L’IMPATTO DELLA RIVELAZIONE

 

Ritengo un grande privilegio far conoscere ai Cristiani di tutto il mondo il potente operato di Dio nel nostro tempo. Dopo aver visitato numerosi Paesi su tutti i continenti è sorta in me la necessità di pubblicare questo opuscolo in molte lingue.

Con questo esposto, il nostro unico intento è di esaltare e glorificare il Nome del Signore Gesù e far sì che sia solo la Parola di Dio a parlarci. I profeti e gli apostoli vengono menzionati con l’unico scopo di mettere in risalto l’operato di Dio attraverso il loro ministero, come lo troviamo descritto nell’Antico e nel Nuovo Testamento.

La storia della Chiesa è caratterizzata da particolari epoche in cui apparvero uomini come Paolo, Ireneo, Martino, Columba, Lutero, Wesley e altri che avevano da portare un messaggio di grande importanza nella storia della salvezza.

Il passo della Scrittura: “Provate ogni cosa…” vale anche per questo opuscolo, però nessuno dovrebbe nascondersi dietro queste parole per difendere il proprio punto di vista, ma far valere l’unica misura valida dell’intera testimonianza della Sacra Scrittura, dalla Genesi all’Apocalisse. Alcuni avvenimenti biblici non debbono essere categoricamente rigettati semplicemente perché non ci sono noti. Il nostro intento è quello di descrivere e mettere in rilievo l’operato di Dio fino ai nostri giorni, di aiutare spiritualmente i figliuoli di Dio e di glorificare solo il Nome del Signore Gesù. “Udite, o cieli! E tu, terra, presta orecchio! Poiché il Signore parla…” (Is. 1:2).

 

IL COMPIMENTO

Iniziamo questo esposto con le parole di Genesi, capitolo 2: “Il settimo giorno, Dio compì l’opera che aveva fatta, e si riposò il settimo giorno da tutta l’opera che aveva fatta” (Gen. 2:2). Questo brano non è soltanto un semplice racconto della creazione, ma ci dà anche l’indicazione profetica del compimento della Chiesa. Adesso, alla fine del tempo della grazia, nella settima epoca della Chiesa, il Signore porta a compimento la Sua opera in mezzo al Suo popolo.

L’apostolo Paolo rende testimonianza del compimento dell’opera di Dio in Filippesi 1:6: “Avendo fiducia in questo: che Colui che ha cominciato in voi un’opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù”. Solo la Chiesa–Sposa compiuta entrerà nella gloria e prenderà parte alla Cena delle Nozze dell’Agnello: “Beati quelli che sono invitati alla cena delle nozze dell’Agnello…” (Apoc. l9:9). In seguito viene il riposo nel Regno Millenario, nel settimo millennio. Poiché: “Per il Signore, un giorno è come mille anni, e mille anni come un giorno”. Subito dopo l’apostolo Pietro scrive: “Il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa” (2 Piet. 3:8-9).

Da Adamo sono passati quasi 6000 anni. Siamo vicini ad una svolta decisiva nella storia dell’umanità, prima dell’inizio del settimo millennio. Dopo i mille anni verrà il Giudizio finale davanti al Trono bianco, poi la nuova creazione dei cieli e della terra: “Poiché, ecco, io creo nuovi cieli e una nuova terra…” (Is. 65:17) — il tempo sfocia nell’Eternità.

A chi non ha alcuna opinione preconcetta sul decorso degli avvenimenti biblici, lo Spirito Santo rivelerà la loro realizzazione e il loro compimento. “L’Eterno degli eserciti l’ha giurato, dicendo: «In verità, come penso, così sarà; come ho deciso, così avverrà»” (Is. 14:24). Quanta certezza c’è in queste parole. Dio non esegue quel che l’uomo ha progettato, ma ciò che Lui stesso si è proposto di fare. Il Suo consiglio abbraccia tutta la terra e la Sua mano è stesa su tutte le nazioni: “L’Eterno degli eserciti ha fatto questo piano; chi lo frustrerà? La sua mano è stesa; chi gliela farà ritirare?” (Is. 14:24-27). “Il Signore eseguirà la sua parola sulla terra in modo rapido e definitivo” (Rom. 9:28).

Proprio in questo tempo decisivo si tratta di non mancare la giusta coincidenza con l’operato di Dio. È possibile parlare dei segni dei tempi e mettere in risalto l’adempimento delle profezie riguardanti Israele senza badare a quel che Dio ha promesso per il compimento della Sua Chiesa. “Ecco, le cose di prima sono avvenute e io ve ne annunzio delle nuove; prima che germoglino, ve le rendo note” (Is. 42:9).

Secondo la volontà di Dio due cose vanno di pari passo in questa generazione: il popolo d’Israele ritorna nella Terra Promessa: “Colui che ha disperso Israele lo raccoglie, e lo custodisce come un pastore il suo gregge” (Ger. 31:10), la Chiesa ritorna al Signore e alla Sua Parola: “Perciò uscite di mezzo a loro e separatevene, dice il Signore, e non toccate nulla d’immondo. Ed io vi accoglierò, e vi sarò per Padre e voi mi sarete per figliuoli e per figliuole, dice il Signore onnipotente” (2 Cor. 6:17-18). Come non tutti gli Ebrei ritorneranno in Israele, così non tutti i credenti usciranno dalle organizzazioni, dalle denominazioni. “Che dunque? Quel che Israele cerca, non l’ha ottenuto; mentre il residuo eletto l’ha ottenuto; e gli altri sono stati induriti” (Rom. 11:7). La stessa cosa vale per le nazioni. Solo la parte eletta segue la chiamata di Dio e raggiungerà il traguardo. Il resto indurisce il cuore e non prende sul serio il parlare di Dio.

Però l’opera del Signore troverà il Suo compimento: “Giacché il Signore si leverà come al monte Peratsim, s’adirerà come nella valle di Gabaon, per fare l’opera sua, l’opera sua singolare, per compiere il suo lavoro, lavoro inaudito” (Is. 28:21). L’opera di Dio sembra singolare e il Suo agire strano agli occhi degli uomini. Così vicini al ritorno di Gesù Cristo, non abbiamo bisogno di alcuna interpretazione della Sacra Scrittura, anche se fatta con buone intenzioni, ma del chiaro COSÌ DICE IL SIGNORE dell’infallibile Parola di Dio.

“Poiché il Signore si leverà come al monte Peratsim…”, tale è la profezia del profeta Isaia. Cosa avvenne sul monte Peratsim? Avvenne che il Signore fece una potente breccia, sterminò i nemici e diede la vittoria al Suo popolo. Davide esclamò: “Il Signore ha disperso i miei nemici davanti a me come si disperde l’acqua. Perciò chiamò quel luogo Baal-Peratsim (Signore nell’aprire i varchi)” (2 Sam. 5:20). “Poiché il Signore… si adirerà come nella valle di Gabaon, per fare la sua opera, l’opera sua singolare, per compiere il suo lavoro, lavoro inaudito” (Is. 28:21).

“Allora Giosuè parlò all’Eterno… e disse…: «Sole, fermati su Gabaon, e tu luna, sulla valle d’Aialon»” (Gios. 10:12). Questi due avvenimenti ai quali si riferisce il profeta Isaia ci fanno vedere in quale potente maniera il Signore porterà a compimento “l’opera sua singolare, il suo lavoro, lavoro inaudito” (Is. 28:21; Hab. 1:5). Alla fine dei tempi Egli farà una potente breccia, sgombrerà la via da ogni ostacolo e da ogni nemico per portare a compimento l’opera Sua.

 

LA PAROLA O L’INTERPRETAZIONE?

 

“Se perseverate nella mia Parola, siete veramente miei discepoli; e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi” (Giov. 8.31-32). Con ciò è fissata la misura biblica per i veri discepoli di Gesù Cristo. Dio fa tutte le cose secondo la Sua Parola. Che sia nella natura o nell’universo, negli avvenimenti con Israele o nella Sua Chiesa, tutto avviene secondo l’ordine stabilito nella Parola di Dio. “Chi è da Dio ascolta le parole di Dio” (Giov. 8:47).

