La fotografia in copertina scattata nel Grand Canyon mostra l’arcobaleno in modo particolarmente impressionante. Ciò mi ricorda gli avvenimenti che vengono descritti nelle Sacre Scritture che parlano del patto e dell’arcobaleno.

 

O DIO, RICORDATI DEL TUO PATTO E DELLE TUE PROMESSE!

 

“Dio disse: «Ecco il segno del patto che io faccio tra me e voi e tutti gli esseri viventi che sono con voi, per tutte le generazioni future. Io pongo il mio arco nella nuvola e servirà di segno del patto fra me e la terra»” (Gen. 9:12-13).

“Dio udì i loro gemiti. Dio si ricordò del suo patto con Abraamo, con Isacco e con Giacobbe” (Es. 2:24).

“«Radunatemi i miei fedeli che hanno fatto con me un patto mediante il sacrificio». I cieli proclameranno la sua giustizia, perché Dio stesso sta per giudicare” (Salmo 50:5-6).

“«Anche se i monti si allontanassero e i colli fossero rimossi, l’amore mio non si allontanerà da te, né il mio patto di pace sarà rimosso», dice il Signore, che ha pietà di te” (Is. 54:10).

“Qual è l’aspetto dell’arco che è nella nuvola in un giorno di pioggia, tal era l’aspetto di quello splendore che lo circondava. Era un’apparizione dell’immagine della gloria del Signore. A quella vista caddi sulla mia faccia, e udii la voce di uno che parlava” (Ez. 1:26-28).

“Egli usa così misericordia verso i nostri padri e si ricorda del suo santo patto…” (Luca 1:72).

“… perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati” (Mat. 26:28).

“Poi Gesù disse: «Questo è il mio sangue, il sangue del patto, che è sparso per molti»” (Marco 14:2).

“Ed ecco, un trono era posto nel cielo e sul trono c’era Uno seduto. Colui che stava seduto era simile nell’aspetto alla pietra di diaspro e di sardonico; e intorno al trono c’era un arcobaleno che, a vederlo, era simile allo smeraldo” (Apoc. 4:2-3).

“Poi vidi un altro angelo potente che scendeva dal cielo, avvolto in una nube; sopra il suo capo vi era l’arcobaleno; la sua faccia era come il sole e i suoi piedi erano come colonne di fuoco” (Apoc. 10:1).

 

 ANCHE NEL NOSTRO TEMPO, DIO SI È RICORDATO DEL SUO PATTO.
SIAMO IL POPOLO DEL NUOVO PATTO.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“GESÙ CRISTO È LO STESSO IERI, OGGI, E IN ETERNO!” (EBREI  13:8)

 

 

LETTERA CIRCOLARE N° 50

 

 

APRILE 2009

 

 

 

Di tutto cuore saluto voi tutti, diletti fratelli e sorelle in Cristo, di ogni popolo, lingua e nazione con la parola di Romani 1:1-5:

“Paolo, servo di Cristo Gesù, chiamato ad essere apostolo, appartato per l’Evangelo di Dio, ch’Egli aveva già promesso per mezzo de’ suoi profeti nelle sante Scritture… noi abbiamo ricevuto grazia e apostolato per trarre all’ubbidienza della fede tutti i Gentili, per amore del suo nome…”.

Che meravigliosa introduzione dell’apostolo nella sua prima epistola! Per grazia era stato chiamato all’apostolato per ottenere, tramite il suo ministero, l’ubbidienza della fede tra i credenti delle nazioni alla gloria del Signore. Ciò avvenne predicando non un qualsiasi evangelo, ma l’Evangelo di Dio, come era stato annunciato per mezzo dei santi profeti e promesso nelle sante Scritture dell’Antico Testamento. Anche noi predichiamo lo stesso Evangelo eterno, fondato unicamente sulla Sacra Scrittura. Come Paolo era consapevole della responsabilità connessa con una chiamata e aveva messo tutta la sua vita al servizio del Signore, così è ancora oggi con ogni servitore di Dio che ha ricevuto una vera chiamata.

In Romani 15:17-18 l’apostolo testimonia: “Io ho dunque di che gloriarmi in Cristo Gesù, per quel che concerne le cose di Dio; perché io non ardirei dir cosa che Cristo non abbia operata per mio mezzo, in vista dell’ubbidienza de’ Gentili, in parola e in opera…”.

Già nell’Antico Testamento, la fede e l’ubbidienza verso Dio erano di massima importanzaper il popolo d’Israele (Ebrei cap. 11).

Per mezzo della fede, Israele ha preso possesso della Terra Promessa.

Per mezzo dell’ubbidienza, è stato benedetto nel Paese Promesso.

Per mezzo della disubbidienza però, è finito nella cattività babilonese: “Ma essi hanno disubbidito, si sono ribellati contro di te, si sono gettati la tua legge dietro le spalle, hanno ucciso i tuoi profeti che li scongiuravano di tornare a te, e ti hanno oltraggiato gravemente” (Neh. 9:26).

“Per poco tempo il tuo popolo santo ha posseduto il paese; i nostri nemici hanno calpestato il tuo santuario” (Is. 63:18).

Così come per Israele, anche nella Sua Chiesa d’infra le nazioni, Dio non può assolutamente tollerare l’incredulità e la disubbidienza. La Chiesa primitiva che, per mezzo della fede, era entrata in possesso delle promesse, rimase solo per breve tempo nell’ubbidienza e nel suo stato benedetto. Alla disubbidienza conseguì la dispersione in tante confessioni.

Anche per ogni singolo credente appartenente alla Chiesa neotestamentaria, la fede e l’ubbidienza sono di massima importanza: “Guardate, fratelli, che talora non si trovi in alcuno di voi un malvagio cuore incredulo, che vi porti a ritrarvi dall’Iddio vivente” (Ebrei 3:12). L’incredulità è apostasia dall’Iddio vivente. Solo la fede ci unisce con Lui, opera ubbidienza e conduce alla fine all’amore sincero tra fratelli e sorelle nella fede, come Pietro scrive: “Avendo purificate le anime vostre coll’ubbidienza alla verità per arrivare a un amor fraterno non finto, amatevi l’un l’altro di cuore, intensamente…” (1 Piet. 1:22).

Abrahamo, il padre della fede, è l’esempio per Israele, per la Chiesa e per ogni singolo credente. Egli credette a Dio (Rom. 4:3) e, alla fine, vide l’adempimento della promessa che il Signore gli aveva dato. Nell’ubbidienza era perfino pronto a offrire in sacrificio il suo figlio Isacco. L’apostolo Giacomo ha messo in evidenza la fede, l’ubbidienza e le opere: “Ma vuoi tu, o uomo vano, conoscere che la fede senza le opere non ha valore? Abramo, nostro padre, non fu egli giustificato per le opere quando offrì il suo figliuolo Isacco sull’altare? Tu vedi che la fede operava insieme con le opere di lui, e che per le opere la sua fede fu resa compiuta” (Giac. 2:20-22). Gesù Cristo, il Figlio promesso, fu ubbidiente fino alla morte, alla morte della croce (Fil. 2:7-8). “… essendo stato reso perfetto, divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore d’una salvezza eterna…” (Ebrei 5:9). Così deve essere con ogni figliuolo e figliuola di Dio che sono stati crocifissi con Cristo e sono risorti con Lui ad una vita nuova. Come Paolo, anche loro possono testimoniare: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal. 2:20).

Cresce sempre più la nostra aspettativa di vivere il promesso ritorno di Gesù Cristo. Alla fine del tempo della grazia, tutti i veri credenti chiamati fuori da ogni popolo e nazione debbono essere separati da tutto ciò che non concorda con Dio, con la Parola e la volontà di Dio. Soltanto così, come pura «Sposa-Parola», incontrerà lo Sposo — non quale «Sposa-Messaggio», perché di gruppi nel Messaggio che si designano come Sposa, ce ne sono tanti. Ce n’è però soltanto Uno il cui Nome è «la Parola di Dio» (Apoc. 19:13), e solo una Sposa dell’Agnello che, dopo la Cena delle nozze, diventerà la Sua Moglie: “Vieni e ti mostrerò la sposa, la moglie dell’Agnello” (Apoc. 21:9). C’è soltanto una Chiesa-Sposa che porta il Suo Nome nella quale tutte le promesse della Parola si adempiono. Essa ritorna sia alla dottrina sia alla pratica della Chiesa primitiva come anche al primo amore e sarà come nel principio di un sol cuore e di un’anima sola.

“Diletti, amiamoci gli uni gli altri; perché l’amore è da Dio, e chiunque ama è nato da Dio e conosce Iddio. Chi non ama non ha conosciuto Iddio; perché Dio è amore”.

”Nessuno ha mai visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e il suo amore diventa perfetto in noi” (1 Giov. 4:7-8, 12).

COSA AVVIENE ADESSO?

Già nella sua seconda predicazione, l’apostolo Pietro ha chiaramente detto che il Redentore rimane nel Cielo fino al tempo della restaurazione di tutte le cose di cui Dio ha parlato fin dal principio per bocca dei Suoi santi profeti (Atti 3:19-21). Qui, nel testo greco, troviamo la parola Apokatastasis, che esattamente significa: «Restaurazione di una condizione precedente». Dunque, nella Chiesa di Gesù Cristo, tutto deve essere riportato allo stato originale, come il Signore stesso l’ha promesso in Matteo 17:11 e Marco 9:12: “Certo, Elia deve venire e ristabilire ogni cosa” (v. Mal. 4:5-6). Ciò avviene adesso, prima che lo Sposo possa venire a prendere la Sua Sposa per portarla a Casa.

Dopo che l’ultimo Messaggio che precede la seconda venuta di Cristo è stato proclamato, il Signore manda adesso i Suoi servitori e invita alla Cena delle nozze: “Dite agli invitati: Ecco, io ho preparato il mio pranzo… e tutto è pronto…” (Mat. 22:1-14). Tocca agli invitati decidere: o cercano una scusa o seguono la chiamata. In Matteo 24:45-47 si legge del servitore fedele e prudente e dei domestici che distribuiscono il Cibo a suo tempo prima della venuta dello Sposo. Per i redenti ciò significa che adesso la volontà di Dio deve diventare realtà nella vita di ognuno come prima nella vita del nostro Redentore: “Il mio cibo è di far la volontà di Colui che mi ha mandato, e di compiere l’opera sua” (Giov. 4:34). Aspettiamo il compimento imminente dell’opera di redenzione con la Chiesa e, per questo motivo, il nostro Cibo spirituale deve essere collegato con la diretta volontà di Dio. Soltanto allora si avvererà: “In virtù di questa «volontà» noi siamo stati santificati, mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre. … Perché con un’unica offerta egli ha per sempre resi perfetti quelli che sono santificati” (Ebrei 10:10-14).

