vaticano
Secondo, venne creato nel 1960 da papa Giovanni XXIII il Segretariato per le
questioni ecumeniche, presieduto dal cardinale Agostino Bea. Un ingente lavoro
è stato compiuto; le enunciazioni riguardanti ogni Chiesa separata sono state
scritte in modo conciliante, tanto che le Chiese, riconoscendo il proprio
linguaggio, passano sopra a divergenze insuperabili. Nel suo Lexikon für Theologie und Kirche, (Vol. 13, pagg. 12–26), Herder
scrive sul tema «Ecumenismo e Unità», trattato nel Concilio Vaticano Secondo,
in modo molto informativo per tutti coloro che desiderano prenderne atto:
«Il
Segretariato è un canale di comunicazione creato in virtù dell’autorità
papale e un mezzo che aiuta a realizzare la piena unità in tutte le forme
possibili di collaborazione. … Anche papa Paolo VI, allorché era solo
cardinale, partendo da un simile punto di vista, in occasione delle esequie di
papa Giovanni XXIII nel Duomo di Milano il 7 giugno del 1963, parlò
dell’‹universalità della fede cattolica› e dell’‹ecumenismo della
Chiesa romana›. … Per lui ‹ecumenismo interno della cattolicità›
significava unità nella pluralità, con grandi possibilità
«Riguardo alle
altre Comunità cristiane si tratta del riconoscimento reale dell’eredità
cristiana dei fratelli separati. Questo significa l’autentica considerazione
di tutte le ‹tracce› o ‹elementi› della Chiesa, che sussistono e sono
viventi per la grazia di Dio tra i fratelli separati, per mezzo di questi
avviene che essi — pure se in diversi gradi — appartengono già alla Chiesa,
anche se incompletamente e imperfettamente».
«Nel seguente
(§ 7) si parla delle separazioni e delle scissioni. A cagione delle
‹debolezze umane› si arrivò a dispute, all’ignoranza reciproca e
all’estraneamento all’interno del gregge di Gesù Cristo, cosicché alcune
parti della Chiesa si sono separate e organizzate come gruppi indipendenti. Per
questa causa la Chiesa di Cristo è stata crudelmente mutilata. Poiché la
Chiesa può essere solo una, accanto alla Chiesa governata dal successore di
Pietro, non può esserci ‹nessun’altra Chiesa che può dichiararsi vera e
unica›. Nessuna Chiesa separata dalla cattedra di Pietro può appartenere allo
stesso modo alla Chiesa stessa in un modo che è contemporaneamente visibile e
celeste. — Nel § 8 viene messo in rilievo che l’unità necessaria con il
capo non esclude la diversità all’interno del corpo. Un’uniformità troppo
grande potrebbe ridurre la bellezza del corpo. Da ciò l’importanza delle
proprie tradizioni, soprattutto per le Chiese d’Oriente degne di onore. Ma più
viene dato spazio alla diversità, più si rende necessario un’unica autorità».
«Chi vive in
buona fede in una Chiesa separata, non viene considerato come estraneo dalla
vera Chiesa (§ 9), ma manca di molti mezzi di salvezza, in particolare della
guida tramite l’insegnamento che contribuisce a conservare pienamente fede e
usanze. La separazione reca danno alla crescita interna ed esterna della
famiglia di Cristo, per questo il desiderio del Concilio è che tutti i
‹dissidenti› siano preoccupati per la perfetta unità del gregge di Cristo e
si riuniscano nell’unico ovile (§ 10). Ciò facendo però è sempre da
considerare l’eredità comune e il collegamento spirituale ancora esistente:
‹Siamo rimasti fratelli›».
«In seguito ad
errori commesse nel passato da ambo le parti, i fratelli dell’unico popolo
cristiano se ne sono andati in diverse direzioni, le loro vie si sono separate.
Nello spirito di pentimento e di espiazione da parte di tutti i Cristiani avverrà
che tutti saranno uniti nell’unica casa del Padre (§ 31)».
«I Cristiani
debbono formare un fronte comune contro la penetrazione dell’ateismo e del
Comunismo (§ 35)».
«Tutte le
parti equivalenti della Chiesa debbono crescere insieme sotto un sol capo che
non sia orientale né occidentale, ma il padre di tutti (§ 47)».
«In seguito
vengono citate le condizioni concrete preliminari alla riunificazione e, viene
descritta la via che porta a quest’ultima. Gli Orientali debbono sapere una
cosa: se vogliono unirsi e riprendere il loro posto, non si esigerà da coloro
che “tornano a casa” più di ciò che è necessario per diventare membri
della Chiesa (§ 48). Devono semplicemente confessare il credo contenente il
riconoscimento dell’unità della Chiesa senza rinnegare gli errori. Agli
Orientali viene riconosciuto il diritto di conservare le loro discipline (§
50). Le loro ordinazioni sono valide e possono continuare ad essere esercitate (§
51)».