È di somma importanza riconoscere il modo di agire di Dio con il Suo popolo fin dall’inizio dei tempi. La Sua comunione con loro e le Sue benedizioni erano basate sulle promesse della Sua Parola. Finché gli uomini si attenevano alla Parola di Dio, erano protetti, al sicuro e rimanevano in comunione con Lui. Se qualcuno si svia dalle verità bibliche, da una dottrina o da una promessa biblica e contraddice la testimonianza della Scrittura con un’interpretazione personale, egli stesso si separa da Dio. “Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile ad insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona” (2 Tim. 3:16-17). La causa del peccato originale ebbe la sua origine nell’interpretazione sbagliata della Parola di Dio. Gli uomini furono separati da Dio perché diedero ascolto all’interpretazione anziché attenersi alla Sua Parola. Però Dio il Signore diede subito la promessa del Redentore che sarebbe venuto — il Seme della donna, l’Agnello del sacrificio, per schiacciare il capo del serpente che aveva dato una falsa interpretazione della Parola di Dio (Gen. 3:15).

La prima interpretazione arbitraria della Sacra Scrittura ebbe luogo nel giardino di Eden. Coloro che non badano al COSÌ DICE IL SIGNORE della Parola sono accecati e sono vittime dell’interpretazione del serpente. Simili persone non edificano sull’infallibile Parola di Dio, ma sul proprio fondamento. “Sapendo prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura procede da vedute particolari…” (2 Piet. 1:20). Satana, il serpente antico, interpretò erroneamente per Eva la santa Parola di Dio e continuò a farlo lungo tutto il decorso del tempo. Perfino le persone sincere e oneste hanno creduto le sue interpretazioni della Scrittura anziché attenersi alla Parola di Dio originale, come L’aveva pronunciata la bocca santa del Signore. Il Signore disse ai religiosi del Suo tempo: “Come sapete bene annullare il comandamento di Dio per osservare la tradizione vostra… annullando così la Parola di Dio con la tradizione che voi vi siete tramandata” (Marco 7:9, 13).

Centinaia di denominazioni restano fedeli a tradizioni umane e annullano così la Parola di Dio. Prendono qualcosa dalla Bibbia e vi aggiungono le loro proprie spiegazioni. Non è sufficiente conoscere la Parola di Dio secondo la lettera — secondo l’intelligenza — ci vuole la rivelazione spirituale. In quel tempo Gesù disse a coloro che conoscevano bene le Scritture, ma solo secondo la lettera: “Voi errate, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio” (Mat. 22:29). Le Sue parole non valgono anche per il nostro tempo? Non basta solo parlare del ritorno di Gesù Cristo, le promesse per questo tempo devono essere messe in risalto. La Chiesa–Sposa deve sperimentare la Sua preparazione e il Suo compimento. Non abbiamo bisogno né di nuove traduzioni né di nuove interpretazioni della Bibbia. Adesso abbiamo bisogno della rivelazione dello Spirito per essere partecipi del compimento dell’operato di Dio.

Dall’inizio del Nuovo Testamento sono state arbitrariamente interpretate non soltanto le Scritture profetiche, ma anche quelle degli apostoli. Già Pietro, riferendosi alle epistole di Paolo, scrive: “… nelle quali epistole sono alcune cose difficili a capire, che gli uomini ignoranti ed instabili torcono, come anche le altre Scritture, a loro propria perdizione” (2 Piet. 3:16).

Alla prima venuta del Signore, tutti i veri credenti furono strappati alle interpretazioni umane e videro l’adempimento delle profezie nel loro tempo. La stessa cosa accade adesso prima della seconda venuta di Cristo.

Giovanni era un uomo mandato da Dio con il messaggio di Dio per quel tempo. “Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui” (Giov. 1:7). Tutti dovevano venire alla fede non per mezzo di un gruppo, ma per mezzo del profeta mandato da Dio. Dio non rivelò i Suoi misteri agli scribi, ma al Suo servitore che doveva preparare la via al Signore. Anche questo si ripete prima della seconda venuta di Cristo. Dovesse il Messaggio profetico della Parola contenere qualcosa di difficile comprensione, non vogliamo incominciare a interpretarlo arbitrariamente, ma vogliamo lasciare che sia la Parola di Dio a parlarci.

I veri credenti non interpretano le Sacre Scritture né danno ascolto a spiegazioni, perché sanno che Dio è il Suo proprio Interprete. In loro si adempiono le parole: “Allora aprì loro la mente per intendere le Scritture…” (Luca 24:45). Tutta la Parola di Dio è l’assoluta Verità ispirata dallo Spirito Santo e porta la Vita. Ogni interpretazione personale della Parola è una menzogna, ci separa da Dio e porta la morte spirituale. Sta scritto: “Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio” (Mat. 4:4).

 

LA VOCE DI DIO «OGGI»

 

“In quella stessa ora, Gesù giubilò per lo Spirito Santo, e disse: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascoste queste cose ai savi e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli!»” (Luca 10:21). Dio ha sempre rivelato la Sua Parola direttamente dal Suo trono e ha aperto gli occhi al Suo popolo, affinché potesse riconoscere il Suo operato. Colui a cui la Parola viene rivelata per mezzo dello Spirito Santo può giubilare e dare onore all’Iddio del cielo e della terra. “… perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli” (Mat. 16:17). Tutti i veri credenti in tutti i tempi erano sotto l’influenza della rivelazione.

Troviamo questa realtà già in Abele la cui fede era ancorata nella promessa. Egli sapeva che la riconciliazione con Dio poteva avvenire solo tramite il sangue dell’agnello e non per mezzo di frutti dei campi. Per fede Abele offerse un sacrificio gradito a Dio.

In Ebrei 4:7 leggiamo: “Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori”. Ci fu un «oggi» in tutte le epoche dell’Antico e del Nuovo Testamento. Ci fu un «oggi» nel tempo di Noè, di Mosè, di Abrahamo, ecc. Gesù Cristo mise in risalto l’«oggi» del Suo tempo con le parole: “Oggi, s’è adempiuta questa Scrittura, e voi l’udite” (Luca 4:21).

Di solito ognuno vuole andare di pari passo con il tempo. Ma cosa ne è dello sviluppo spirituale? Troppi Cristiani vivono nel passato. Si appellano alla Riforma e agli altri movimenti di risveglio del passato, come se «oggi» Dio non avesse fatto nulla. In quel tempo non trovarono — oggi non trovano — la coincidenza al proseguimento dell’operato di Dio. Gesù disse: “Perciò io vi dico che il Regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato ad una gente che ne faccia i frutti” (Mat. 21:43). Non basta vedere i segni dei tempi, ma dobbiamo riconoscere la Parola rivelata da Dio per la Sua Chiesa in questo tempo. Essa deve ricevere il giusto accesso all’operato di Dio e percepire il suo «oggi». Se non esaminiamo noi stessi, ci ravvediamo e accettiamo l’insegnamento della Parola di Dio, Egli rimuoverà il candelabro (Apoc. 2:5). Tra i credenti è sempre stata una minoranza a essere partecipe di un risveglio. Gli altri formavano una denominazione perché non avevano riconosciuto il loro «oggi» della visitazione divina.

Sappiamo tutti che, alla svolta del secolo, lo Spirito Santo venne sparso sul resto dei credenti. Coloro che non furono colpiti dall’operato di Dio, perché indurirono il loro cuore, definirono i doni dello Spirito con le manifestazioni concomitanti non provenienti da Dio. Dopo che il fuoco di questo risveglio era passato, ci furono di nuovo dei predicatori con ispirazione umana che formarono nuove organizzazioni. Caddero nella stessa trappola dalla quale erano appena usciti. Così facendo furono separati dall’afflusso della Vita divina e sono in contrasto con le promesse per il compimento dell’operato di Dio. Gesù disse: “Le mie pecore ascoltano la mia voce, e io le conosco, ed esse mi seguono” (Giov. 10:27).

 

IL MINISTERO DI UN PROFETA

 

Attraverso tutte le epoche il Signore ha mandato i Suoi profeti per ricondurre gli uomini alla Parola originale, affinché non fossero vittime della morte spirituale tramite proprie interpretazioni delle Scritture. “E l’Eterno, l’Iddio dei loro padri, mandò loro a più riprese degli ammonimenti, per mezzo dei suoi messaggeri, poiché voleva risparmiare il suo popolo e la sua propria dimora” (2 Cron. 36:15). Gesù disse: “È lo spirito quel che vivifica; la carne non giova nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita” (Giov. 6:63).