In Matteo 24:48-51 abbiamo l’esempio di un servitore malvagio che pensa in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire!” e batte i suoi conservi. Un servitore avveduto porta alla Chiesa la Parola, il Cibo spirituale, la Manna nascosta e semina la buona Semenza che spunta in tutti i figliuoli e figliuole di Dio. Un servitore malvagio semina delle interpretazioni e, con ciò, discordie, e batte tutti gli altri servitori che non aderiscono al suo parere. Ogni predicatore, che non ha ricevuto lui stesso una diretta chiamata ad un ministero, farà fatica a credere che qualcun altro sia stato veramente chiamato. E quando si tratta di una chiamata che è collegata con la storia della salvezza, in ogni caso, può credere solo chi è stato predestinato fin dalla fondazione del mondo (Ef. 1:1-5). Che sia dai profeti, dal nostro Signore o dagli apostoli — soltanto chi era da Dio ascoltava e credeva (Giov. 8:47). Tutti gli altri rifiutavano, e oggi avviene la stessa cosa. Però, in rapporto con un mandato, rimane fermo quanto disse il Signore: “Chi ascolta voi ascolta me; chi sprezza voi sprezza me, e chi sprezza me sprezza Colui che mi ha mandato” (Luca 10:16).

In Matteo, capitolo 25, risuona il grido di mezzanotte: “Ecco lo sposo, uscitegli incontro!”. Alla fine sta scritto: “E quelle (le vergini avvedute) che erano pronte entrarono con lui nella sala delle nozze, e la porta fu chiusa”. Qui troviamo la lezione più importante in relazione con il ritorno di Gesù Cristo: Riconosciamo che, proprio alla fine, l’accento viene messo sul fatto che soltanto le vergini avvedute raggiungeranno il traguardo.

Come la vergine Maria era stata scelta da Dio affinché il Redentore potesse venire nell’umanità, così la Chiesa è predestinata a ricevere la Semenza divina affinché Cristo possa essere manifestato in ognuno singolarmente (Col. 3:1-4). Si tratta con questo della realizzazione del piano divino della redenzione che trova il suo punto culminante al ritorno di Gesù Cristo quando, come sta scritto in 1 Corinzi, capitolo 15, il nostro corpo mortale rivestirà immortalità: “E come abbiamo portato l’immagine del terreno, così porteremo anche l’immagine del celeste” (1Cor. 15:49).

Riguardo a Maria, in Luca, capitolo 1, ci sono due affermazioni di particolare importanza: “Io non conosco uomo” e: “Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola”. Maria aveva trovato grazia presso Dio (Luca 1:30) di ricevere la Parola della promessa che l’angelo Gabriele le portò, affinché la Parola diventasse carne e il Figlio di Dio potesse nascere. Le seguenti profezie si adempirono:

… che la Semenza divina sarebbe venuta per mezzo della donna (Gen. 3:15). “Che cos’è dunque la legge? Essa fu aggiunta a motivo delle trasgressioni, finché venisse la progenie alla quale era stata fatta la promessa…” (Gal. 3:19)

“Io sarò per lui un padre, ed egli mi sarà figliuolo” (2 Sam. 7:14). “Io gli sarò Padre ed egli mi sarà Figliuolo” (Ebrei 1:5b).

“Tu sei il mio figliuolo, oggi io t’ho generato” (Salmo 2:7). “Infatti, a qual degli angeli diss’Egli mai: «Tu sei il mio Figliuolo, oggi ti ho generato»?” (Ebrei 1:5a).

Tramite generazione, che allo stesso tempo era un atto di creazione, la Semenza divina è stata deposta in Maria. Per questo motivo Egli è il Figlio «unigenito» (Giov. 3:16), il Primogenito fra molti fratelli (Rom. 8:29), il principio della creazione di Dio (Apoc. 3:14) e anche il Primogenito di tutta la creazione perfetta (Col. 1:14-15). Se uno è in Cristo, egli è una nuova creazione (2 Cor. 5:17).

Inoltre si adempì: “Sì, tu m’hai tratto dal grembo materno…” (Salmo 22:10) così come: “Egli m’invocherà, dicendo: «Tu sei il mio Padre, il mio Dio, e la ròcca della mia salvezza». Io altresì lo farò il primogenito, il più eccelso dei re della terra” (Salmo 89:26-27). Tutto ciò che apparteneva alla prima venuta di Cristo, il Signore risorto lo ha riassunto così: “«Queste sono le cose che io vi dicevo quand’ero ancora con voi: che si dovevano compiere tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per capire le Scritture…” (Luca 24:44-45).

Di che cosa si tratta oggi? Anche oggi si tratta del compimento di tutto ciò che sta scritto per il nostro tempo. Nella vergine Maria e nel Redentore stesso si adempirono le profezie dell’Antico Testamento. Nelle vergini avvedute e nel Redentore stesso si adempiono adesso tutte le profezie delle Scritture per questo periodo. Come Maria, acconsentiamo anche noi e diciamo: “Mi sia fatto secondo la tua parola!” (Luca 1:38). Alla sua dichiarazione: “Io non conosco uomo!”, l’angelo le diede la risposta: “Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà dell’ombra sua; perciò ancora il Santo che nascerà sarà chiamato Figliuolo di Dio” (Luca 1:34-35).

Come Maria ricevette nella fede la Parola della promessa e lo Spirito Santo l’adombrò, così i veri credenti ricevono nella fede la Parola della promessa per questo tempo e vengono ad essere ripieni della potenza dello Spirito Santo.

Abbiamo le più grandi promesse di tutti i tempi e sperimentiamo come il «Figlio maschio», cioè i vincitori, viene partorito con dolori dalla Chiesa e, infine, quale coronamento, viene rapito “presso Dio e il Suo trono”.

NATI DA DIO, PARTECIPI DELLA NATURA DIVINA (2 Pietro 1:3-11)

“Una posterità lo servirà…” (Salmo 22:30-31; Is. 53:10 e altri) e sarà partecipe della Sua natura divina (2 Piet. 1:3-7). Tutti coloro che sono stati generati da Dio e nati di nuovo, quali figliuoli e figliuole di Dio, hanno la stessa natura divina come il Figlio di Dio. La parola greca gennao significa tanto «generare» quanto «partorire» e viene usata allo stesso modo sia per il Figlio di Dio che per i figliuoli e le figliuole di Dio. Se concerne l’uomo, allora la traduzione deve essere «generare», come per esempio in Genesi, capitolo 5, dove sta ripetutamente scritto: “Adamo visse centotrent’anni, generò un figliuolo… E Seth visse centocinque anni, e generò Enosh…” e così via. Se concerne la donna, allora deve essere tradotto con «partorire». “Adamo conobbe Eva, sua moglie, la quale concepì e partorì…” (Gen. 4:1). Di Maria sta scritto: “Ed ella partorì il suo figliuolo primogenito…” (Luca 2:7).

L’apostolo Giovanni ha particolarmente messo in luce questo tema (Giov. 3:7; 1 Giov. 2:29; 1 Giov. 3:9; 1 Giov. 5:1; 1 Giov. 5:18 e altri). La realtà è che ogni nascita è preceduta da una generazione e che la semenza, per mezzo della nascita, viene alla vita. “Se voi sapete ch’egli è giusto, sappiate che chiunque opera la giustizia è generato/nato da lui” (1 Giov. 2:29). “Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché il seme d’Esso dimora in lui; e non può peccare perché è generato/nato da Dio” (1 Giov. 3:9). “Poiché tutto quello che è generato/nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede” (1 Giov. 5:4).

Con le vergini avvedute si ripete quanto avvenne con Maria: ella ricevette la promessa e credette, e subito lo Spirito Santo venne su di lei e, così, la Parola divenne carne. Esattamente la stessa cosa avviene adesso con tutti coloro che appartengono alla Chiesa-Sposa: essi ricevono nella fede la Parola della promessa per questo tempo, lo Spirito Santo viene su di loro e la Parola-Semenza spunta. Come Maria dicono: “Mi sia fatto secondo la tua parola!”. Le vergini avvedute non hanno a che fare con alcun uomo, anche esse non conoscono uomo, non conoscono semenze estranee, una dottrina estranea alla Bibbia. Le vergini stolte possono credere a delle interpretazioni stolte, perfino che sette uomini particolari porteranno a compimento la Sposa, o che il Signore sia già venuto e ancora tante altre cose. Le avvedute però non accettano alcuna interpretazione. Sono la Sposa-Parola, non si rendono colpevoli di adulterio spirituale, ma rimangono vergini e sperimentano che le promesse di Dio si avverano nella loro vita. I figliuoli della promessa credono alla Parola della promessa e ricevono lo Spirito della promessa (Rom. 9:8; Gal. 4:28; Ef. 1:13).

Le vergini avvedute non hanno soltanto le lampade/la luce, hanno anche il vaso con l’olio per riempire le lampade affinché le loro lampade non si spengano. Ciò ci ricorda il profeta Elia quando disse alla vedova di Zarpath/Sarepta: “Il vaso della farina non si esaurirà e l’orciuolo dell’olio non calerà, fino al giorno che l’Eterno manderà la pioggia sulla terra”. Si ha bisogno di farina per il pane, di olio per la lampada. Subito dopo troviamo la conferma delle sue parole: “Il vaso della farina non si esaurì, e l’orciuolo dell’olio non calò, secondo la parola che l’Eterno aveva pronunziata per bocca d’Elia” (1 Re 17:14-16). Anche adesso è così: Entrambi basteranno finché cadrà l’ultima pioggia, la pioggia dell’ultima stagione (Is. 44:3; Ger. 5:24; Zac. 10:1; Giac. 5:7 e altri). Nella predicazione «La Parola parlata è la Semenza originale», il fratello Branham disse: «Quando questo messaggero unto arriverà, egli pianterà evidentemente la Semenza della Bibbia tutt’intera — partendo da quel che fece il serpente per arrivare al messaggero durante il tempo della pioggia della prima stagione. … Poi, al tempo della pioggia dell’ultima stagione, vi sarà una dimostrazione di forza spettacolare, come sul monte Carmelo. La Bibbia si adempie fino all’ultima lettera!».