«Parliamo
dunque con i nostri fratelli quel linguaggio evangelico che essi capiscono e che
li tocca. Diciamo loro che il primato di Pietro è anzitutto una diaconia, un
compito pastorale, un servizio che il conduttore degli apostoli aveva ricevuto
da Cristo, non per esercitare il potere né per regnare, ma per pascere il
gregge di Cristo, poiché, in definitiva, il mandato giuridico di Pietro gli è
stato conferito in vista del suo compito pastorale. … Questa è la vera
immagine del pastore sovrano nella Chiesa, che esercita in modo particolare la
sua forza di attrazione sui fratelli separati i quali, tramite l’amore con
mano sicura, possono essere condotti verso l’unico asilo di Cristo, che è la
Chiesa cattolica».
«Che dovunque
oggi, a tutte le Comunità di Cristiani separate e alle quali Dio dà il
desiderio di unità tra tutti, sia mostrato il suo vero scopo: la Chiesa quale
unica casa di salvezza».
«Il paragrafo
seguente (§ 50) fa appello ad ogni Cristiano, quello di dare seguito
all’invito della Chiesa madre. L’esistenza di elementi della Chiesa in mezzo
a loro, viene visto soltanto come chiamata ad unirsi alla Chiesa cattolica. Ciò
vale particolarmente per la Sacra Scrittura e i sacramenti che appartengono alla
Chiesa di Cristo e che sono mezzi per raggiungere l’unità. Ciò facendo i
Cristiani vengono considerati non soltanto come singoli, ma anche ‹uniti nelle
loro Comunità›».
«Tuttavia, ‹chi
vuole ubbidire di tutto cuore alla volontà di Cristo e crescere nel grado
dell’ecumenismo, sotto la guida dello Spirito di Cristo, deve aderire sempre
di più a quella Chiesa che è l’unica casa di Dio con molte dimore,
all’unità della fede, alla guida e alla comunione sotto l’autorità del
governatore di Cristo›, il Papa romano».
«Tutti i
battezzati formano già ora una comunità in Cristo. Anche i Cattolici debbono
riconoscere la loro colpa in queste divisioni e pregare Dio che, a modo Suo,
riconduca il Suo popolo diviso ad una perfetta unità».
«La necessità
di appartenere alla vera e unica Chiesa, sia stabilito nel primo capitolo
sull’ecumenismo cattolico quale principio basilare ed esposto in modo da
superare le difficoltà e le apprensioni dei fratelli separati».
«Il movimento
ecumenico ha a che fare unicamente con la ‹preparazione› delle vie che, alla
fine, debbono condurre alla restaurazione dell’unità di tutti i Cristiani nel
gregge di Cristo».
È molto interessante leggere i documenti e le
dichiarazioni dell’intero Concilio Ecumenico Vaticano II, nell’opera appena
citata di Herder. Come conclusione a pagina 747 sta scritto:
«Dato a Roma, presso S. Pietro, il 7 dicembre del 1965. Io Paolo, Vescovo della
Chiesa cattolica». Tutto è stato fatto perfettamente, al solo scopo che le
Chiese separate abbiano libero accesso e siano attratte nelle braccia della
Chiesa madre, stese per accoglierle. Tutti quelli che sono stati battezzati con
la formula trinitaria vengono riconosciuti dalla Chiesa come validamente
battezzati, cosa che non succedeva fino a pochi anni fa, perché i convertiti
venivano nuovamente battezzati.
L’ora della decisione è giunta, il momento dal
quale non ci sarà più ritorno è arrivato. L’ultimo avvertimento proveniente
dal cielo è: “Uscite
da essa, o popolo mio, affinché non siate partecipi dei suoi peccati e non
abbiate parte alle sue piaghe” (Apoc. 18:4). Chiunque, al momento
della completa unione religiosa si troverà nella grande «Chiesa, una, santa,
cattolica e apostolica», non potrà appartenere alla Chiesa di Gesù Cristo.
Tutto questo riguarda anche tutti coloro che sono membri di Chiese libere o di
Chiese e Comunità di fede protestante, le cui denominazioni, riunite nel
Consiglio Mondiale delle Chiese, ritornano nel grembo della Chiesa di Roma. Ogni
denominazione porta automaticamente il «marchio della bestia» — il segno di
riconoscimento della «Chiesa madre». Chiunque
riconosce la dottrina cattolica romana della Trinità ed è stato battezzato con
la formula trinitaria, appartiene già alla Chiesa di Roma senza effettuare
alcuna adesione.
Il pensiero moderno dell’unità si fonda su un
equivoco. Nella preghiera sacerdotale, il Salvatore ha pregato per l’unità
dei credenti, ma ciò facendo pensava ai Suoi, non ad un’unità di diverse
correnti di fede nella Chiesa di Roma sotto il papato. Ecco le parole della Sua
preghiera: “… affinché siano uno
come noi siamo uno; io in loro, e tu in me; acciocché siano perfetti
nell’unità, e affinché il mondo conosca che tu m’hai mandato, e che li ami
come hai amato me” (Giov. 17:22-23). Solo chi è nato di nuovo può essere
incluso in questa unità divina. Da una parte, abbiamo l’unità biblica con
Cristo nella Sua Chiesa, dall’altra, l’unità non biblica, universale, nella
Chiesa di Roma. Che ognuno decida per sé stesso dove desidera stare.
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