Dio si serve del ministero profetico affinché il Suo popolo riconosca le promesse per il loro «oggi». Così avvenne nel tempo di Abrahamo, di Mosè, di Elia, di Giovanni Battista e di molti altri profeti che avevano una missione speciale per il loro tempo. Dio è legato alle promesse della Sua Parola. “Poiché il Signore, l’Eterno, non fa nulla, senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti” (Amos 3:7). I veri profeti hanno accesso a Dio e possono guardare nelle cose spirituali nascoste agli altri. “Ascoltate ora le mie parole; se v’è fra voi alcun profeta, io, il Signore, mi faccio conoscere a lui in visione, parlo con lui in sogno” (Num. 12:6). In tutte le diverse epoche, la Parola del Signore venne ai profeti.

Prima del diluvio, Dio rivelò la Sua Parola al Suo profeta Noè che aveva trovato grazia agli occhi Suoi: “Fatti un’arca… Ecco come la dovrai fare…” (Gen. cap. 6). L’agire di Noè sembrava strano agli occhi degli uomini. Fu frainteso, deriso e schernito, ma egli agiva in base all’autorità della Parola che Dio gli aveva rivelato. In quel tempo si miscelò la discendenza di Seth benedetta da Dio con i discendenti di Caino. Dio decise la fine di ogni carne. Si pentì di aver creato l’uomo. Il più grande miscuglio di tutti i tempi ha luogo oggi nel Consiglio Mondiale delle Chiese, ma Dio ha mandato anche a questa generazione un profeta per chiamare fuori il popolo di Dio: “Uscite da essa, o popolo mio…” (Apoc. 18:4).

Riguardo a Noè sta scritto: “Egli fece tutto quello che Dio gli aveva comandato” (Gen. 6:22). Prima che il diluvio irrompesse sulla terra, il Signore ebbe un profeta con una missione diretta e un messaggio. Gesù Cristo, il Signore, disse: “E come avvenne ai giorni di Noè, così pure avverrà ai giorni del Figliuolo dell’uomo” (Luca 17:26). Molti credenti paragonano la malvagità di quel tempo con quella di oggi senza vedere però il quadro completo. Non è sufficiente porre la nostra attenzione solo sul miscuglio di allora e del nostro tempo — adesso si tratta di mettere in risalto la promessa per i credenti.

Le persone di quel tempo avranno pensato: «Noè non può essere l’unico al quale la Parola e la volontà di Dio sono state rivelate». È probabile che anche oggi molti abbiano lo stesso pensiero, però Dio il Signore rivela i Suoi segreti ai Suoi servi, i profeti.

Abrahamo era il profeta di Dio al tempo della distruzione di Sodoma e Gomorra. Molti lo chiamano il «padre della fede», però non considerano il fatto che la sua fede era ancorata nella promessa della Parola del Signore. Nella descrizione della sua vita, leggiamo: “Ma dinanzi alla promessa di Dio, non vacillò per incredulità, ma fu fortificato per la sua fede dando gloria a Dio” (Rom. 4:20). Ci può essere una fede biblica solo quando è stata ricevuta la Parola della promessa. Allora non ci sarà alcun inciampo per incredulità, nessun punto interrogativo sul come avverrà, al contrario ci sarà una piena convinzione che Dio è in grado di compiere la Sua Parola: “… ed essendo pienamente convinto che ciò ch’egli aveva promesso, egli era anche potente da effettuarlo” (Rom. 4:21).

Gesù Cristo, il Signore, disse: “Similmente, come avvenne ai giorni di Lot…” (Luca 17:28). Qui possiamo di nuovo vedere il paragone con il nostro tempo. Si parla del peccato di Sodoma e di Gomorra, però non si riconosce quel che avvenne allora tra i credenti. Gli eletti di quel tempo non erano a Sodoma e non prendevano parte ai peccati dei suoi abitanti. Ricevettero con Abrahamo l’ultimo segno soprannaturale prima della distruzione. Secondo Genesi, capitolo 18, il Signore confermò la promessa che Egli aveva dato ad Abrahamo (Gen. 18:9-15). Sara era nella tenda e ascoltava la conversazione. Ella rise dentro di sé. Poi Dio rivelò ad Abrahamo i pensieri del cuore di Sara e chiese: “Perché dunque ha riso Sara?…” (Gen. 18:13). Egli disse quel che ella pensava nel suo cuore. Qui si tratta del fatto più importante di quel tempo. Solo se realizziamo quel che avvenne in quel tempo, comprenderemo quel che avviene adesso. Nello stesso modo come il Signore si rivelò in quel tempo ad Abrahamo, così si manifestò alla semenza di Abrahamo, quando Egli era sulla terra.

Quando Andrea condusse suo fratello a Gesù, Egli disse: “Tu sei Simone, figlio di Giona…” (Giov. 1:42). Nello stesso capitolo, leggiamo di Filippo che condusse Natanaele a Cristo. Il Signore gli disse: “Ecco un vero Israelita in cui non c’è frode” (Giov. 1:47). Natanaele era così colpito che, stupefatto, esclamò: “Da che mi conosci?”. La risposta del Maestro fu: “Prima che Filippo ti chiamasse, quando eri sotto il fico, io ti ho visto” (Giov. 1:48). E Natanaele esclamò: “Maestro, tu sei il Figliuolo di Dio, tu sei il Re d’Israele” (Giov. 1:49). Al pozzo di Giacobbe, il Signore Gesù rivelò i segreti della vita della Samaritana. Ella disse: “Signore, vedo che tu sei un profeta. Io so che il Messia (che è chiamato Cristo) deve venire; quando sarà venuto, ci annunzierà ogni cosa”.Gesù le disse: “Sono io, io che ti parlo!” (Giov. 4:19-29).

La vera semenza di Dio non si scandalizzò del ministero soprannaturale del Signore. Non Lo definirono «indovino» o «Beelzebub», ma riconobbero il loro Signore nel Suo ministero profetico. L’impatto di un tale ministero venne subito alla luce. Coloro che erano benedetti da Dio dissero che ciò era da Dio, gli altri invece che proveniva dal diavolo. Lo stesso ministero profetico con il dono del discernimento si è ripetuto nel nostro tempo nella vita e nell’operato dell’uomo di Dio, William Branham, come lo confermano centinaia di predicazioni registrate. “Infatti la Parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore”. Non solo le nostre azioni, ma anche i nostri pensieri sono conosciuti da Dio, perché sta scritto: “E non v’è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di Colui al quale dobbiamo render conto” (Ebrei 4:12-13).

Nel tempo di Mosè, il Signore ricordò la Sua promessa data ad Abrahamo (Gen. 15:3), cioè che dopo quattrocento anni il popolo d’Israele sarebbe stato condotto fuori dall’Egitto con mano potente. Mosè, il profeta di Dio, fu incaricato di condurre fuori il popolo. Non ebbe solo la potente esperienza della chiamata, quando Dio il Signore parlò con lui di mezzo al pruno ardente, ma Dio gli diede continuamente delle istruzioni dalla Colonna di fuoco. Le sue azioni erano risolute. Aveva il COSÌ DICE IL SIGNORE per il suo tempo. Che benedizione per tutti coloro che possono comprendere quel che Dio disse: “Credete nel Signore, che è l’Iddio vostro e sarete al sicuro; credete ai suoi profeti e trionferete!” (2 Cron. 20:20).

Finché il popolo d’Israele osservava con attenzione la Parola di Dio, Egli lo benediceva e provvedeva ad ogni cosa. “La colonna di nuvola che stava su loro non cessò di guidarli durante il giorno per il loro cammino, e la colonna di fuoco non cessò di rischiarar loro la via per la quale dovevano camminare. E desti loro il tuo buono Spirito per istruirli, e non rifiutasti la tua manna alle loro bocche, e desti loro dell’acqua quand’erano assetati. Per quarant’anni li sostentasti nel deserto, e non mancò loro nulla; le loro vesti non si logorarono e i loro piedi non si gonfiarono” (Neh. 9:19-21).

Però, a un tratto, apparve Balaam e consigliò loro di mangiare delle cose sacrificate agli idoli e di fornicare con gli altri popoli (Apoc. 2:14). Il giudizio di Dio non mancò sì che “ne caddero, in un giorno solo, ventitremila” (1 Cor. 10:7-13). Nella sua seconda epistola a Timoteo, Paolo, condotto dallo Spirito Santo, scrive quel che avverrà negli ultimi giorni: “E come Jannè e Jambrè contrastarono a Mosè, così anche costoro contrastano alla verità; uomini corrotti di mente, riprovati quanto alla fede” (2 Tim. 3:1-9). La Scrittura non può essere annullata e, così, anche nel nostro tempo appaiono degli uomini che dissentono da quel che è stato rivelato tramite il ministero profetico. Ma non abbiamo bisogno di preoccuparci per questo sviluppo sbagliato. Paolo scrive: “Ma non andranno più oltre, perché la loro stoltezza sarà manifestata a tutti, come fu quella di quegli uomini” (2 Tim. 3:9).