Crediamo al Messaggio di Elia per il nostro tempo e ci nutriamo del prezioso Cibo spirituale. Le vergini avvedute sperimentano adesso che i vasi vengono riempiti con olio, affinché le loro lampade possano essere riempite di nuovo. Questo le differenzia di nuovo dalle stolte che si staccano dalla Chiesa e, con ciò, dal vaso d’olio che è direttamente collegato con il candelabro (Zac. 4:2; Apoc. capp. 1-3).

In conclusione si tratta, sotto la guida dello Spirito Santo, di credere senza compromessi e di sperimentare quel che Dio ha promesso nella Sua Parola. Allora valgono anche per noi le parole: “Beata è colei che ha creduto, perché le cose dettele da parte del Signore avranno compimento!” (Luca 1:45). Le promesse che il Signore ci ha dato includono la chiamata fuori, la separazione, la purificazione da ogni macchia (2Cor. 6:14/7:1), la piena restaurazione, il ristabilimento dello stato primitivo. Mentre le stolte discutono ancora su diversi temi, le avvedute sperimentano l’adempimento delle promesse.

Per quanto concerne la preparazione personale di tutti coloro che appartengono alla Chiesa-Sposa, dobbiamo tenere presente con serietà che la Sposa, proprio alla fine, prima dello sposalizio, non si occupa più di quanto avviene intorno a sé, neanche di ciò che le persone dicono o fanno, ma bada soltanto ad essere pronta lei stessa. Il profeta Geremia disse: “Può una fanciulla (una vergine) dimenticare i suoi ornamenti, o una sposa la sua cintura?” (Ger. 2:32). Così è anche adesso con tutte le anime della Sposa: Prendono un bagno nella Parola di Dio (Ef. 5:26), guardano nello specchio della Parola (Giac. 1:19-27), si vestono di lino fino, risplendente e puro, che sono le opere giuste dei santi (Apoc. 19:8), e si preparano per l’incontro con lo Sposo.

Con grande serietà l’apostolo Giacomo ci esorta a deporre ancora il residuo di malizia e ribadisce che dobbiamo ricevere con mansuetudine la Parola che è stata piantata in noi, che può salvare le anime nostre. Poi Egli continua dicendo: “Ma siate facitori della Parola e non soltanto uditori, illudendo voi stessi”. Sì, va ancora più avanti e scrive: “Perché, se uno è uditore della Parola e non facitore, è simile a un uomo che mira la sua natural faccia in uno specchio….”. Sì, e poi notiamo che il solo mirarsi non basta. “… quando s’è mirato se ne va, e subito dimentica qual era” (Giac. 1:21-24).

Lo Spirito di Dio mostra personalmente ad ognuno là dove c’è ancora qualcosa che non è a posto. Convince di peccato, di giustizia e di giudizio (Giov. 16:7-15), guida in tutta la Verità e conduce all’ubbidienza. Diventiamo facitori della Parola e camminiamo con Dio come Enoc, in armonia con la Sua Parola e la Sua volontà. Se sta scritto in Efesini 5:27 che il Signore presenterà a Sé stesso la Sua Chiesa irreprensibile, allora dobbiamo leggere quali esigenze ci vengono poste per sapere come noi tutti, e precisamente ognuno personalmente, possiamo condurre una vita piacevole a Dio. Davide chiedeva: “Chi salirà al monte dell’Eterno? e chi potrà stare nel luogo suo santo? L’uomo innocente di mani e puro di cuore, che non eleva l’animo a vanità, e non giura con intenti di frode” (Salmo 24:3-4). Nel Sermone sul Monte il Signore Gesù disse: “Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Iddio” (Mat. 5:8). Davide, che lui stesso ne ha passate tante, scrive sotto la guida dello Spirito Santo: “Colui che cammina in integrità ed opera giustizia e dice il vero come l’ha nel cuore; che non calunnia con la sua lingua, né fa male alcuno al suo compagno, né getta vituperio contro il suo prossimo” (Salmo 15:2-3).

Sarebbe bene se ogni credente si esaminasse in base a 1 Corinzi, capitolo 6, per riconoscere se non c’è ancora qualcosa che lo esclude dal Regno di Dio. Il calunniatore ne rimane fuori esattamente come l’idolatro e tutti gli altri che vengono elencati in questo passo. In Galati, capitolo 5, l’apostolo fa tutto un elenco di tali cose. Ognuno deve lasciare che tutti i passi relativi gli parlino personalmente, altrimenti è solo un guardare nello specchio e tutto rimane come prima. Soltanto se prendiamo veramente sul serio le esortazioni, capiremo le seguenti parole: “Procacciate pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore” (Ebrei 12:14). È importante che noi tutti, ognuno personalmente, siamo trovati nella vera fede e nella piena ubbidienza sulla via stretta. L’astuzia del nemico viene manifestata nel fatto che veramente molto volentieri i credenti si occupano di ciò che altri hanno fatto e che, secondo la loro opinione, non avrebbero dovuto fare. Sarebbe meglio constatare quanto nella nostra propria vita non può sussistere davanti a Dio, e prendere a cuore la seguente esortazione: “E quale accordo fra il tempio di Dio e gl’idoli? O qual comunione fra la luce e le tenebre? O che v’è di comune tra il fedele e l’infedele?” (2 Cor. cap. 6) come pure il comandamento: “… non toccate nulla d’immondo; ed io v’accoglierò, e vi sarò per Padre e voi mi sarete per figliuoli e per figliuole, dice il Signore onnipotente”. Poi l’apostolo mette in risalto quanto è più importante: “Poiché dunque abbiamo queste promesse, diletti, purifichiamoci d’ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo la nostra santificazione nel timore di Dio” (2 Cor. 7:1).

In ogni epoca solo la parte eletta (Rom. 11:5) ha dato ascolto a “ciò che lo Spirito dice alle chiese” (Apoc. capp. 2 e 3), gli altri sono stati induriti (Rom. 11:7-8). Adesso, così vicino al ritorno dello Sposo, hanno luogo la chiamata definitiva e la preparazione della Chiesa-Sposa. Dio ha fatto ogni cosa: Egli ci ha mandato il messaggero e il Messaggio, ci ha condotti di chiarezza in chiarezza. Dopo che in Apocalisse, capitolo 17, il Cristianesimo apostatato viene raffigurato come la grande meretrice Babilonia, in Apocalisse 18:4 risuona per l’ultima volta l’esortazione rivolta a tutti i veri credenti: “Poi udii un’altra voce dal cielo che diceva: «Uscite da essa, o popolo mio, affinché non siate partecipi de’ suoi peccati e non abbiate parte alle sue piaghe»”. Questa è l’ultima chiamata, che debbono seguire tutti coloro che appartengono alla Chiesa-Sposa prima del ritorno dello Sposo. La chiamata fuori e la separazione precedono la restaurazione. Infine tutto sarà riportato allo stato primitivo, originale, come era proprio all’inizio della Chiesa neotestamentaria.

IL RITORNO DI GESÙ CRISTO E LE DIVERSE VENUTE

“… e quando sarò andato e v’avrò preparato un luogo, tornerò, e v’accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi” (Giov. 14:3).

Il fratello Branham disse: «Ci sono tre venute di Cristo: La prima volta, Egli è venuto per redimere la Sua Sposa. La seconda volta, Egli viene per portare a Casa la Sposa redenta. La terza volta, dopo la Cena delle nozze, Egli viene con la Sposa per l’instaurazione del Regno millenario».

Non abbiamo più bisogno di occuparci della prima venuta: tutto, dalla nascita di Cristo fino alla Sua ascensione, è stato descritto chiaramente nei quattro Evangeli.

Secondo Matteo, capitolo 25, il nostro Signore viene come Sposo per prendere con Sé la Sua Sposa nel rapimento: “E quelle (le vergini avvedute) che erano pronte entrarono con lui nella sala delle nozze, e la porta fu chiusa”.

“Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo mutati, in un momento, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Perché la tromba suonerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo mutati” (1 Cor. 15:39-58).

In 1 Tessalonicesi, capitolo 4, l’apostolo Paolo si è pure occupato del ritorno di Gesù Cristo e di quanto avverrà allora: Poiché questo vi diciamo per parola del Signore: che noi viventi, i quali saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono addormentati; perché il Signore stesso, con potente grido, con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e i morti in Cristo risusciteranno i primi; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo insieme con loro rapiti sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore” (1 Tess. 4:13-18).

L’apostolo Giovanni scrive: “Diletti, ora siamo figliuoli di Dio, e non è ancora reso manifesto quel che saremo. Sappiamo che quand’egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com’egli è (1 Giov. 3:2). Ognuna delle Sue venute è «Parusia» — presenza corporale.

In 2 Tessalonicesi 2:1 l’apostolo Paolo avverte i credenti: “Or, fratelli, circa la venuta del Signor nostro Gesù Cristo e il nostro adunamento con lui, vi preghiamo di non lasciarvi così presto travolgere la mente, né turbare sia da ispirazioni, sia da discorsi, sia da qualche epistola data come nostra…”.

Riguardo al ritorno del nostro diletto Signore, cioè alla Sua seconda venuta, sta scritto quale avvertimento: “Poiché molti seduttori sono usciti per il mondo i quali non confessano Gesù Cristo venendo in carne. Quello è il seduttore e l’anticristo”. [Così viene riportato il versetto 7 della seconda epistola di Giovanni nella versione Darby in francese, nella versione Zwingli e altre in tedesco — N.d.T.] Subito dopo sta scritto: “Chi passa oltre e non dimora nella dottrina di Cristo, non ha Iddio. Chi dimora nella dottrina ha il Padre e il Figliuolo” (2 Giov. v. 9).