Ogni vero servitore di Dio si atterrà fermamente alla Parola rivelata da Dio. Anche se apparirà un Balaam, un Jannè o un Jambrè, Dio condurrà a compimento l’opera Sua con risolutezza. Nel tempo di Giosuè il popolo d’Israele arrivò nella Terra Promessa. Il Signore adempì la Sua promessa: “Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà, io ve la do, come ho detto a Mosè” (Giosuè 1:3).

Oh, potessimo afferrare e comprendere che Dio mandò in ogni tempo i Suoi servitori e profeti per portare a tempo debito la Parola della promessa. Tutte le speranze e tutti gli sforzi sono vani se non sono ancorati nella Parola di Dio promessa per questo tempo! “Parimenti se uno lotta come atleta, non è coronato, se non ha lottato secondo le leggi” (2 Tim. 2:5). La maggioranza della Cristianità è condotta in modo sbagliato ed è esposta a false speranze che condurranno alla fine a una terribile delusione. È passata accanto all’«oggi», alla Parola di Dio promessa per questo tempo. “Non sapete voi che coloro i quali corrono nello stadio, corrono ben tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte in modo da riportarlo” (1 Cor. 9:24).

Noi tutti, conosciamo il potente ministero del profeta Elia, però abbiamo capito che era stato incaricato direttamente da Dio? Non fece quel che voleva, ma solo quello che Dio gli aveva incaricato di fare. Edificò di nuovo l’altare del Signore con le dodici pietre che rappresentavano le dodici tribù d’Israele. “E sull’ora in cui si offriva l’oblazione, il profeta Elia si avvicinò e disse: «O Eterno, Dio d’Abrahamo, d’Isacco e d’Israele, fa’ che oggi si conosca che tu sei Dio in Israele, che io sono tuo servo, e che ho fatte tutte queste cose per ordine tuo…»” (1 Re 18:36).

È giunto il tempo in cui le verità bibliche sono state di nuovo messe sul candelabro. La dottrina dei dodici apostoli risplende alla luce della rivelazione divina. “Sarà un giorno unico, conosciuto dall’Eterno; non sarà né giorno né notte, ma in sulla sera vi sarà luce” (Zac. 14:7). La Luce divina ha attraversato tutte le nuvole delle tenebre, prima che suonasse l’ora di mezzanotte. In verità possiamo dire: “Abbiamo pure la Parola profetica, più ferma, alla quale fate bene di prestare attenzione, come a una lampada splendente in luogo oscuro” (2 Piet. 1:19). La rivelazione e il significato della Parola profetica non possono essere messi abbastanza in risalto. Gli eletti di ogni epoca hanno riconosciuto il loro «oggi» e hanno dato ascolto ai servitori di Dio mandati dal Signore. Possono esclamare con Salomone: “Benedetto sia l’Eterno, che ha dato riposo al suo popolo d’Israele, secondo tutte le promesse che aveva fatte; non una delle buone promesse da lui fatte per mezzo del suo servo Mosè è rimasta inadempiuta” (1 Re 8:56).

Tutti i veri profeti apparvero impavidamente con il COSÌ DICE IL SIGNORE. Nessuno, né re né sacerdote e nessuna circostanza poteva influenzarli. Ciò è confermato dalla risposta che il profeta Micaiah diede al messo che andò a chiamarlo e voleva influenzarlo dicendogli: “«Ecco, i profeti tutti, ad una voce, predicono del bene al re; ti prego, sia il tuo parlare come quello d’ognun d’essi, e predici del bene!». Ma Micaiah rispose: «Com’è vero che l’Eterno vive, io dirò quel che l’Eterno mi dirà»” (2 Cron. 18:12-13).

I quattrocento non erano profeti di Dio, ma profeti di Israele. Non si attennero alle parole che il Signore aveva pronunciate per bocca del profeta Elia. Per questo motivo, furono preda di uno spirito di menzogna che diede loro l’interpretazione: “Ed ora ecco che l’Eterno ha posto uno spirito di menzogna in bocca a questi tuoi profeti” (2 Cron. 18:19-22). Il Signore, riferendosi ai quattrocento profeti, non disse: “… miei profeti…”, ma: “… tuoi profeti…”. I veri profeti di Dio non possono essere sedotti da uno spirito di menzogna perché sono totalmente sotto la guida dello Spirito Santo — dello Spirito della Verità.

Lo Spirito della Verità guida in tutta la Verità della Parola di Dio: “Quando però sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire” (Giov. 16:13). In questo contesto pensiamo anche al seguente serio ammonimento: “… perché non hanno aperto il cuore all’amore della verità per essere salvati. Perciò Dio manda loro una potenza d’errore perché credano alla menzogna” (2 Tess. 2:10). Chi non crede alla Verità, alla Parola di Dio, crede alla menzogna cadendo nei gravi errori che si trovano nell’interpretazione sbagliata della Parola di Dio. “Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese” (Apoc. 3:22).

 

LA PROMESSA PER IL NOSTRO TEMPO

 

“Poiché quante sono le promesse di Dio, tutte hanno in lui il loro «sì»; perciò pure per mezzo di lui si pronuncia l’Amen alla gloria di Dio” (2 Cor. 1:20).

Il giorno di Pentecoste, dopo la discesa dello Spirito Santo a Gerusalemme, l’apostolo Pietro venne usato in modo particolare da Dio come portavoce. Essendo ancora totalmente sotto l’influenza della rivelazione, rivestito dalla potenza dello Spirito Santo, tenne la sua prima predicazione. La domanda tra il popolo era: “Che vuol essere questo?”. Pietro diede al popolo affluito la risposta della Parola di Dio: “Questi non sono ubriachi, come voi supponete… ma questo è quanto fu annunziato per mezzo del profeta Gioele: Avverrà negli ultimi giorni, dice Dio, che io spanderò il mio Spirito sopra ogni persona…” (Atti 2:15-16).

L’apostolo Pietro si riferì spesso alle parole dei profeti. Spinto dallo Spirito Santo, ci rese noto cosa sarebbe avvenuto prima del ritorno di Gesù Cristo: “… Gesù, che il cielo deve tenere accolto fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose; di cui Dio ha parlato fin dall’antichità per bocca dei suoi santi profeti” (Atti 3:21).

In base all’autorità di questa profezia, possiamo dire che tutte le cose devono essere restaurate e riportate nel giusto stato prima del ritorno di Gesù Cristo. Le dottrine e le pratiche originali della Chiesa primitiva debbono ritornare nella Chiesa odierna. Il Signore stesso parlò chiaramente della restaurazione e disse pure tramite chi sarebbe avvenuta: “Certo, Elia deve venire e ristabilire ogni cosa” (Mat. 17:11).

Il Signore Gesù diede la promessa della restaurazione in rapporto con il ministero del profeta che doveva ristabilire ogni cosa. L’affermazione del Signore era per il futuro, perché il ministero di Giovanni Battista era terminato ed egli era entrato nella gloria. Nessuno può negare che questa promessa concorda con quella di Malachia 4:5-6: “Ecco, io vi mando Elia, il profeta, prima che venga il giorno dell’Eterno, giorno grande e spaventevole. Egli ricondurrà… il cuore dei figliuoli verso i padri…”. Questa è la promessa per il nostro tempo. Prima del ritorno del Signore Gesù Cristo, tutto deve essere messo in ordine e ristabilito. Per bocca del profeta Gioele, Dio disse: “Io vi compenserò delle annate…” (Gioele 2:25).

 

LE EPOCHE DEL NUOVO TESTAMENTO

 

Molti trascurano la lettura dell’Antico Testamento e, per questo motivo, non riconoscono che tutte le profezie dell’Antico Testamento si adempiono nel Nuovo. Alla prima venuta di Cristo si adempirono letteralmente 109 profezie che si riferivano a Lui. Ogni dottrina neotestamentaria è fondata sul COSÌ DICE IL SIGNORE della Parola profetica. Non si riesce a capire come era possibile che gli scribi e i conduttori religiosi di quel tempo non abbiano riconosciuto l’adempimento delle Scritture. Credevano ed annunciavano le loro proprie interpretazioni e si aspettavano che Dio le avrebbe adempiute.

Ci chiediamo: La storia si ripete nel nostro tempo? Si predica il ritorno di Gesù Cristo, si tengono grandi conferenze, eppure si passa accanto alla Parola rivelata da Dio per questo tempo.

Gli apostoli — i redattori del Nuovo Testamento — si riferirono sempre alle parole dei profeti. Nel Nuovo Testamento troviamo 845 citazioni tratte dall’Antico Testamento. Non possiamo separare l’Antico dal Nuovo Testamento. Durante il periodo dell’Antico Testamento, il piano di salvezza di Dio con l’umanità è stato predetto e nel Nuovo Patto, nel Nuovo Testamento, si adempie: “Essendo stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare” (Ef. 2:20).

All’inizio del Nuovo Testamento, secondo la promessa della Sua Parola, Dio mandò Giovanni Battista, il precursore della prima venuta di Cristo. I predicatori di quel tempo fraintesero il suo ministero, si scandalizzarono e lo combatterono. Ma tutti coloro che poterono rinunciare a sé stessi e dimenticare il loro insegnamento precedente, accettarono il messaggio mandato da Dio. Lo ascoltarono con piacere e non si scandalizzarono del Suo ministero. Giovanni disse: “Colui che ha la sposa è lo sposo; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, si rallegra grandemente alla voce dello sposo: questa allegrezza che è la mia è perciò completa” (Giov. 3:29).

Abbiamo afferrato che stiamo vivendo di nuovo in un’epoca profetica, in cui le profezie della Scrittura si adempiono davanti a noi? Abbiamo riconosciuto l’«oggi» della nostra visitazione divina?

Il ministero di Giovanni Battista era l’adempimento di Isaia 40:3-5 e di Malachia 3:1, come lo possiamo leggere nei primi tre versetti dell’Evangelo di Marco: “Principio del Vangelo di Gesù Cristo, Figliuolo di Dio. Secondo ch’egli è scritto nel profeta Isaia: «Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero a prepararti la via. V’è una voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, addirizzate i suoi sentieri…»” (Mal. 3:1; Is. 40:3).

Riguardo al ministero di Giovanni Battista, l’angelo del Signore disse a Zaccaria: “… ed egli andrà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per volgere i cuori dei padri ai figliuoli e i ribelli alla saviezza dei giusti, affin di preparare al Signore un popolo ben disposto” (Luca 1:17). L’angelo sapeva quale parte della Scrittura doveva adempiersi nel ministero di Giovanni Battista. Non disse di Giovanni che egli era l’Elia che doveva venire prima del “giorno grande e spaventevole del Signore”. Egli prese la promessa di Malachia 4:6 che si stava allora adempiendo: “Egli ricondurrà il cuore dei padri verso i figliuoli…”. Siccome una parte della promessa riguardante l’Elia che doveva venire si adempì nel ministero di Giovanni Battista, Gesù chiamò anche lui Elia: “E se lo volete accettare, egli è l’Elia che doveva venire” (Mat. 11:14). “Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, gli hanno fatto tutto quello che hanno voluto” (Mat. 17:12). In quel tempo la seconda parte del passo biblico rimase inadempiuta perché relativa alla seconda venuta di Cristo. In quel tempo incominciò il giorno della grazia e della salvezza. Sono già trascorsi duemila anni circa e il grande e terribile giorno del Signore non è ancora giunto. Del «giorno del Signore» sta scritto: “Ecco il giorno dell’Eterno giunge: giorno crudele, d’indignazione e d’ira ardente, che farà della terra un deserto, e ne distruggerà i peccatori” (Is. 13:9). Nel libro del profeta Gioele sta scritto: “Il sole sarà mutato in tenebre, e la luna in sangue prima che venga il grande e terribile giorno dell’Eterno” (Gioele 2:31).

La parte ancora inadempiuta per questo tempo di Malachia 4:5-6 è: “Ecco, io vi mando Elia, il profeta, prima che venga il giorno dell’Eterno, giorno grande e spaventevole. Egli ricondurrà… il cuore dei figliuoli verso i padri, ond’io, venendo, non abbia a colpire il paese di sterminio”. In Luca 1:17 troviamo un mistero come in Luca 4:19. L’angelo prese dalla Parola solo quel che si stava allora adempiendo, e anche il Signore Gesù lesse solo quel che concerneva quel tempo, non lesse del “giorno di vendetta”, perché ciò non si riferisce al tempo della grazia, bensì al tempo dei giudizi, al grande e spaventevole «giorno del Signore».

In Matteo 11:10, Gesù identifica Giovanni il Battista con Malachia 3:1 e non con Malachia 4:5: “Egli è colui del quale è scritto: «Ecco, io mando il mio messaggero davanti al tuo cospetto, che preparerà la via dinanzi a te»”. Quando Giovanni Battista era all’apice del suo ministero, gli fu chiesto: “Sei tu Elia?”, ed egli rispose: “Non lo sono” (Giov. 1:21). Chi può comprendere lo comprenda. La testimonianza del Signore Gesù, dell’angelo, di Giovanni Battista e dell’evangelista Marco è così chiara e armoniosa da non poter essere confutata.

 

IL CANDELABRO D’ORO

 

L’ultimo libro della Bibbia è di grande importanza per il decorso della storia della Chiesa. Contiene molte indicazioni profetiche e ci dà un’ampia visione del compimento dell’opera di Dio. Incomincia con le parole: “La rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli ha data per mostrare ai suoi servitori le cose che debbono avvenire in breve”. Qui veniamo trasportati nel Luogo santissimo per prendere confidenza con la piena rivelazione di Gesù Cristo. Giovanni testimonia: “Nella sua mano destra teneva sette stelle; dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, affilata, e il suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza”. Oh, che esperienza sconvolgente deve essere stata per Giovanni vedere il suo diletto Signore in questo modo. Ci pervade una profonda gioia se pensiamo al fatto che in breve vedremo Gesù nello stesso modo. Giovanni cadde ai Suoi piedi come morto: “Ma egli pose la sua mano destra su di me, dicendo: «Non temere, io sono il primo e l’ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e dell’Ades»” (Apoc. 1:17-18). Giovanni continua dicendo: “Ed io mi voltai per vedere la voce che mi parlava; e come mi fui voltato, vidi sette candelabri d’oro; e in mezzo ai candelabri Uno somigliante a un figliuol d’uomo…” (Apoc. 1:12-13).

Giovanni ricevette accesso al mistero dei sette candelabri d’oro e delle sette stelle: “Le sette stelle sono gli angeli delle sette chiese, e i sette candelabri sono le sette chiese” (Apoc. 1:20). Le sette lettere furono indirizzate alle sette chiese in Asia, perché avevano il carattere che avrebbero avuto le chiese durante le successive sette epoche della Chiesa. Hanno dunque un significato profetico per la storia della salvezza e possono essere chiaramente identificate nelle sette epoche della storia della Chiesa.

Giovanni vide i sette angeli nella destra del Signore, non nella mano di una chiesa o di una persona. Il Signore stesso scelse le sette stelle da Lui destinate ad essere i sette angeli per le sette epoche della Chiesa. Tra tutti gli uomini che furono usati da Dio nella prima epoca cristiana, Giovanni ebbe il privilegio di dare uno sguardo nel decorso della storia della salvezza. Egli vide il Giudizio davanti al Trono bianco, il Nuovo Cielo e la Nuova Terra — lo sfociare del tempo nell’Eternità.

L’affermazione: “… per mostrare ai suoi servitori…” sta al plurale e si riferisce ai messaggeri di Dio che ricevettero la rivelazione della Parola per la loro epoca.

Paolo fu il primo messaggero per la Chiesa d’infra le nazioni che poté dire: “… io non mi son tratto indietro dall’annunziarvi tutto il consiglio di Dio” (Atti 20:27) e così, Dio ha avuto i Suoi messaggeri fino ad oggi nell’attuale epoca della Chiesa di Laodicea con la rivelazione conclusiva di Dio. Dai giorni della Riforma, Dio non ha cessato di ricondurre con determinazione la Sua Chiesa al Cristianesimo primitivo. Adesso deve essere liberata dalla rimanenza del vecchio lievito di Roma, per essere presentata irreprensibile e senza macchia davanti al cospetto della Sua gloria. Milioni di persone ringrazieranno Dio per tutta l’Eternità per aver mandato i Suoi servitori e profeti per chiamare il Suo popolo fuori da ogni confusione. Il ministero profetico era necessario per il tempo della fine per rivelare i profondi misteri e i contesti dell’intero piano di salvezza. Sta scritto: “… che nei giorni della voce del settimo angelo, quand’egli sonerebbe, si compirebbe il mistero di Dio, secondo ch’Egli ha annunziato ai suoi servitori, i profeti” (Apoc. 10:7).