La negazione del ritorno corporale del Redentore è la più tremenda eresia e viene messa allo stesso livello dell’Anticristo. Per questo motivo segue subito dopo l’esortazione: “Se qualcuno viene a voi e non reca questa dottrina, non lo ricevete in casa, e non lo salutate” (2 Giov. v. 10). Provate gli spiriti, provate i dottori e le loro dottrine!

Citazione del fratello Branham: «Aspettiamo la venuta del Signore nella nostra generazione. … Il Signore Gesù ritornerà corporalmente (o: fisicamente) per portare via corporalmente (o: fisicamente) un popolo che Egli ha glorificato tramite il Suo sangue purificatore» (L’unione invisibile della Sposa di Cristo… — 25 novembre 1965).

Chi nega il ritorno corporale di Gesù Cristo è dunque posseduto dallo spirito anticristo. Ciò riguarda anche coloro che spiritualizzano la seconda venuta di Cristo e insegnano che il Signore sia già venuto. Si insuperbiscono mettendosi al disopra della Parola di Dio, accecati dall’orgoglio. Anche al ritorno di Gesù Cristo tutto avverrà esattamente come sta scritto, cioè: “Questo Gesù che è stato tolto da voi ed assunto in cielo, verrà nella medesima maniera che l’avete veduto andare in cielo” (Luca 24:50-51; Atti 1:11b). È questo che dobbiamo rispettare, perché è COSÌ DICE IL SIGNORE nella Sua Parola.

Allo stesso modo, tutti i passi della Bibbia riguardanti le diverse venute, che non sono più in relazione con la Chiesa e il rapimento, debbono essere visti nel giusto contesto. Sappiamo che il ritorno del nostro Signore, cioè il rapimento, avrà luogo prima della Grande tribolazione. Il fratello Branham l’ha messo in risalto tante volte. Paolo scrisse ai credenti: “Qual è infatti la nostra speranza, o la nostra allegrezza, o la corona di cui ci gloriamo? Non siete forse voi, nel cospetto del nostro Signor Gesù quand’egli verrà/ritornerà? (1 Tess. 2:19).

Ci sono però ancora altre venute del Signore che non riguardano la Chiesa: ad esempio, se in Matteo 25, dal versetto 31, sta scritto: “Or quando il Figliuol dell’uomo sarà venuto nella sua gloria, avendo seco tutti gli angeli, allora sederà sul trono della sua gloria. …”, oppure in 2 Tessalonicesi 1:7-8: “… quando il Signor Gesù apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeggiante…”, o anche Apocalisse 16:15-18 e Apocalisse, capitolo 19, dal versetto 11 e altri passi. Intanto è sempre necessario consultare anche l’Antico Testamento per sapere esattamente a cosa si riferisce e in quale contesto appartiene la venuta di cui si parla.

Ad esempio cosa a che fare con la venuta di cui il nostro Signore parlò in Matteo 24:29-30: “Or subito dopo l’afflizione di que’ giorni, il sole si oscurerà, e la luna non darà il suo splendore, e le stelle cadranno dal cielo, e le potenze de’ cieli saranno scrollate. E allora apparirà nel cielo il segno del Figliuol dell’uomo; ed allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio, e vedranno il Figliuol dell’uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria”.

Qui non si parla della venuta dello Sposo, ma della venuta del Figliuolo dell’uomo dopo la Grande tribolazione, quando il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore. Questa venuta cade nel periodo del sesto Suggello (Apoc. cap. 6, dal versetto 12). Di questo parla anche Apocalisse 1:7: “Ecco, egli viene colle nuvole; ed ogni occhio lo vedrà; lo vedranno anche quelli che lo trafissero, e tutte le tribù della terra faranno cordoglio per lui. Sì, Amen”.

“… essi guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto…” (Zac. 12:9-10).

“Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figliuol d’uomo; egli giunse fino al vegliardo, e fu fatto accostare a lui. E gli furono dati dominio, gloria e regno, perché tutti i popoli, tutte le nazioni e lingue lo servissero; il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno, un regno che non sarà distrutto” (Dan. 7:13-14).

Apocalisse 11, dal versetto 15, ci dà dei chiarimenti ancora più espliciti a questo riguardo: “Ed il settimo angelo sonò, e si fecero gran voci nel cielo, che dicevano: Il regno del mondo è venuto ad essere del Signor nostro e del suo Cristo; ed egli regnerà ne’ secoli dei secoli. …”.

In questo contesto si parla del settimo angelo con la tromba, a cui si fa riferimento già in Apocalisse 10:7. Il fratello Branham, riguardo a questo passo della Bibbia, nella sua predicazione «Il passaggio dalle Sette Epoche della Chiesa ai Sette Suggelli» del 17 marzo 1963, disse quanto segue: «Vedete, non cerco di fabbricare questo, ma è il COSÌ DICE IL SIGNORE. Lo leggo per voi da questo Libro, la Bibbia: “… ma che nei giorni della voce del settimo angelo, quand’egli sonerebbe, si compirebbe il mistero di Dio, secondo ch’Egli ha annunziato ai suoi servitori, i profeti”». Il COSÌ DICE IL SIGNORE del fratello Branham non può e non deve essere toccato. Nello stesso paragrafo egli dà in rapporto con il settimo angelo con la tromba e la discesa dell’Angelo del Patto la seguente spiegazione: «Solo dopo che i Suggelli sono stati aperti e il mistero è stato rivelato, scende l’Angelo, il Messaggero — Cristo — con un arcobaleno sul Suo capo e pone un piede sulla terra e l’altro sul mare. Pensateci: Nel tempo di questa venuta, questo settimo angelo è sulla terra».

Per favore, state dunque esattamente attenti: Non al ritorno di Cristo, quando la Sposa Lo incontra quale Sposo nell’aria, ma quando viene il Signore quale Angelo del Patto, questo angelo, non l’angelo, ma questo settimo angelo è sulla terra. Non all’apertura dei Suggelli nel 1963, ma «solo dopo che i Suggelli sono stati aperti». “… l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli eserciti” (Mal. 3:1b).

I sette angeli con la tromba vengono presentati all’apertura del settimo Suggello. Nella sua predicazione sul settimo Suggello, in Apocalisse, capitolo 8, il fratello Branham ha letto soltanto il primo versetto della mezz’ora di silenzio nel Cielo: “E quando l’Agnello ebbe aperto il settimo suggello, si fece silenzio nel cielo per circa lo spazio di mezz’ora”. Però subito dopo, avvenne che Giovanni vide quanto sta scritto nel versetto: “E io vidi i sette angeli che stanno in piè davanti a Dio, e furono date loro sette trombe”. Nella Bibbia ebraica sta scritto qui la parola «shofar», allo stesso modo come negli altri nove posti dove «shofar» nelle nostre Bibbie è stato tradotto con «tromba» (Apoc. 8:6, 8:8, 8:10, 8:12, 8:13, 9:1, 9:13, 10:7 e 11:15). Ne risulta da sé stesso che il settimo angelo non sta in rapporto con i sette angeli delle Chiese, ma con i sette angeli con le trombe che stanno davanti a Dio.

Dopo che i primi quattro angeli con la tromba fecero risuonare il loro «shofar», sta scritto: “Guai, guai, guai a quelli che abitano sulla terra, a cagione degli altri suoni di tromba dei tre angeli che debbono ancora sonare” (Apoc. 8:13). Nel capitolo 9 risuona la voce del quinto e del sesto angelo con la tromba e manca solo ancora la voce del settimo. Riguardo al settimo angelo di Apocalisse 10:7, non si tratta dunque del settimo messaggero della Chiesa, ma del settimo angelo con la tromba. Il COSÌ DICE IL SIGNORE del fratello Branham si riferisce in modo univoco alla voce del settimo angelo con la tromba di Apocalisse 10:7, perché poi il mistero di Dio è compiuto.

Quando il fratello Branham ha citato Apocalisse 10:7 con riferimento al suo ministero, parlava dei misteri (al plurale) che dovevano essere rivelati per mezzo del suo ministero, per mezzo dell’ultimo Messaggio all’epoca della Chiesa di Laodicea. Così è realmente avvenuto: Tutti i misteri dalla Genesi fino all’ultimo capitolo della Bibbia sono stati rivelati. Questo era il compito dell’ultimo messaggero a Laodicea. In Apocalisse 10:7 si parla del mistero di Dio al singolare, e si compirà quando risuonerà la voce del settimo angelo con la tromba. Così sta scritto in modo chiaro e univoco. Cristo è il mistero di Dio, come viene chiaramente detto in 1 Timoteo 3:16, in Colossesi 2:2-3 e in altri passi: “… della piena certezza dell’intelligenza, per giungere alla completa conoscenza del mistero di Dio: cioè di Cristo, nel quale tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti”. In quel tempo il mistero di Dio in Cristo rimase nascosto ai Giudei, ma in quel tempo sarà loro rivelato.

Anche su questo punto la Parola di Dio è chiara e inequivocabile. Il grande errore che viene commesso consiste nel fatto che citazioni e testi della Bibbia che parlano delle diverse venute vengono applicate solo al ritorno di Gesù Cristo. Anche in questo caso è di importanza vitale tagliare rettamente la Parola e ordinarLa in modo giusto. Una volta ognuno deve dare ragione a Dio e alla Sua Parola. Beato colui che lo fa adesso e già qui!

Nel Nuovo Testamento solo la prima parte di Malachia 3:1, che si riferiva a Giovanni il Battista, è stata citata: “Egli è colui del quale è scritto: Ecco, io mando il mio messaggero davanti al tuo cospetto, che preparerà la via dinanzi a te”. La seconda parte riguardante l’Angelo del Patto che verrà nel Suo tempio non è stata menzionata, perché non si adempì. La promessa dell’Angelo del Patto era in quel tempo ed è ancora oggi in avvenire. “E subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate; l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore…”.

In Apocalisse 11:1 il Tempio nuovamente edificato viene misurato. Secondo 2 Tessalonicesi 2:3-8, l’Anticristo si siede nel Tempio di Dio, però in questa venuta dai Giudei, il Signore lo farà morire con il soffio delle Sue labbra (Is. 11:4).

In Apocalisse, capitolo 10, vediamo l’Angelo del Patto che viene mostrato con l’arcobaleno sopra il Suo capo e avvolto in una nuvola (Apoc. 10:1). Siccome questo avvenimento si verifica dopo l’apertura dei Suggelli, Egli ha in mano il libretto aperto. Quale proprietario legittimo, Egli pone i Suoi piedi sulla terra e sul mare (v. 2) “… e gridò con gran voce, nel modo che rugge il leone”. Soltanto in quel momento i sette tuoni fanno udire le loro voci (v. 3). Ciò che fu pronunciato non ci riguarda affatto, perché non sta per nulla in rapporto con la Chiesa, e non dovette neanche essere scritto: “Suggella le cose che i sette tuoni hanno proferite, e non le scrivere” (v. 4).

Rispettiamo la decisione divina e lasciamo a Dio ciò che Egli farà. Soltanto allora l’Angelo del Patto che sta sulla terra e sul mare, alza la Sua mano destra verso il cielo “… e giurò per Colui che vive nei secoli dei secoli, il quale ha creato il cielo e le cose che sono in esso e la terra e le cose che sono in essa e il mare e le cose che sono in esso, che non ci sarebbe più indugio…”. Allora non ci sarà più indugio, non vi sarà più tempo. Ma “… nei giorni in cui il settimo angelo farà udire la sua voce e suonerà la tromba – lo shofar, allora si compirà il mistero di Dio come egli ha annunziato ai suoi servi, i profeti”. Nel capitolo 11, dopo che il ministero dei due profeti è terminato ed essi sono saliti al Cielo in una nuvola (v. 12), allora il settimo angelo suona la tromba, come annunciato in Apocalisse 10:7, e il Regno verrà proclamato. Tutto è perfettamente ordinato.

Il profeta Daniele vide già in anticipo come questo Angelo avrebbe fatto questo giuramento e scrive che, da quel momento fino all’instaurazione del Regno, ci sarebbero ancora tre anni e mezzo. “«Quando sarà la fine di queste maraviglie?». E io udii l’uomo vestito di lino, che stava sopra le acque del fiume, il quale, alzata la mano destra e la mano sinistra al cielo, giurò per colui che vive in eterno, che ciò sarà per un tempo, per dei tempi e la metà d’un tempo; e quando la forza del popolo santo sarà interamente infranta, allora tutte queste cose si compiranno” (Dan. 12:6-7). Dio non avrebbe potuto dirlo con più chiarezza e, proprio riguardo a questo tema, potrebbero essere consultati i relativi passi che ci mostrano quando e in quale contesto il Leone della tribù di Giuda ruggirà:

“… l’Eterno rugge dall’alto, e fa risonare la sua voce…” (Ger. 25:30-31).

“Essi seguiranno l’Eterno, che ruggirà come un leone…” (Osea 11:10).

L’Eterno ruggirà da Sion, farà risonare la sua voce da Gerusalemme…” (Gioele 3:16).

In Apocalisse 10:7 abbiamo l’annuncio di quel che trova il suo compimento in Apocalisse 11:15. Chi legge esattamente constaterà che nel momento in cui il settimo angelo suona la sua tromba, l’instaurazione del Regno sulla terra viene proclamata e così il mistero di Dio in Gesù Cristo trova il suo compimento. “Ed il settimo angelo sonò, e si fecero gran voci nel cielo, che dicevano: Il regno del mondo è venuto ad essere del Signor nostro e del suo Cristo; ed egli regnerà ne’ secoli dei secoli. E i ventiquattro anziani seduti nel cospetto di Dio sui loro troni si gettarono giù sulle loro facce e adorarono Iddio, dicendo: «Noi ti ringraziamo, o Signore Iddio onnipotente che sei e che eri, perché hai preso in mano il tuo gran potere, ed hai assunto il regno»” (Apoc. 11:15-17).

Fu un errore gravissimo di interpretare la voce del settimo angelo di Apocalisse 10:7 come la voce di Dio, benché in quel versetto non si parla né della voce di Dio né della voce del settimo messaggero, ma univocamente della voce del settimo angelo con la tromba. Il fratello Branham aveva il diritto di riferirsi a questo passo profetico. Come sappiamo, spesso certi passi biblici sono stati mostrati in un duplice adempimento. Vogliate confrontare i seguenti versetti: “… Israele è il mio figliuolo, il mio primogenito” (Es. 4:22). “Quando Israele era fanciullo, io l’amai, e fin dall’Egitto, chiamai il mio figliuolo” (Osea 11:1). “… affinché si adempiesse quello che fu detto dal Signore per mezzo del profeta: «Fuor d’Egitto chiamai il mio figliuolo»” (Mat. 2:15). Qui la parola chiave è «Figlio». Gli avvenimenti che vengono descritti sono totalmente diversi, ma la stessa Parola profetica di Osea 11:1 vale per entrambi.

Il fratello, che nel 1965 alla dipartita del fratello Branham aveva appena 10 anni, ebbe l’idea 20 anni dopo di dichiarare la voce del fratello Branham quale voce di Dio, che ognuno deve udire personalmente. Per questo motivo, tutti coloro che credono questo pretendono che solo il fratello Branham deve essere udito e che nessun altro ha il diritto di predicare. Citando ancora solo le sue affermazioni, senza ordinarle nella Sacra Scrittura, cadono sempre più in interpretazioni non bibliche che essi mettono così al disopra della Parola di Dio.

Rispettiamo il ministero unico e infallibile che Dio ha dato al fratello Branham in relazione diretta con il Suo consiglio di salvezza. Tutti coloro che sono nati da Dio ascoltano e credono alla Parola promessa per questo tempo. Però, con fermezza rifiutiamo ogni interpretazione e, allo stesso modo, ogni specie di glorificazione dell’uomo che non è altro che idolatria. La Parola di Dio quale Voce di Dio rimane in eterno. L’onore appartiene soltanto a Dio per mezzo di Gesù Cristo, il nostro Signore!

Adesso che il ritorno di Gesù Cristo è proprio alla porta, un chiarimento deve essere fatto e tutto deve essere ordinato in modo giusto secondo la Scrittura. Come nelle denominazioni tutte le false dottrine sono sorte da passi della Bibbia fraintesi e falsamente interpretati, così nell’ambito del Messaggio tutte le false dottrine sono nate da citazioni del fratello Branham falsamente usate. Né la Parola di Dio né il Messaggio annunciato sono colpevoli, ma Satana, colui che fin dal principio torse la Parola.

URIM E THUMMIM
LUCE E PERFEZIONE

Fu comandato ad Aaronne: “Farai pure il pettorale del giudizio, artisticamente lavorato… Metterai sul pettorale del giudizio l’Urim e il Thummim; e staranno sul cuore d’Aaronne quand’egli si presenterà davanti all’Eterno. Così Aaronne porterà il giudizio de’ figliuoli d’Israele sul suo cuore, davanti all’Eterno, del continuo (Es. 28:15 e 30, Lev. 8:8). Aaronne, il primo sommo sacerdote nel tempo di Mosé, insieme ai sacerdoti della tribù di Levi, doveva compiere il servizio nel Santuario. Il manto, l’efod e il pettorale ne facevano parte. Nel pettorale c’erano dodici pietre secondo il numero delle dodici tribù d’Israele. Se si leggono i passi relativi a ciò nell’Antico Testamento, ne risulta che Dio si era riservato il diritto di amministrare la giustizia nel Suo Santuario (Num. 27:21; 1 Sam. 28:6). Dio stesso confermava quanto detto in modo soprannaturale tramite l’accendersi della luce. Per questo motivo è stato chiamato in ebraico «Luci e Perfezioni» (Deut. 33:8).

Nel tempo di Esdra e di Nehemia, quando il popolo d’Israele ritornò a Gerusalemme per riedificare la Casa di Dio, fu emanato il seguente ordine: “E il governatore disse loro di non mangiare cose santissime finché non si presentasse un sacerdote per consultare Dio con l’Urim e il Thummim” (Neh. 7:65).

Il fratello Branham ha ripetutamente detto: «Il nostro Urim e Thummim odierno è la Parola di Dio» e, ciò facendo, ha messo in risalto la dottrina dei dodici apostoli. Ben 138 volte il fratello Branham cita il pettorale del tempo di Mosé e Aaronne e trasferisce il significato sulla dottrina degli apostoli. Il 6 aprile 1956 disse nella sua predicazione «L’infallibile Parola di Dio»: «Quando qualcuno raccontava il suo sogno o un profeta profetizzava e la luce nell’Urim e il Thummim non risplendeva, il profeta era sbagliato».

Gesù Cristo è il fedele Sommo Sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec. Nella Sua Chiesa Dio ha stabilito i diversi ministeri (1 Cor. cap. 12, Ef. cap. 4 e altri) e ha fatto della dottrina dei dodici apostoli la norma valida per sempre. La Chiesa è edificata sul fondamento degli apostoli e dei profeti (Atti 2:42; Ef. 2:20).

Il fratello Branham, facendo riferimento alla donna che viene mostrata in Apocalisse, capitolo 12, con la corona di dodici stelle sul suo capo, conferma che rappresenta la Chiesa neotestamentaria coronata con la dottrina dei dodici apostoli. Essa ha accettato la Semenza divina della Parola e, nel compimento, partorisce il Figlio maschio, che prima viene rapito e poi deve governare tutti i popoli.

Per tutto ciò che concorda con la dottrina dei dodici apostoli, la Luce soprannaturale risplende; se però non concorda ciò che viene insegnato, profetizzato e praticato, rimane oscura. Le dodici pietre preziose nel pettorale sono le stesse come quelle nella Nuova Gerusalemme (Apoc. 21:15-20), che scende quale Sposa adornata: “E venne uno dei sette angeli che avevano le sette coppe piene delle sette ultime piaghe; e parlò meco, dicendo: «Vieni e ti mostrerò la sposa, la moglie dell’Agnello». E mi trasportò in ispirito su di una grande ed alta montagna, e mi mostrò la santa città, Gerusalemme, che scendeva dal cielo d’appresso a Dio, avendo la gloria di Dio” (v. Apoc. 21:9-27).