In ogni messaggio rivolto alle sette Chiese, la promessa è data ai vincitori: “Chi vince…”. Gli eletti in ogni epoca sono coloro che hanno ricevuto la Parola promessa, che hanno riconosciuto il loro «oggi» e hanno dato ascolto a ciò che lo Spirito diceva alle Chiese. Di loro sta scritto: “Ma essi l’hanno vinto a cagion del sangue dell’Agnello e a cagion della parola della loro testimonianza…” (Apoc. 12:11). La Parola di Dio è la testimonianza dei vincitori, di coloro che hanno trovato grazia e perdono tramite il sangue versato dell’Agnello e sono sigillati con lo Spirito Santo che era stato promesso (Ef. 1:13).

“Perché la testimonianza di Gesù Cristo è lo spirito della profezia” (Apoc. 19:10). Qui non si tratta del dono di profezia, ma dello Spirito della profezia, della testimonianza di Gesù stesso. “Chi ha ricevuto la sua testimonianza ha confermato che Dio è verace” (Giov. 3:33). I profeti e gli apostoli hanno descritto il Signore come Creatore, Redentore, Agnello di Dio, Figlio di Dio, Mediatore, Re, ecc., ma Egli stesso si presenta a noi in Apocalisse, capitolo 1, versetto 8, con le potenti parole: “Io sono l’Alfa e l’Omega, dice il Signore Iddio che è, che era e che viene, l’Onnipotente”. La testimonianza di Gesù è in perfetta armonia con la Parola profetica.

 

IL LIBRO SIGILLATO

 

Nell’Antico Testamento troviamo un parallelo con l’Apocalisse di Giovanni. Già il profeta Ezechiele vide un libro misterioso. “Io guardai, ed ecco una mano stava stesa verso di me, la quale teneva il rotolo di un libro; ed egli lo spiegò davanti a me; era scritto di dentro e di fuori…” (Ezech. 2:9-10). In Apocalisse 5:1 Giovanni testimonia: “E vidi nella destra di Colui che sedeva sul trono un libro scritto di dentro e di fuori, sigillato con sette suggelli”.

Il profeta Daniele ricevette l’istruzione: “E tu, Daniele, tieni nascoste queste parole, e sigilla il libro sino al tempo della fine” (Dan. 12:4). I segni dei tempi ci testimoniano che stiamo vivendo nel tempo della fine e, quindi, il libro con i misteri di Dio non poteva rimanere sigillato ancora a lungo. L’angelo disse con voce potente: “Chi è degno d’aprire il libro e di romperne i suggelli?” (Apoc. 5:2). Giovanni pianse amaramente vedendo che nessuno fu trovato degno di aprirlo. Però uno degli anziani diede la risposta: “Non piangere; ecco, il Leone che è della tribù di Giuda, il Rampollo di Davide ha vinto per aprire il libro e i suoi sette suggelli” (Apoc. 5:5).

In base agli avvenimenti soprannaturali nel ministero del fratello Branham, sappiamo che egli venne usato come messaggero della settima epoca della Chiesa per vivere l’apertura dei Suggelli e trasmetterli al popolo di Dio. Il 22 dicembre 1962, il fratello Branham vide in una visione quel che poi si adempì in relazione con l’apertura dei Sette Suggelli. La conferma della visione ebbe luogo il 28 febbraio 1963 nelle montagne dell’Arizona, USA. Una potente nuvola, nella quale c’era una costellazione di sette angeli, a forma di piramide, apparve prima del tramonto nel cielo azzurro. Egli descrisse i sette angeli che aveva visto chiaramente. Questa nuvola scese sulla montagna là dove si trovava il fratello Branham. Egli stesso fu letteralmente avvolto in questa nuvola e risuonò la potente Voce: «Ritorna a Jeffersonville, perché il tempo di aprire i Sette Suggelli è giunto». Il fratello Branham testimonia che si trovò per giorni e giorni sotto l’effetto di questa potente esperienza.

Dando seguito all’incarico ricevuto, ritornò a Jeffersonville, dove in sette giorni successivi predicò sui Sette Suggelli. Ogni giorno il Signore, tramite rivelazione divina, gli svelava il suggello sul quale avrebbe predicato la sera stessa.

Nessuno dovrebbe passare con leggerezza sopra questa rivelazione di Dio, memore delle parole: “Il timor dell’Eterno è il principio della sapienza” (Salmo 111:10). Dio ci grida «oggi» le stesse parole come allora a Giobbe: “Porgi l’orecchio a questo, o Giobbe; fermati, e considera le meraviglie di Dio!” (Giob. 37:14). Per Giobbe l’agire di Dio non sempre era comprensibile, ma il Signore continuò a parlargli: “Chi è costui che oscura i miei disegni con parole prive di senno?” (Giob. 38:2).

Con le nostre proprie parole e opinioni oscuriamo il piano di salvezza di Dio, però la Sua rivelazione porta luce e chiarezza sul Suo operato. Dopo che Dio il Signore ebbe parlato a Giobbe in un modo così chiaro, egli esclamò: “Ecco, io sono troppo meschino; che ti potrei rispondere? Io mi metto la mano sulla bocca. Ho parlato una volta, ma non riprenderò la parola, due volte, ma non lo farò più” (Giob. 40:4-5). Giobbe aveva trovato grazia presso Dio. Mise la mano sulla bocca e ammise che il suo parlare non aveva portato alcuna chiarezza. Arrivò alla conclusione: “Sì, ne ho parlato; ma non lo capivo; sono cose per me troppo meravigliose e io non le conosco” (Giob. 42:3). Da questa lezione dovremmo imparare a non giudicare nulla. Che possiamo anche noi trovare grazia presso Dio affinché Egli possa parlarci tramite la Sua Parola rivelata.

Il timore di Dio deve essere nei nostri cuori affinché non pecchiamo contro il Suo operato. In questa generazione abbiamo avuto il più grande privilegio di tutti i tempi: essere partecipi dell’opera conclusiva di Dio.

Nell’Antico Testamento, il Signore comandò al profeta Habacuc: “Scrivi la visione, incidila su delle tavole, perché si possa leggere speditamente; poiché è una visione per un tempo già fissato; ella s’affretta verso la fine, e non mentirà; se tarda, aspettala; poiché per certo verrà; non tarderà” (Hab. 2:2-3). Possiamo testimoniare che la visione, la rivelazione è venuta. Tutte le promesse di Dio sono «sì» e «amen». Dio mantiene ciò che promette.

Non dimentichiamo che le cose spirituali debbono essere giudicate spiritualmente: “L’uomo spirituale giudica d’ogni cosa, ed egli stesso non è giudicato da alcuno” (1 Cor. 2:15). Che tutti possiamo essere afferrati dall’operato di questa potente rivelazione di Dio nel nostro tempo affinché non si ripeti quel che sta scritto: “E l’Eterno, l’Iddio dei loro padri, mandò loro a più riprese degli ammonimenti, per mezzo dei suoi messaggeri, poiché voleva risparmiare il suo popolo e la sua propria dimora: ma quelli si beffarono dei messaggeri di Dio, sprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti, finché l’ira dell’Eterno contro il suo popolo arrivò al punto che non ci fu più rimedio” (2 Cron. 36:15-16).

 

IL SERVIZIO DEGLI ANGELI

 

All’inizio del Nuovo Testamento, la nascita di Giovanni il Battista fu annunciata da un angelo (Luca 1:11). Nello stesso capitolo l’angelo Gabriele annunciò la nascita del Signore Gesù Cristo. Nel capitolo 2, dal versetto 9, possiamo leggere in che modo un angelo del Signore annunciò ai pastori la nascita di Gesù Cristo: “E un angelo del Signore si presentò ad essi e la gloria del Signore risplendé intorno a loro, e temettero di gran timore. E l’angelo disse loro: «Non temete, perché ecco, vi reco il buon annunzio di una grande allegrezza che tutto il popolo avrà…»”. Tutto il Cielo fu partecipe di quel che Dio stava facendo sulla terra. Nel versetto 13 sta scritto: “E a un tratto vi fu con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva…”. Dio ha i Suoi messaggeri nel Cielo, Dio ha i Suoi messaggeri sulla terra. “Or un angelo del Signore parlò a Filippo, dicendo: «Lèvati, e vattene dalla parte di mezzodì, sulla via…»” (Atti 8:26).