La descrizione della Nuova Gerusalemme è gloriosa e di grande importanza. La città ha 12 fondamenti sui quali stavano i nomi dei 12 apostoli dell’Agnello. I fondamenti sono 12 pietre preziose che vengono elencate per nome (vv. 15-20). Allo stesso modo ha 12 porte con i nomi delle dodici tribù d’Israele. Nella Nuova Gerusalemme entreranno soltanto coloro i cui nomi sono scritti nel Libro della Vita dell’Agnello immolato. Qui si tratta della Sposa dell’Agnello, di coloro che sono stati eletti prima della fondazione del mondo provenienti da Israele e dalle nazioni, dall’Antico e dal Nuovo Testamento, che hanno camminato con Dio nella vera fede e nell’ubbidienza in armonia con Dio e la Parola di Dio.

“E nulla di impuro né chi commetta abominazioni o falsità, vi entrerà; ma soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello” (Apoc. 21:27).

Il fratello Branham trattò anche la caduta di Lucifero e lesse Isaia 14:12, Luca 10:18 ed Ezechiele 28:11. Quale angelo di luce e unto, Lucifero aveva nelle sue vesti nove pietre preziose (Ez. 28:13). Stava proprio vicino a Dio, era perfetto dal giorno della sua creazione, si trovava nel giardino di Eden. Poi venne però il: “Io voglio! Io voglio…” e, con ciò, l’orgoglio, cosicché voleva farsi uguale all’Altissimo e precipitò.

I falsi unti del tempo della fine che vedono delle visioni e annunciano delle rivelazioni, i falsi cristi (Mat. cap. 24) si presentano addirittura con il COSÌ DICE IL SIGNORE e si adornano con i nove doni dello Spirito, però nella loro dottrina e nella loro pratica della fede, concordano con l’Anticristo e non con la dottrina di Cristo e dei dodici apostoli. Con il loro «Io voglio…», nel loro orgoglio spirituale, si sono innalzati e fuorviano molti.

Mai come prima la seduzione fu così biblicamente decorata come adesso. Tutti usano delle citazioni della Bibbia giustificando sé stessi, però non pensano affatto a paragonare la loro dottrina e la loro pratica con la dottrina degli apostoli.

In 2 Timoteo, capitolo 4, leggiamo del compito di un vero servitore di Dio: “Predica la Parola, insisti a tempo e fuor di tempo, riprendi, sgrida, esorta con grande pazienza e sempre istruendo. Perché verrà il tempo che non sopporteranno la sana dottrina; ma per prurito d’udire si accumuleranno dottori secondo le loro proprie voglie e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole. Ma tu sii vigilante in ogni cosa, soffri afflizioni, fa l’opera d’evangelista, compi tutti i doveri del tuo ministerio”. Che Dio voglia accordarlo. Amen!

SEDUZIONE A TUTTI I LIVELLI

“E Gesù, rispondendo, disse loro: «Guardate che nessuno vi seduca»” (Mat. 24:4). “… perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti, e faranno gran segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti” (v. 24).

Nei secoli passati, nelle chiese, l’imminente ritorno di Gesù Cristo non era un tema di cui si parlava. Recentemente però tutti ne parlano e usano perfino la parola «Parusia» — cominciando dal Vaticano fino all’ultima comunità ecclesiastica.

Durante la sua udienza generale del 12 novembre 2008, papa Benedetto XVI scelse il tema: «Marana tha = Signore Gesù, vieni!» e nel contempo si riferì ripetutamente alla parola di Paolo in 1 Corinzi 16:22: “Marana tha!”. Concetti come «Corpo del Signore». «Sposa dell’Agnello», «Chiesa di Gesù Cristo» appartengono oggi ovviamente al vocabolario della Chiesa di Roma e di tutte le altre chiese. Benedetto XVI indicò perfino il fatto che Paolo ha messo in risalto in 2 Tessalonicesi, capitolo 2, che prima del ritorno di Gesù Cristo si arriverà all’«apostasia», cioè all’apostatare dalla vera fede. La Chiesa cattolica romana e tutte le altre chiese già da molto tempo sono vittime di questa apostasia dalla fede. Nella Chiesa di Roma che sorse nel terzo secolo, nel tempo di Costantino, non c’è proprio nulla che concorda con la Bibbia, sia nella dottrina che nella pratica, e tutte le altre chiese non reggono alla prova della Parola di Dio. A cosa serve parlare sull’apostasia, cioè sull’abbandono della vera fede, senza riconoscerla in realtà nei propri ranghi? Particolarmente istruttiva è la seguente dichiarazione del Papa attuale, secondo la quale Paolo non ha meglio spiegato la figura che più tardi la tradizione cristiana avrebbe chiamato «l’Anticristo».

In realtà, la descrizione è abbastanza chiara quando la si può vedere. L’affermazione principale in 2 Tessalonicesi, capitolo 2, è che l’Anticristo in relazione con la grande apostasia appare come «l’uomo iniquo», quale «figlio della perdizione» e diretto avversario di Dio, colui che s’innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio od oggetto di culto fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, e che si designa quale vicario di Cristo. Qui troviamo una caratteristica essenziale: L’Anticristo è «l’uomo del peccato», «l’uomo senza legge», cioè detto in modo chiaro e tondo: un uomo d’infra i popoli, non un giudeo, perché i Giudei sono «il popolo della legge» — della Torah.

Se ad esempio in Atti 2:23, riguardo alla crocifissione del Messia, Pietro rimprovera i Giudei responsabili dicendo: “… voi, per mano di iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste”, con ciò si è riferito ai Romani: a Pilato, che ha emesso la sentenza e ai soldati romani che l’hanno eseguita e poi si sono divisi tra di loro le Sue vesti (Giov. 19:23).

Il popolo d’Israele è il popolo della legge. Dio il Signore stesso scese sul monte Sinai e diede a Mosè dapprima i comandamenti, poi tutta la legge. A questo punto potrebbero essere consultati ancora moltissimi passi della Bibbia. Dunque l’Anticristo non può mai essere un giudeo: è l’uomo iniquo, l’uomo senza legge che si siederà perfino nel Tempio e che si farà passare per Dio — per il Suo vicario (2 Tes. 2:4).

IL NOME JAHWEH

Il 18 novembre 2008 fu emanato dal Vaticano il decreto che il Nome di Dio Jahweh non doveva più essere usato nella liturgia cattolica. Con ciò la curia esaudisce la richiesta dei rabbini giudaici che hanno portato in avanti come argomento che questo santo Nome di Dio deve essere di nuovo annunciato soltanto dal sommo sacerdote nel Tempio nuovamente edificato a Gerusalemme. Questo Nome, per cui nel testo ebraico si usano solo le quattro consonanti JHWH (Jod Heh Waw Heh), Dio stesso lo ha pronunciato: “Dio parlò a Mosè e gli disse: «Io sono il Signore. Io apparvi ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe, come il Dio onnipotente; ma non fui conosciuto da loro con il mio nome di Signore — Elohim Jahweh»” (Es. 6:2-3).

Quale introduzione alla proclamazione dei Dieci Comandamenti, l’Onnipotente disse: “Io sono il Signore Jahweh, il tuo Dio Elohim, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù…”. Poi Egli comandò: “Non pronunciare il nome del Signore, Dio tuo, invano; perché il Signore non riterrà innocente chi pronuncia il suo nome invano”. Il Nome di Patto di Dio il Signore è così santo che doveva essere usato solo con timore, in adorazione nell’ufficio divino. Dio stesso l’aveva stabilito così e disse: “In qualunque luogo, nel quale farò ricordare il mio nome, io verrò da te e ti benedirò” (Es. 20:24).

Questo Nome non doveva essere pronunciato quando un morto veniva portato fuori casa, perché Dio non è l’Iddio dei morti, ma dei vivi: “Zitto! Non è il momento di nominare il nome del Signore” (Amos 6:10). Questo passo biblico è stato frainteso dai dotti giudaici che il Nome santo Jahweh non doveva assolutamente più essere pronunciato. Quando intorno all’anno 270 a.C., la Bibbia ebraica fu tradotta nella lingua greca da 70, precisamente 72 dotti giudaici ad Alessandria in Egitto, commisero un grande errore: In quella traduzione chiamata «Septuaginta» (Bibbia dei Settanta) riportarono il Nome Jahweh con «Kyrios».

I dotti giudaici a Tiberiade non erano affatto d’accordo con la Septuaginta e la designazione usata in essa «Kyrios». Più tardi perfino nella Torah ebraica fu letto «Adonai» là dove stava scritto JHWH. Fino ad oggi i Giudei leggono «Elohim Adonai» invece di «Elohim Jahweh». Tutte le tre designazioni per Signore, cioè «Adonai», «Kyrios» e «Dominus» non hanno un riferimento diretto a Dio. Adonai può essere un sovrano, Kyrios un dominatore, Dominus un comandante, però loro tre non stanno in rapporto diretto con l’unico vero Dio, che si è rivelato con il Suo Nome di Patto «Elohim Jahweh». Anche la designazione «Geova» è un’interpretazione sbagliata e viene usata soltanto dall’anno 1518.

TUTTI HANNO LO STESSO DIO?

Recentemente si sente continuamente l’affermazione: «Abbiamo però tutti lo stesso Dio!». Ciò non può essere del tutto giusto. È vero che c’è un unico Dio, che si è rivelato fin dal principio del tempo quale Elohim-Jahweh. Egli è l’Eterno, il Creatore del cielo e della terra. Egli è Re, Salvatore, Giudice, sì tutto in tutti. Lui stesso disse: “Fuori di me non c’è Dio” (Is. 44:6 e altri). È l’Iddio di Mosè e di Israele. Lui stesso vincolò il Suo popolo Israele all’unica confessione di fede valida: “Ascolta, Israele: Il Signore, il nostro Dio, è l’unico Signore! — Adonai Elohenu Adonai Echad” (v. Deut. 6:4-9).

L’Iddio “cristiano” «uno e trino» è stato inventato dai padri della Chiesa del Cattolicesimo nascente fin dal terzo secolo dell’era cristiana. Nella Bibbia, non c’è nessuno, neanche un passo con la parola: «Trinità», «Dio uno e trino», «Figlio eterno» o «Dio il Figlio». Non c’è nessun passo della Bibbia che dice che Dio abbia designato lo Spirito Santo quale terza persona — lo fecero i padri della Chiesa nell’anno 386. Non c’è nella Bibbia neanche un unico passo che renderebbe testimonianza che Dio ha generato e partorito un Figlio nel Cielo, oppure che riferirebbe di una conversazione tra il Padre e il Figlio nel Cielo. Non sono nient’altro che fraintendimenti su Dio, che sono stati proclamati quali dottrine dai cosiddetti “padri della Chiesa”, poi quali dogmi.

Eppure proprio la Deità e la rivelazione personale di Dio quale Padre nel Figlio è il tema più importante della proclamazione biblica perché è avvenuta per la nostra salvezza e per la nostra redenzione. Ho già esposto questo tema nelle mie pubblicazioni in base ai diversi passi scritturali e in modo esauriente cosicché ognuno che cerca senza preconcetti e con sincerità, può ricevere chiarezza in merito.

Il “Dio” di Mohammed e dell’Islam è Allah. Come lo rende noto la relativa storiografia, Allah è il vecchio dio della luna dei Babilonesi, che doveva dare la fecondità a tutta la vegetazione sulla terra. Dopo aver vinto tutte le altre tribù e i loro dèi, Mohammed dichiarò il suo dio della luna Allah come l’unico vero “Dio” e lui stesso quale suo profeta. Alla Mecca, nella Ka’ba con la venerazione della pietra nera, tutto è rimasto come era prima, e ancora oggi il mese del digiuno, il Ramadan, inizia un giorno di novilunio. Anche il traguardo rimane lo stesso, cioè che la mezzaluna islamica diventi luna piena sulla terra tramite la conversione dei non musulmani.

Durante le mie conferenze nei dodici Paesi islamici che ho visitato nel corso degli anni, mi ha sempre particolarmente rattristato che i traduttori dicessero «Allah» quando dicevo Dio. In Indonesia, il più grande Paese islamico del mondo con i suoi 227 milioni di abitanti, il nome «Allah» sta perfino nella Bibbia, precisamente dal primo versetto della Genesi fino all’ultimo capitolo del profeta Malachia. Non lo potevo capire. Alla fine il fedele Signore ha fatto sì che facessi la conoscenza di un professore attivo presso la «Società Biblica» di Giacarta. Dio gli aprì la comprensione durante una mia predicazione e, vista la sua influenza, la Bibbia fu nuovamente stampata. Mi mandò subito un esemplare e potevo sincerarmi da me stesso che il nome «Allah» non vi si trovava più, ma era stato ovunque rimpiazzato da Elohim-Jahweh. Che Dio il Signore sia ringraziato per questo!

In Indonesia e in Malesia, ciò è arrivato fin nei circoli governativi. Così, in febbraio 2009, il governo islamico della Malesia ha vietato alle Chiese cristiane di continuare ad usare il nome Allah. Come mi è stato riferito durante la mia ultima visita in marzo 2009 in Indonesia, anche il governo di Giakarta seguirà in breve questa decisione.

IL BATTESIMO

Recentemente, quando i Battisti furono invitati da persone di più alto livello nel Consiglio Mondiale delle Chiese a riconoscere l’aspersione dei neonati quale battesimo e di rinunciare ad un “ribattezzare”, il loro presidente rimase saldo e dichiarò: «Per noi non è un ‹ribattezzare›, ma il battesimo vero e proprio dei credenti che si sono decisi per Cristo».

I cosiddetti «Anabattisti» al tempo della Riforma furono maledetti, perseguitati e uccisi. La Chiesa di Roma e, più tardi, anche le Chiese protestanti non appena uscite dalla Riforma si appellarono a Efesini 4:5 e dichiararono che non ci poteva essere un secondo battesimo, perché lì stava scritto: “V’è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo!”. Gli «Anabattisti» invece avevano compreso che il dogma del sacramento del battesimo, vale a dire che il neonato, per mezzo di questa funzione, nasce di nuovo e riceve l’eterna salvezza divina, è totalmente estraneo alla Bibbia. Così rigettarono l’aspersione dei neonati e, quali credenti, si fecero battezzare secondo la parola di Marco 16:16: “Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato…”. Ormai la Bibbia stava a disposizione di tutti e ognuno poteva leggere e decidere per sé stesso, se accettare l’unico battesimo biblico o rimanere nell’aspersione dei neonati secondo la tradizione ecclesiastica che proviene dal tempo della cristianizzazione forzata e che, agli occhi di Dio, non è affatto un battesimo. Così si incominciò di nuovo a battezzare tramite un’unica immersione, mentre entrambi, sia il battezzando che il battezzante scendono nell’acqua, come nel Cristianesimo primitivo: “E comandò che il carro si fermasse; e discesero ambedue nell’acqua, Filippo e l’eunuco; e Filippo lo battezzò” (Atti 8:38).

Gesù, appena fu battezzato, salì fuori dall’acqua; ed ecco i cieli si aprirono ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dai cieli che disse: «Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto»” (Mat. 3:16-17).

Adesso vengono rigettati e perseguitati come Anabattisti coloro che si fanno battezzare come nel Cristianesimo primitivo nel Nome del Signore Gesù Cristo. Eppure, ognuno può leggere che a Gerusalemme (Atti 2:38), in Samaria (Atti 8:16), in Cesarea (Atti 10:48), a Efeso (Atti 19:5) e anche a Roma (Rom. 6:3), tutti gli apostoli ed evangelisti, senza alcuna eccezione, hanno capito bene l’ordine di battezzare e battezzarono nel Nome del Signore Gesù Cristo. Dio si è rivelato come Padre nel Cielo nel Figlio sulla terra e per mezzo dello Spirito Santo nella Chiesa. Al battesimo però deve essere battezzato secondo le parole del nostro Signore di Matteo 28:19 nel Nome — non nei titoli. In ciò si tratta del Nome di Patto neotestamentario «Yashua-Gesù» = Yahweh-Salvatore. “Padre santo, conservali nel tuo nome, il quale tu m’hai dato, affinché siano uno come noi” (Giov. 17:11b). La Sacra Scrittura non conosce né un sacramento del battesimo né un battesimo di rigenerazione e neanche una simile funzione. Anche se tutte le Chiese, le Chiese libere e le diverse Comunità non accettano tutte le dottrine cattoliche, però tutti rimangono nella loro tradizione del battesimo trinitario. Adesso, prima del ritorno di Gesù Cristo, ogni dottrina e ogni pratica nella Sua Chiesa deve essere portata in piena armonia con Dio e con la Parola di Dio, affinché la vera Chiesa di Cristo possa essere riportata allo stato primitivo, originale.

IL MONDO IN CRISI

Ci saremmo aspettati ogni cosa, ma non le molte crisi che adesso scuotono il mondo intero. Ciò che incominciò dalle banche ha trascinato con sé tutta l’economia, sì tutto il mondo in una dimensione senza precedenti. Quotidianamente apprendiamo delle nuove notizie angoscianti e non si è ancora raggiunto il fondo. La situazione mi ricorda una frase che il cardinale arcivescovo di Monaco-Freising Faulhaber (1869-1952) disse una volta: «Quando il mondo sanguinerà da 1000 ferite e le lingue dei popoli saranno confuse come a Babilonia, allora scocca l’ora della Chiesa cattolica!» (K.-H. Deschner, Kriminalgeschichte des Christentums).

Negli Stati Uniti, tutte le speranze riposano adesso sul loro nuovo presidente, Barack Hussein Obama che, con la guerra in Iraq, si è messo sulle spalle una pesante eredità in più. Ogni guerra porta delle conseguenze con sé a cui non si può mai rimediare. Quando durante un’intervista della CNN fu chiesto: «Quale fu il più grande errore di un governo nel ventesimo secolo?», la risposta fu: «L’ingresso delle truppe tedesche nell’Unione Sovietica in giugno 1941». La seconda domanda fu: «Quale fu il più grande errore di un governo in questo secolo?» alla quale seguì la risposta: «L’ingresso delle truppe degli Stati Uniti e dell’Inghilterra in Iraq in marzo 2003».

Ben più di quattromila soldati statunitensi sono già stati riportati negli Stati Uniti in bare di zinco, altre migliaia sono rimasti feriti e tornano a casa come storpi traumatizzati. Più di tre milioni e mezzo di iracheni sono diventati profughi, e non si conosce il numero di quanti sono stati uccisi; il Paese è ridotto ad un cumulo di macerie.

Come ogni guerra, anche la guerra in Iraq è un crimine contro l’umanità. In un primo momento, pro forma sembrava che si trattasse di porre fine al dominio di Saddam Hussein e di “salvare il mondo dalla minaccia di una guerra nucleare”. Quando poi Hans Blix ed El Barradei non trovarono in Iraq la più minima traccia di armi atomiche o di altre armi di distruzione totale, fu evidente che si trattava laggiù solo del petrolio.

Se l’ex Presidente degli Stati Uniti non dovesse convertirsi al Cattolicesimo allo stesso modo come Tony Blair, deve aspettarsi di essere portato in giudizio davanti alla Corte Penale Internazionale all’Aia. Il nuovo presidente, Barack Obama, può fare tutto soltanto in meglio, perché in peggio veramente non si può.

NEGAZIONE DELL’OLOCAUSTO

Questo tema, con la controdichiarazione da parte del Vaticano e dichiarazioni da altre parti, non si è chiarito. Chi desidera capire il retroscena di quanto è accaduto nel Terzo Reich con gli Ebrei non deve risalire neanche fino all’Inquisizone spagnola durante la quale sono stati bruciati sul rogo migliaia di Ebrei insieme alla Torah e al Talmud finché, nel 1492, il Portogallo e la Spagna sono stati dichiarati liberi da Ebrei, non deve risalire neanche a quanto avvenne durante le sette Crociate, delle quali furono vittime 22 milioni di pagani, musulmani ed Ebrei, ma deve prendere in considerazione quel che hanno proclamato i padri della Chiesa del Cattolicesimo nascente del secondo e terzo secolo. Le loro parole incitanti all’odio contro gli Ebrei sono la base per l’odio contro gli Ebrei e la loro persecuzione che dura da allora fino al nostro tempo.