Pietro ebbe un’esperienza particolare: “Ed ecco, un angelo del Signore sopraggiunse, e una luce risplendé nella cella; e l’angelo, percosso il fianco a Pietro, lo svegliò, dicendo…” (Atti 12:7). Il servizio degli angeli è una realtà. Paolo racconta un simile avvenimento: “Poiché un angelo del Dio, al quale appartengo e che io servo, mi è apparso questa notte dicendo: «Paolo, non temere…»” (Atti 27:23-24).

Il servizio degli angeli è una conferma divina dell’operato soprannaturale del Signore nella vita dei servitori di Dio che hanno ricevuto una chiamata e una missione. La Bibbia non è un libro “naturale”, ma un Libro “soprannaturale”. Non solo nel Nuovo, ma anche nell’Antico Testamento gli angeli furono mandati da Dio per portare un messaggio o una missione ai Suoi servitori.

Daniele ebbe una visione, senza capire però il suo significato. Subito gli fu inviato un angelo con l’incarico: “Gabriele spiega a colui la visione” (Dan. 8:16). “E disse: «Ecco, io ti farò conoscere quello che avverrà nell’ultimo tempo, poiché si tratta del tempo fissato per la fine»” (Dan. 8:19).

Molti passi della Sacra Scrittura potrebbero essere citati che rendono testimonianza del servizio soprannaturale degli angeli nella vita dei servitori e profeti di Dio. Lo scrittore dell’epistola agli Ebrei scrive riguardo al servizio degli angeli: “Non sono eglino tutti spiriti ministratori, mandati a servire a pro di quelli che hanno da eredare la salvezza?” (Ebrei 1:14). L’operato di Dio è immutabile. Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi, e in eterno.

Il servizio degli angeli ha ancora oggi la sua validità. Con profonda gratitudine prendiamo conoscenza che, nel 1946, un angelo del Signore fu mandato al fratello Branham e gli comunicò: «Non temere! Sono stato mandato a te dalla presenza dell’Iddio onnipotente per dirti che le tue vie mal comprese fanno notare che Dio ti ha mandato ai popoli del mondo con un dono di guarigione divina. Se sarai sincero e otterrai che la gente ti creda, niente potrà resistere alla tua preghiera, nemmeno il cancro». Dopo aver ricevuto questa missione, il fratello Branham venne usato in un modo unico come pioniere per un potente risveglio di guarigione.

I profeti sono predestinati da Dio: “Prima ch’io ti avessi formato nel seno di tua madre, io t’ho conosciuto; e prima che tu uscissi dal suo seno, io t’ho consacrato e t’ho costituito profeta delle nazioni” (Ger. 1:5). “Perché i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimento” (Rom. 11:29).

Il fratello Branham raccontò spesso che il 6 aprile 1909, il giorno della sua nascita, verso le 5 del mattino, venne nella stanza una Luce soprannaturale. Ebbe la prima esperienza all’età di tre anni, quando una Voce udibile gli disse che avrebbe trascorso la maggior parte della sua vita in una città presso New Albany. All’età di sette anni udì la stessa Voce che gli disse: «Non bere, non fumare mai e non insozzare il tuo corpo in nessuna maniera poiché, quando sarai più grande, ci sarà un’opera che dovrai compiere».

L’11 giugno 1933, mentre il fratello Branham, dopo un’evangelizzazione, battezzava alcune centinaia di persone nel fiume Ohio, USA, avvenne qualcosa di straordinario. Quando stava per battezzare la diciassettesima persona, spuntò una Luce fra le nuvole basse e rimase al disopra di lui, mentre una potente Voce pronunciò le parole: «Come Giovanni il Battista fu inviato quale precursore della prima venuta di Cristo, così tu sarai inviato con un Messaggio quale precursore della Sua seconda venuta». Molte delle 4000 persone circa presenti a questo servizio di battesimo all’aperto svennero quando videro l’apparizione celeste.

L’influenza del suo ministero benedetto da Dio si ripercosse in tutto il mondo. Giovanni 14:12 venne adempiuto: “In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori…”. Innumerevoli persone furono liberate dal peccato e salvate tramite la fede in Gesù Cristo e migliaia di persone furono liberate da malattie di ogni genere, soprattutto dal cancro. Ci porterebbe troppo lontano descrivere le molte esperienze del servitore di Dio di cui il Signore si servì nel nostro tempo. Non solo nelle riunioni, ma anche nella vita quotidiana, egli sperimentò la presenza di Dio.

Alla fine degli anni ’50, il fratello Branham si sentì guidato a mettere sul candelabro le dottrine bibliche. Il suo ministero divenne un ministero profetico. Predicò sulle Sette Epoche della Chiesa, sui Sette Suggelli e sui misteri nascosti della Bibbia dal primo capitolo della Genesi all’ultimo capitolo dell’Apocalisse.

 

LA FOTOGRAFIA CON LA LUCE SOPRANNATURALE


Durante le riunioni a Houston, Texas, USA, in gennaio 1950, fu scattata la sorprendente fotografia con la Luce soprannaturale al disopra del capo del fratello Branham. Davanti alla moltitudine radunata, un predicatore del luogo, contrario alla guarigione divina, discusse su questo tema con il rev. F.F. Bosworth che apparteneva al team di Branham. Il suddetto predicatore si era accertato della presenza di due fotografi della stampa affinché scattassero alcune istantanee mentre stava discutendo sulla piattaforma.

Prima della fine di quella riunione il fratello Branham parlò brevemente del suo ministero. Disse con umiltà: «Non ho bisogno di difendere me stesso. Il Signore, che mi ha incaricato e mandato, renderà testimonianza per me». Mentre parlava alle 8000 persone circa, uno dei fotografi fece ancora un’istantanea. Sviluppando la pellicola, il fotografo si accorse con grande sorpresa che non c’era nulla su tutti i negativi tranne su uno, quello con la Luce al disopra del capo del fratello Branham. Dio stesso aveva reso testimonianza per il Suo profeta tramite la Colonna di fuoco.

Il dott. Georges J. Lacy, esaminatore di documenti dubbiosi presso il Federal Bureau of Investigation, FBI, esaminò accuratamente il negativo e confermò la sua autenticità. Così, non abbiamo solo la testimonianza del fratello Branham riguardo alla Colonna di fuoco, che era presente nelle sue riunioni, ma anche la prova scientifica.

 

LA DEITÀ


Il mistero della Deità non può essere penetrato con l’intelligenza né esposto con parole. Dio e la Parola di Dio non si contraddicono mai. Per questo motivo, anche riguardo alla Deità, dobbiamo lasciare che a parlarci sia l’intera testimonianza della Bibbia. Troviamo in così numerosi passi della Scrittura la testimonianza che Dio rende di Sé stesso, che non ci dovrebbero essere tante concezioni diverse. Se leggiamo nell’Antico e nel Nuovo Testamento del Creatore e Sostenitore, del Redentore, del Re, ecc., è sempre lo stesso Dio che incontriamo.

Nel Cielo Egli è «Padre». Perciò preghiamo: “Padre nostro che sei nei cieli…”. Lo stesso Dio si rivelò sulla terra nel «Figlio» e fu chiamato «Emmanuele», che significa: «Dio con noi». La designazione «Dio — Elohim» nell’Antico Testamento è il «Padre» nel Nuovo Testamento. Il «Signore» — «Yahweh» nell’Antico Testamento è il «Figlio» nel Nuovo Testamento. Dio è nella Sua essenza Spirito (Giov. 4:24). Come Spirito nessuno poteva vederLo (Giov. 1:18).

Nell’Antico Testamento l’Iddio invisibile apparve in forma visibile come il «Signore». Così camminava nel giardino di Eden — sotto questa forma Egli si rivelò ai profeti e parlò con loro. Chiunque abbia visto il Signore in questo modo esclamava: “Noi moriremo sicuramente, perché abbiamo visto Dio” (Giud. 13:22). Di Giacobbe sta scritto che lottò con Dio (Gen. 32:24-30). Il Signore si rivelò a lui sotto forma di un angelo. In Osea 12:4-6 viene definito: “Il Signore è Dio degli eserciti; il suo nome è il Signore”.

Nel Nuovo Testamento il Padre celeste si rivelò nel Figlio. Filippo desiderava afferrare questo mistero divino e chiese al Salvatore: “«Signore, mostraci il Padre, e ci basta». Gesù gli disse: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha veduto me, ha veduto il Padre; come mai dici tu: Mostraci il Padre?»” (Giov. 14:8-9). E Gesù ci grida ancora oggi: “… e nessuno conosce chi è il Figliuolo, se non il Padre; né chi è il Padre, se non il Figliuolo e colui al quale il Figliuolo voglia rivelarlo” (Luca 10:22).

Solo tramite rivelazione divina possiamo capire il mistero della Deità. Né un profeta né un apostolo ha mai spiegato arbitrariamente Dio o la Sua Parola, dividendo Dio in tre Persone. Le espressioni «Trinità» o «Dio uno e trino» non si trovano affatto nella Bibbia. Nessuno fece cattivo uso del testo di Genesi 1:26: “Facciamo l’uomo a nostra immagine…” per affermare che ci sono tre Persone nella Deità. Predicatori e Cristiani dovrebbero chiedersi: «Chi interpreta arbitrariamente questo passo biblico se né il Signore né i Suoi profeti e neanche i Suoi apostoli l’hanno mai citato come prova della «Trinità»? Già all’inizio del nostro esposto abbiamo dimostrato che Satana, il serpente antico, non crede alla Parola di Dio, ma da sempre è stato impegnato a interpretarLa per gli uomini. I cosiddetti predicatori e dottori della Parola non prendono in considerazione le chiare affermazioni di Dio nella Sua Parola, credono e predicano invece le interpretazioni sbagliate di Satana. Il passo di Giobbe 38:4-7 ci mostra chiaramente a chi parlò Dio nel principio. Quando il popolo di Dio si libererà finalmente da questi concetti sbagliati per ritornare alla semplice fede in Dio? Un vero figliuolo di Dio crede ogni parola della Scrittura così come sta scritta senza aggiungere alcuna interpretazione. “Tu sei stato fatto testimone di queste cose affinché tu riconosca che l’Eterno è Dio, e che non ve n’è altri fuori di lui”. “Sappi dunque oggi e ritieni bene in cuor tuo che l’Eterno è Dio: lassù nei cieli, e quaggiù sulla terra; e che non ve n’è alcun altro” (Deut. 4:35, 39). “… affinché voi lo sappiate, mi crediate, e riconosciate che sono io. Prima di me nessun Dio fu formato e dopo di me, non ve ne sarà alcuno. Io, sono l’Eterno, e fuori di me non v’è Salvatore”. “Io sono il primo e sono l’ultimo e fuori di me non v’è Dio”. “… perché dal levante al ponente si riconosca che non v’è altro Dio fuori di me. Io sono l’Eterno, e non ve n’è alcun altro” (Is. 43:10-11, 44:6, 45:6). “E, senza contraddizione, grande è il mistero della pietà: Dio è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello spirito…” (1 Tim. 3:16). “Toma gli rispose e disse: «Signor mio e Dio mio!»” (Giov. 20:28). “… dei quali sono i padri, e dai quali è venuto, secondo la carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno. Amen” (Rom. 9:5).

Che Lo troviamo descritto come Padre, Figlio o Spirito Santo — Egli è sempre lo stesso Dio che incontriamo nella molteplicità delle Sue manifestazioni e del Suo operato.

 

IL BATTESIMO BIBLICO

 

L’ordine di missione è: “Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo…” (Mat. 28:19). Pietro e gli altri apostoli avevano udito bene e anche compreso bene quel che il Salvatore aveva detto. Non sta scritto al plurale: “… battezzandoli nei nomi…”, ma al singolare: “… battezzandoli nel nome”. Neppure: “… battezzandoli nel Nome del Padre, nel Nome del Figliuolo e nel Nome dello Spirito Santo”, perché altrimenti si dovrebbe a ragione ricercare questi tre nomi. Il Signore tuttavia parlò del “Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Si tratta dunque di un unico Nome. «Padre» è la designazione per Dio, «Figlio» è la designazione per il Signore, lo «Spirito Santo» è appunto lo Spirito Santo. Qual è dunque il Nome nel quale i discepoli dovevano battezzare?

Subito alla nascita della Chiesa neotestamentaria, dopo la discesa dello Spirito Santo, l’apostolo Pietro gridò alla moltitudine radunata: “Ravvedetevi, e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo…” (Atti 2;38). Filippo insegnò la stessa cosa in Samaria: “… ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù (Atti 8:16). Nella casa di Cornelio, Pietro comandò “che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo (Atti 10:48). Paolo, il grande apostolo, al quale tutti i predicatori si appellano volentieri, venne a Efeso. Riguardo a coloro che erano diventati credenti, sta scritto: “Quando essi udirono queste cose, furono battezzati nel nome del Signore Gesù (Atti 19:5).

Questa è la genuina dottrina degli apostoli. Nella Chiesa primitiva “erano perseveranti nell’attendere all’insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere” (Atti 2:42).

Non c’è bisogno di elencare altri passi biblici. Ogni cosa deve basarsi sulla testimonianza di due o tre testimoni. Dobbiamo riconoscere che Ebrei, Samaritani e Gentili — tutti furono battezzati nel Nome del Signore Gesù Cristo. Perfino il diavolo non può confutare questa realtà, però continuerà a operare affinché coloro che non credono alla testimonianza della Bibbia accettino l’interpretazione di Matteo 28:19. Non c’è alcun passo biblico che riferisce il battesimo anche di una sola persona nella formula: “Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, o di un neonato, ma solo il battesimo di coloro che erano diventati credenti, e per immersione. Gli uomini di Dio, in tutti i tempi, avevano la rivelazione del Nome di Gesù. Sapevano che si trattava dell’unico Nome che è al disopra di ogni nome. L’Iddio onnipotente si è rivelato quale Padre, Figlio e Spirito Santo nel Nome: Signore Gesù Cristo”.

I veri figliuoli di Dio in questo tempo stanno sotto la guida dello Spirito Santo e, allontanandosi da tutte le interpretazioni arbitrarie, si sono volti all’insegnamento divino. Non hanno né «se» né «ma» di fronte alla Parola di Dio, ma credono ogni parola come sta scritta.

In questo tempo, molti dicono di essere credenti — il problema però è capire chi e cosa credono: la Parola di Dio rivelata dallo Spirito Santo o le interpretazioni del serpente antico?

Ho avuto il privilegio di conoscere a fondo il ministero del fratello Branham durante gli anni che vanno dal 1955 al 1965. Come testimone delle sue riunioni in Europa e negli Stati Uniti d’America, sono stato profondamente colpito nel vedere come Dio confermava con segni e miracoli la sua proclamazione biblica della Parola.

Cari lettori, con cuore veritiero e per la grazia di Dio, abbiamo cercato di trasmettere quel che per noi è diventato grande nella speranza che a molti vengano aperti gli occhi per quel che Dio sta facendo adesso e che siano strappati dal fuoco come un tizzone e giungano alla conoscenza della Verità. Ognuno legga questo opuscolo pregando finché lo Spirito Santo gli abbia illuminato e rivelato ogni cosa.

“Ancora un brevissimo tempo e Colui che deve venire verrà, e non tarderà…” (Ebrei 10:37). Che questo esposto posso servire a far sì che ancora molte persone riconoscano il loro «oggi» e mettano la loro fede nella Parola rivelata da Dio. La preziosa e santa Parola di Dio, direttamente rivelata dal Suo trono, è la Manna celeste per i credenti di questo tempo. “«Ecco, vengono i giorni», dice il Signore, l’Eterno, «ch’io manderò la fame nel paese, non fame di pane o sete d’acqua, ma la fame e la sete d’udire le parole dell’Eterno. Allora, errando da un mare all’altro, dal settentrione al levante, correranno qua e là in cerca della parola dell’Eterno…»” (Amos 8:11-12).

Dio mandò continuamente i Suoi fedeli servitori che tagliavano rettamente il Pane della vita. “Qual è mai il servitore fedele e prudente che il padrone abbia costituito sui domestici per dar loro il vitto a suo tempo?” (Mat. 24:45).

In quel tempo Gesù ruppe il pane, lo diede ai Suoi discepoli che lo porsero alle migliaia di persone. Egli disse: “Date loro voi da mangiare!”. I veri servitori di Dio trasmettono quel che hanno ricevuto dalla mano del Signore.

Che le seguenti parole possano realizzarsi nella vita dei figliuoli di Dio nel nostro tempo: “… e tutto il resto del popolo diedero ascolto alla voce dell’Eterno, il loro Dio, e alle parole del profeta Aggeo, perché l’Eterno, il loro Dio, lo aveva mandato…” (Aggeo 1:12).

Operante per ordine di Dio:
Ewald Frank

 

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