In questo contesto vengono citati: Giustiniano, Ireneo, Cipriano, Atanasio, Eusebio, Ephräm, Crisostomo, Geronimo, Ilario, Ambrosio e Agostino. La Chiesa di Stato romana che sorse in quel tempo non è assolutamente identica alla Chiesa di Gesù Cristo — come viene generalmente accettato. Fino all’ultima persecuzione dei Cristiani sotto Diocleziano che durò fino al 312, non c’era ancora nessuna Chiesa unitaria nell’Impero romano, ma soltanto diverse correnti di fede. Fu Costantino che annunciò nel 313 il riconoscimento della religione cristiana e, subito dopo, nell’anno 321, vietò agli Ebrei l’osservanza del sabato obbligandoli ad osservare la domenica, e fece trasformare le loro sinagoghe in stalle.

Fu in mezzo ai padri della Chiesa accecati che non avevano sperimentato alcuna conversione a Cristo, ma che invece avevano accettato il Cristianesimo come religione, che predominò fin dall’inizio la posizione antiebraica. Rigettarono gli Ebrei con l’Antico Testamento e, con scherno, invece dell’UNICO Dio di Israele, presentarono l’Iddio “uno e trino”. Approvarono ogni crimine nella formula trinitaria «nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» da loro stessi ideata. Da allora la Chiesa usa questa formula assolutamente non biblica che nessun apostolo ha mai pronunciato. Durante i secoli, la semenza di questi padri della Chiesa nascente è cresciuta nella Chiesa di Roma. «Come un filo rosso, l’antisemitismo si estende per tutta la storia della Chiesa — spesso come una traccia di sangue». Così sta scritto nella rivista «Der Spiegel» del mese di febbraio 2009.

In Germania, nel 1096, in seguito alla prima Crociata, si arrivò a Treviri, a Spira, Worms e Cologna alla persecuzione della popolazione ebraica e migliaia ne furono vittime. Nel 1215 fu chiesto al 4° Concilio lateranense di contrassegnare gli Ebrei. Regolarmente si arrivò nel corso dei secoli a persecuzioni nell’Europa influenzata dal Cattolicesimo. Ci furono i ghetti, il contrassegnare degli Ebrei, la loro emarginazione e discriminazione. Perfino nella liturgia del Venerdì santo furono inclusi i passaggi stigmatizzanti gli Ebrei. Ogni fedele Cattolico doveva considerare gli Ebrei come scellerati, colpevoli di deicidio, come sono stati oltraggiati dai padri della Chiesa. Questa semenza è perfino cresciuta in Martin Lutero che, nel 1543, ha redatto il suo libello «Degli Ebrei e delle loro menzogne». Anche le Chiese ortodosse non costituirono un’eccezione. Ancora verso la fine del 19° secolo ci fu in Russia un’ondata di persecuzioni contro gli Ebrei.

Senza altre esposizioni, può essere detto che durante tutto il periodo dei governi protestanti in Germania, non c’è stata alcuna persecuzione degli Ebrei. Al contrario, gli Ebrei erano cittadini a pieno titolo e potevano ricoprire tutte le posizioni, giudici, avvocati, dottori, commercianti, e così via, esattamente come tutti gli altri Tedeschi.

Nella storia recente, l’anno 1929 portò la svolta, quando Benito Mussolini aiutò la Chiesa a prendere nuovo potere tramite i «Patti Lateranensi» dell’11 febbraio, pagando i suoi debiti ammontanti a 1,75 miliardi di lire e regalò al Vaticano 44 ettari quale territorio sovrano. Inoltre venne il Concordato tra lo Stato italiano e papa Pio XI come rappresentante della Chiesa cattolica romana. Per questo motivo, questo anno il Vaticano può festeggiare i suoi ottant’anni di esistenza nella sua forma attuale.

Poi, il 20 luglio 1933, seguì il Concordato tra il Vaticano e la Germania nazista. Così la Chiesa di Roma si assicurò tutte le posizioni delle leve del potere. Con il potere dominato dal Cattolicesimo nel Terzo Reich, sotto Hitler che si vantava di aver imparato molte cose dai Gesuiti, incominciò una nuova epoca. L’antisemitismo divenne accettabile in società. Basta leggere la campagna persecutoria contro gli Ebrei avviata dal dott. Karl Lueger, che era sindaco di Vienna dal 1897 fino al 1920. Da lui Hitler ricevette i primi scritti incitanti a persecuzioni contro gli Ebrei. Oppure quali parole incitanti all’odio hanno pubblicamente proclamato un Heinrich Himmler in Baviera, un Julius Streicher, un von Papen, un dott. Joseph Goebbels e molti altri ancora. Dal loro punto di vista gli Ebrei dovevano essere perseguitati, cacciati oppure uccisi, perché abietti da Dio. Così non ci sorprende che i sei più terribili campi di sterminio, incluso Auschwitz/Oswiecim, furono costruiti nella cattolicissima Polonia.

La convinzione del Cattolicesimo nascente dei padri della Chiesa, che furono dichiarati santi, divenne la posizione fondamentale nell’ambito della Chiesa cattolica. Ognuno può leggere nella letteratura riguardante questo tema cosa veniva annunciato, perfino: «Chi uccide un ebreo espia la morte di Cristo». Così furono uccisi milioni di Ebrei senza scrupoli di coscienza. Chi si dà la pena di leggere almeno alcune delle più di quaranta pubblicazioni che sono state pubblicate sulla Seconda Guerra mondiale e sull’Olocausto, la Shoa, sa dove l’odio verso gli Ebrei e la loro persecuzione hanno le loro vere e proprie radici.

Naturalmente, si contraddice da parte della Chiesa di Roma il signore Hochhuth, che nel 1963 ha pubblicato il lavoro teatrale «Il Vicario» portando così al centro dell’attenzione il ruolo di papa Pio XII. A questo punto è giustificata la seguente domanda: «Perché il Vaticano si rifiuta così veemente di aprire l’archivio segreto dal 1939 al 1945?». Pio XII ha giustamente meritato il suo posto nell’«Hall of Shame», nella «Sala della Vergogna» nel Memoriale dell’Olocausto Yad Vashem a Gerusalemme. L’asserzione che per mezzo del suo silenzio ha voluto evitare il peggio, considerando quanto è avvenuto, è totalmente assurda. Papa Benedetto XVI insiste sul fatto che questo ritratto venga tolto quando in maggio andrà in Israele.

Anche questa tremenda parte della storia dell’umanità dobbiamo rimetterla al Giudizio finale. La capitale mondiale Roma è chiaramente descritta in Apocalisse, capitoli 17 e 18. Nell’ultimo versetto sta scritto: “… e in lei è stato trovato il sangue dei profeti e dei santi e di tutti quelli che sono stati uccisi sopra la terra”.

Per quanto riguarda Israele e Gerusalemme, si adempiono adesso tutte le promesse che Dio ha dato loro: “Perciò di’: «Così parla il Signore, l’Eterno: Io vi raccoglierò di fra i popoli, vi radunerò dai paesi dove siete stati dispersi, e vi darò il suolo d’Israele»” (Ez. 11:17; Luca 21.24). “Io li pianterò sul loro suolo, e non saranno mai più divelti dal suolo che io ho dato loro, dice l’Eterno, il tuo Dio” (Amos 9:9-15).

“Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra” (Gen. 12:3).

La Verità va avanti, la Verità vincerà. Siate consolati, il Signore condurrà a compimento ogni cosa con i Suoi in modo meraviglioso.

Operante per ordine di Dio:

 

“E questo Evangelo del Regno sarà predicato per tutto il mondo, onde ne sia resa stimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine” (Mat. 24:14).

 “… perché il Signore eseguirà la Sua Parola sulla terra in modo rapido e definitivo” (Rom. 9:28).

  

 

Una fotografia scattata in marzo 2009 con il fratello Paul Schmidt, il fratello Leonard Russ e il fratello Ewald Frank (da destra a sinistra).

“Gli anziani che tengono bene la presidenza, siano reputati degni di doppio onore, specialmente quelli che si affaticano nella predicazione e nell’insegnamento” (1 Tim. 5:17).

Questo testo vale pienamente per i nostri due fratelli. Tutti coloro che sono in comunione con noi su tutta la faccia della terra conoscono il fratello Russ e il fratello Schmidt. Da cinquant’anni sono al servizio nella chiesa locale a Krefeld e oltre a ciò nel nostro Paese e nei Paesi dell’Europa dell’Est.

Durante i molti anni in cui ho potuto portare la Parola dell’ora nel mondo intero, ho potuto fidarmi dei miei due fratelli. Perfino quando Satana, nel 1979, mobilitò tutto l’inferno per distruggere me, la chiesa locale e l’opera, Dio ha dato grazia ai nostri anziani di rimanere saldi malgrado la furiosa tempesta. Dio ricompenserà la loro fedeltà per l’Eternità. Come me, anche i nostri due fratelli sono in età avanzata. Per questo motivo vi preghiamo di ricordarci nelle vostre preghiere quotidiane.

 

 

Il fratello Ewald Frank, con riconoscenza, volge lo sguardo ai 50 anni trascorsi dell’opera missionaria nel mondo intero; in questo caso si ricorda particolarmente del Brasile, dove tenne la prima riunione in ottobre 1971 in un piccolo gruppo di credenti a São Paulo. Adesso, nelle più grandi città di questo Paese, migliaia di persone si radunano per ascoltare il Messaggio del tempo della fine. In dicembre 2008, a Goiânia, Brasile, nella Comunità del fratello Joaquim da Silva, che Dio poté usare e benedire in modo particolare, 320 predicatori ed evangelisti provenienti da tutta la nazione erano radunati per ricevere delle risposte alle loro domande bibliche e trovare il loro orientamento spirituale nella Parola di Dio. La fotografia in alto fu scattata durante la riunione conclusiva del 19 dicembre 2008.

Alla domanda: «Credete voi tutti che il ritorno di Gesù Cristo è vicino?», risuonò un potente «Sì» dalla bocca di più di tremila persone. Poi seguì la domanda: «Voi tutti, siete stati battezzati biblicamente nel Nome del Signore Gesù Cristo?», e ancora una volta si udì un potente «Amen» proveniente dalla moltitudine con un «Alleluia!» e «Gloria a Dio!».

“Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese”.

 

 

 

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